Lettera del « Manifesto dei 500 »
a tutti gli insegnanti, i genitori,
le assemblee delle scuole, le associazioni.

dal Manifesto dei 500, 30/8/2007

 

Cari colleghi, cari genitori,

il 12 luglio il ministro Fioroni ha pubblicato una nuova bozza di Indicazioni Nazionali per la scuola dell'infanzia, primaria (ex elementare) e secondaria di primo grado (ex medie).

E' prima di tutto importante chiarire che si tratta di una « bozza  sperimentale ». I sindacati hanno precisato che « ogni scuola dovrà continuare a fare quello che ha fatto » (CGIL) . Si potrà quindi aderire o no e noi pensiamo che sia necessario sapere bene a che cosa si aderisce o non si aderisce..

 

Le « Indicazioni Nazionali » non sono i « Programmi Nazionali ».

 

La legge sull'Autonomia e poi la « riforma » Moratti prevedono la cancellazione dei programmi nazionali che erano uguali per tutte le scuole. Essi dovrebbero essere sostituiti da « indicazioni » più generiche. Come scrive il ministro stesso  « il posto che era dei programmi nazionali viene preso dal POF » e « spetta poi ad ogni istituzione scolastica meglio specificare gli obiettivi da raggiungere”. Ciò, evidentemente, apre la strada alle differenziazioni tra le scuole, i quartieri, le città, rimettendo in causa i diritti di uguaglianza sanciti nella nostra Costituzione.

Le Indicazioni Nazionali varate dal Ministro Moratti con la sua « riforma » sono state duramente contestate dagli insegnanti, dai genitori, da larga parte del mondo della cultura. Esse segnavano un forte abbassamento culturale con un incredibile impoverimento dei libri di testo.

Molte scuole avevano cominciato ad applicare queste Indicazioni, ma molte altre avevano resistito e grazie alle prese di posizione dei sindacati avevano continuato ad applicare i programmi precedenti, mantenendo un buon livello di istruzione.

 

Siamo di fronte davvero a « nuove » indicazioni? Che cosa contengono?

Certo, la presentazione cambia leggermente, le parole utilizzate sono persino altisonanti. Alla scuola si assegna addirittura il compito di “insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza – l'universo, il pianeta, la natura, la vita, l'umanità, la società, la mente, il corpo, la storia – in una prospettiva complessa, volta cioè a superare la frammentazione delle discipline e a integrarle in nuovi quadri d'insieme”. La scuola dovrebbe “promuovere i saperi propri di un nuovo umanesimo: la capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi, comprendere le implicazioni,

per la condizione umana, degli inediti sviluppi della scienza e della tecnologia”, addirittura “valutare i limiti e le possibilità delle conoscenze”.

Grandi parole si sprecano in tutto il documento, obiettivi quasi da università per bambini e ragazzini..

Ma a quale sostanza corrispondono queste parole?

 

Storia e geografia identiche alla Moratti... Scienze senza Darwin...

Nella scuola primaria si prevede solo lo studio della storia antica. Ciò vuol dire che i ragazzini, a 11 anni, non sapranno nemmeno chi è Cristoforo Colombo, o che cos' è un feudo, un Comune, una Signoria!  Queste indicazioni parlano tanto di strumenti per una “cittadinanza attiva” e poi si arriverà a 12-13 anni senza sapere che c'è stata  la Rivoluzione Francese, l'Unità d'Italia, le Guerre Mondiali, la Resistenza.   Si parla tanto di “multiculturalismo” e poi i bambini non conosceranno l'influenza araba, né il colonialismo e le lotte per l'indipendenza, né la storia dell'est europeo. Si parla di cittadini del mondo e poi si prevede di studiare l'inglese senza nemmeno saper situare l'Inghilterra o gli Stati Uniti su una cartina! Si parla della sempre maggiore presenza di bambini di origini diverse e poi non si prevede nemmeno si saper situare su una cartina, alla fine della quinta, i principali Stati europei ed extraeuropei!  Non solo: lo studio delle Regioni italiane viene banalizzato in  “localizzare sulla carta geografica la posizione delle regioni fisiche e amministrative”.

Infine in scienze sparisce nuovamente Darwin e l'evoluzionismo!

 

In  matematica si eliminano interi argomenti....

I solidi geometrici spariscono dalla scuola elementare, ci si limita a perimetri e aree di triangoli e rettangoli, si elimina lo studio del cerchio. Se lo mettiamo in relazione con l'eliminazione dello studio dell'Europa e del mondo in geografia e con la limitazione dei programmi di storia, si tratta di un attacco senza pari al percorso verso l'astrazione del pensiero e la comprensione globale dei fenomeni lontani dal percepito concreto e quotidiano.

