Precari contro docenti di ruolo
per gli spezzoni delle cattedre con meno di 6 ore.

 La Stampa del 16/8/2007

 

ROMA
A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico i docenti precari protestano a gran voce contro la decisione del governo e del ministero della Pubblica Istruzione di assegnare ai docenti di ruolo gli spezzoni delle cattedre inferiori alle 6 ore settimanali: «comporta un aggravio di spesa stimato tra il 25 ed il 50% - denuncia oggi Vincenzo Pascuzzi, del direttivo nazionale dei Comitati Insegnanti Precari - infatti, se il compenso annuo per un’ora di lezione dei supplenti è di circa 1.000 euro, quello straordinario spettante ai docenti in ruolo può anche superare i 1.500 euro».

I precari della scuola - che anche dopo le 50.000 assunzioni disposte dal ministro Fioroni superano ancora le 100.000 unità - puntano il dito contro il Dpef per il 2008/11 e la nota emanata da viale Trastevere lo scorso 31 luglio: i provvedimenti indicano chiaramente che solo se nessun docente assunto a tempo indeterminato accetterà l’incremento dell’orario, possibile fino a 24 ore settimanali, gli spezzoni saranno proposti ai precari scorrendo le graduatorie d’istituto. «L’anno scorso per tanti laureati, specializzati e pluriabilitati - spiega Pascuzzi - è stato un mezzo di sopravvivenza professionale ed economica Per la scuola una soluzione funzionale e transitoria, ma anche dignitosa equa e trasparente. Troppo semplice per durare».

Da settembre la precedenza per gli spezzoni verrà data ai prof di ruolo: per i Cip l’aspetto più grave della faccenda è che sarebbe non solo iniqua, ma anche decisamente svantaggiosa per le casse dello Stato: «per errori di calcolo e di scelta, il governo dissipa le risorse del tesoretto - dice Pascuzzi - e, per farlo, ripropone addirittura i provvedimenti del governo precedente, incrementando l’ingordigia dei più favoriti a danno dei diritti e delle aspettative dei più precari del comparto scuola».

Conti alla mano, la denuncia dei precari è ineccepibile. Assegnare uno spezzone orario ad un insegnate di anziché a un precario comporta più spese: sia perché i docenti di ruolo vanno pagati anche nei mesi di luglio e agosto, sia per il fatto che con il crescere dell’anzianità di servizio, lo stipendio dei docenti di ruolo aumenta.

Un docente di ruolo, con 15 anni di anzianità di servizio, se insegna nella scuola media percepisce 107,93 euro mensili per ogni ora di straordinario settimanale. Ancora di più alle superiori (111,24 euro). Se poi gli anni di servizio sono 28 anni di servizio ha diritto a 132,06 euro, che diventano addirittura e 138,64 quando arriva a 35 anni di anzianità d’insegnamento.

Per contro, un docente precario di scuola media o superiore, ha diritto, sempre per ogni ora d’insegnamento settimanale, a una retribuzione mensile di 96,94 euro:non conta, infatti, se il decente precario è tale da 1 o 20 anni. Per lei la paga è sempre la stessa, quella base.

Pascuzzi ricorda anche che «l’attribuzione di straordinario risulta palesemente illegittima come ha chiarito la sentenza n.622/2007 del giudice del lavoro di Potenza. In essa si ribadisce la priorità dell’art.37 del contratto di lavoro sull’art. 22 della legge 448/2001 (prima finanziaria Berlusconi) che, nata per risparmiare, ha fatto spendere di più e procurato solo disfunzioni per l’amministrazione scolastica».

Tuttavia va detto che almeno una motivazione valida per il provvedimento preso da governo e ministero della Pubblica Istruzione ci sarebbe: quella di non produrre altro precariato. I docenti precari che svolgono supplenze per l’intero anno scolastico, anche se per poche ore, hanno infatti gli stessi diritti di anzianità dei colleghi a cui viene assegnata una cattedra annuale. Diritti che, in termini pratici, si traducono in inserimenti nelle graduatorie e nei concorsi per acquisire l’abilitazione.

Lo Stato, invece, ha intenzione di rendere le graduatorie ad esaurimento e trasformare i concorsi in selezioni regionali da bandire sulla base dei posti effettivamente disponibili: troppi precari, come quelli attuali, renderebbero il tutto impossibile.