Nei programmi dell'85 c'erano riferimenti concreti ai livelli da raggiungere nelle classi (contare entro un tale numero entro una tale classe, fare le operazioni con tot cifre, risolvere problemi con una operazione e una domanda, poi con due operazioni e due domande etc.......): qui si parla genericamente di “contare”, “leggere e scrivere i numeri”, “fare le operazioni”, “risolvere facili problemi”....  Si tratta di un esempio concreto del passaggio dai programmi nazionali alle indicazioni generiche: è evidente che le scuole con un'utenza di un certo tipo potranno permettersi un certo livello, mentre le altre verranno indotte ad adattarsi ai famosi “obiettivi minimi”.

Per le frazioni si arriva al ridicolo: si mettono come obiettivo di quinta (dalla terza dei libri precedenti alla Moratti!), ma solo come “concetto”, e poi si prevedono le operazioni con i numeri decimali, quando qualunque insegnante sa che operare con le frazioni è una premessa per comprendere e operare con i numeri decimali!

Durante l'estate abbiamo seguito sui giornali la polemica sul basso livello di apprendimento della matematica degli studenti italiani. Con quale coraggio si propone questo ulteriore  abbassamento?

 

Imparare a leggere e scrivere in seconda elementare?

In italiano si delineano obiettivi generici in parte condivisibili, ma poi restiamo senza parole nel vedere che l'obiettivo di leggere e scrivere viene spostato dalla prima alla seconda elementare (« entro i primi due anni di scuola »)!  Anche qui si apre la strada alla differenziazione tra le scuole e già si possono prevedere scuole con utenze più problematiche che, private anche dei fondi, dei posti di laboratorio, dei posti per un vero Tempo Pieno, metteranno tra gli « obiettivi minimi » per alcuni bambini l'imparare a leggere e scrivere un anno dopo gli altri....

Sempre in italiano le indicazioni prescrivono che « la lettura di alcuni testi del patrimonio letterario italiano e dialettale deve indurre alla discussione, ad ipotesi interpretative, al confronto dei punti di vista. Si attingerà alle opere della nostra più alta tradizione letteraria ».  Ma quali autori dovranno essere patrimonio comune? E perchè prevedere i dialetti, che aprono la strada proprio alle differenziazioni tra le Regioni, e non qualche autore straniero di alto valore? E' così che si stimola il multiculturalismo?

E ancora: come non vedere la contraddizione tra lo studio di autori della letteratura italiana e il fatto che i ragazzi arriveranno alle medie senza le minime conoscenze storiche su cui inquadrarli?

Come ha giustamente scritto un'insegnante di scuola media di Napoli: « Mi chiedo come si possa capire una poesia o un brano di letteratura o altro oppure come si possa ragionare sulle problematiche che vivono gli alunni  nella società contemporanea senza avere una minima preparazione generale di storia, che si comincia ad acquisire alle elementari .  Finora nelle prime medie c'erano diversi alunni che avevano seguito il vecchio programma, ma se passerà questo sconcio non avremo neanche questo ». E' questa l'interdisciplinarità di cui ci si riempie la bocca?

Che ne è allora della frase altisonante, “valutare i limiti e le possibilità della conoscenza...per un nuovo umanesimo”? Quando manca la sostanza le parole devono coprirne il vuoto.....  In altri termini: si è dovuto riverniciare la Moratti con grandi parole e principi per nasconderne la continuità.

 

La logica del « curricolo unico » e dell'uomo « a pezzi »

Al di là dei contenuti specifici di queste « nuove » indicazioni, per la prima volta nella storia della scuola italiana si scrive un “curricolo unico” dalla scuola dell'infanzia alla media. Si prevede, cioè, un programma che procede in modo lineare e « somma » semplicemente le conoscenze. In verità ci aveva già provato Berlinguer e noi avevamo contestato duramente questa idea.

Dietro l'apparenza della “continuità”, del “combattere la dispersione” etc si nasconde un errore grossolano che non tiene conto delle tappe dell'età evolutiva, del fatto che la conoscenza è a spirale,  cioè ha bisogno di continui ritorni. L'astrazione, la simbolizzazione, il modo di studiare, la possibilità di approfondire di un bambino sono molto diversi alle elementari e alle medie e proprio per questo è necessario ritornare a livelli più approfonditi sugli argomenti.

L'idea che sottende il curricolo unico è invece quella del “bambino-contenitore”, uguale dagli otto ai tredici anni, da riempire di conoscenze in modo unidirezionale (e infine nozionistico).

Noi contestiamo apertamente questa idea.

Il professor Bailone, docente di filosofia all'Università Popolare di Torino, scrive parole molto bella in proposito: « Ripercorrere per tre volte, in tempi evolutivi diversi e con ampiezza e profondità crescenti, il territorio culturale definito dai Programmi Nazionali, insegna ad orientarsi guardando l'intero orizzonte in cui si viene inseriti, porta alla formazione di una cultura generale libera. Il percorso lineare, progressivo, senza ritorni e ripetizioni, porta ala formazione di un bagaglio (credo che sia la parola appropriata) culturale fatto a pezzi eterogenei, in linea con l'esame a punti finale e il compiuto dei debiti e dei crediti. Porta alla formazione non solo di un uomo unidirezionale, ma di un uomo a pezzi, un uomo non abituato a ripensare in termini generali e complessivi quel che ha imparato, ma solo ad usare di volta in volta quel che gli serve ».

Ma questo uomo è « a pezzi » solo nel senso che è fatto di pezzi separati? Oppure non ci troviamo davvero di fronte ad un uomo « fatto a pezzi »? Che uomo si forma se un ragazzino deve attendere fino a 13-14 anni per avere un prima visione d'insieme della storia e della geografia? E che visione d'insieme sarà se quando arriverà al '900 sarà passata quasi metà della sua vita da quando aveva studiato l'uomo primitivo? Di quale « ricomposizione del sapere » si parla?

Certamente, il non ritornare sulle cose apprese, approfondirle, porta ad un allievo con cui si lavorerà con grandi difficoltà negli anni successivi, con conseguenze fino all'università

 

Le « nuove » indicazioni confermano la frantumazione del sistema

Queste « nuove » indicazioni nazionali confermano infine che ogni scuola dovrà avere proprie schede di valutazione differenti, quindi propri livelli, e l'abolizione dell'esame di quinta.

Tutto ciò sancisce anche in termini giuridici la fine di un territorio culturale comune per tutti gli allievi e la rinuncia dello Stato a garantire e verificare che tutti accedano a questo livello.

L'aumento degli alunni nelle classi, il taglio dei fondi per le scuole, la non concessione delle classi a Tempo Pieno (che rappresenta un modello di scuola nato anche per garantire alle fasce più deboli alte condizioni di istruzione) è perfettamente funzionale a questo disimpegno dello Stato. 

 

Infine, per la scuola dell’infanzia...

Secondo le Indicazioni di Fioroni la scuola dell'infanzia “si esprime in una pluralità di modelli istituzionali e organizzativi gestiti da diversi soggetti, la scuola promossa da ordini religiosi e comunità parrocchiali…; la scuola nata per iniziativa degli enti locali…;  la scuola statale come manifestazione della volontà dello Stato di estendere a tutti i bambini il diritto di frequentarla”. La scuola statale viene considerata aggiuntiva a quella privata religiosa e a quella comunale, mentre l’art. 33 della Costituzione sancisce l’obbligo di istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Nelle indicazioni viene meno il ruolo istituzionale della scuola dell’infanzia statale e si considera indifferente l’accesso a scuole che ispirano il loro insegnamento a logiche confessionali e sono a pagamento, oppure a scuole statali gratuite, ispirate al principio di laicità e pluralismo culturale.

 

Cari colleghi, cari genitori,

la lettura di queste indicazioni ci porta ad una conclusione preoccupante. Confermando quelle della Moratti esse  rischiano di distruggere due ordini di scuola in un colpo solo: svuotano il carattere culturale alto, fondamentale, della scuola elementare, il suo essere prima visione globale e quindi  base per ogni studio successivo e distruggono la caratteristica di primo approfondimento più adulto della scuola media, aprendo la strada ad un colpo molto duro per tutte le superiori.

Noi non possiamo accettare che questo progetto vada in porto.

Certamente nel prossimo periodo si svilupperanno le più grandi pressioni nelle scuole per farci aderire a questa sperimentazione. Ci diranno che « non abbiamo capito », che « è tutto diverso dalla Moratti », che « non si può giudicare prima di aver provato », che « ormai tutti applicano queste indicazioni » .... Sono le argomentazioni di chi non ha argomentazioni.

Ma tre anni di Moratti ci sono bastati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: anche i più favorevoli l curricolo unico si stanno ricredendo di fronte ai danni dell'applicazione pratica.

D'altra parte poniamo un problema: che cosa si « sperimenta » di nuovo se le parti essenziali e i libri saranno identici a quelli della Moratti?


Intellettuali, docenti universitari, scrittori hanno denunciato quanto sta succedendo.

Per esempio il prof.  Dondarini, storico dell'Università di Bologna, ha lanciato un appello sottoscritto da molti intellettuali che denuncia tra le altre cose: « - La scomparsa delle visioni anche più generali  dei due ultimi millenni dagli orizzonti formativi di una fascia scolare come quella “primaria”, nella quale si acuiscono sensibilità e interessi che rimangono indelebili. - L’abbandono di una ricca varietà di esperienze didattiche innovative, per le quali insegnanti e operatori culturali hanno attivato ampie convergenze multidisciplinari;  - Le conseguenti lacune e mancanze di riferimenti per gli apprendimenti riferiti agli aspetti storico/ambientali da un lato e globali dall’altro, che si stavano sempre più spesso adottando come terreni di incontro e di comune formazione per gli scolari di diversa provenienza »


Nelle ultime settimane diversi gruppi, comitati, singoli docenti hanno già preso posizione per il ritiro delle « nuove » Indicazioni Nazionali. Esiste dunque una volontà di battersi e questo ci incoraggia in questa mobilitazione che abbiamo sempre considerato fondamentale.  Le argomentazioni sono molte e toccano diversi aspetti. Nel nostro sito abbiamo deciso di pubblicare i contributi più importanti perchè la discussione e la presa di coscienza di tutti si allarghino il più possibile

Come « Manifesto dei 500 »  ci stiamo rivolgendo ai dirigenti sindacali perchè prendano posizione in modo chiaro contro queste indicazioni e forniscano alle scuole i mezzi per rifiutarle. Sarebbe incomprensibile che dopo aver espresso le critiche più dure contro quelle della Moratti ciò non avvenisse ora con quelle di Fioroni che sono identiche nei contenuti. 
 

Giriamo questo  contributo a tutte le scuole, a tutti gli insegnanti e i genitori, a tutte le assemblee delle scuole e delle città che si riuniranno nei prossimi giorni.   

Vi invitiamo a diffonderlo e a discuterlo. Invitiamo le assemblee a votare mozioni contro queste « nuove » indicazioni e le scuole  a non aderire alla « sperimentazione »  perchè non si può continuare a « sperimentare » ciò che è apparso chiaramente fallimentare in questi tre anni. 

Proponiamo inoltre che l'assemblea nazionale delle scuole che si riunirà a Firenze a fine settembre  discuta la proposta emersa dal gruppo «  ForumInsegnanti » di promuovere un manifesto di insegnanti, genitori, intellettuali per il ripristino dei programmi nazionali, contro il ciclo unico. 

 

La mobilitazione non è dunque per nulla finita. Anzi, siamo certi che le contraddizioni e il livello delle « nuove » indicazioni porteranno sempre più persone ad unirsi a questa mobilitazione.

Certo, ci vuole un manifesto per il ripristino dei programmi nazionali, per unire tutti quelli che non accettano questo degrado e cominciare a mettere insieme le forze per imporre un'inversione di rotta. Apriamo la discussione affinché a Firenze si faccia un primo passo in questo senso.

 

Il “Manifesto per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica” viene promosso nell’ottobre del 1999 da 500 insegnanti e genitori di Torino, Milano e Lodi. Più di 15.000 insegnanti e genitori di 20 province italiane hanno aderito. Nel rispetto delle tradizioni culturali, pedagogiche, didattiche, politiche, religiose di ognuno, il “Manifesto” si batte per unire più largamente possibile gli insegnanti,  i genitori, gli studenti, le organizzazioni sindacali in difesa della scuola pubblica. Il “Manifesto dei 500” ha organizzato in questi anni manifestazioni, assemblee, riunioni pubbliche, conferenze in tutta Italia e ha promosso delegazioni che sono state ricevute in Parlamento, al Ministero e a Palazzo Chigi. Nel settembre 2005 una delegazione è stata ricevuta al Quirinale dalla Presidenza della Repubblica a cui ha portato più di 13.000 firme raccolte in 800 Comuni di tutta Italia sulla  “Lettera Aperta al Presidente della Repubblica”, insieme ad  un Dossier-Denuncia con le testimonianze concrete dell’applicazione della “riforma “Moratti.

 

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