Tre miti sulla ricerca in America.

 di Andrea Boggio e Fabrizio Ferrero, da La Voce del 21/8/2005

 

Quello che colpisce di più del dibattito pubblico sulla ricerca e sull’università in Italia, e per certi versi anche a livello Europeo, è il continuo confronto con un modello americano di ricerca che non esiste: una ricerca di eccellenza, finanziata dai privati, e portata avanti da ricercatori eccezionali. Un mito che nasce da una mancanza di informazioni essenziali e che ostacola lo sviluppo di un sano dibattito sulla costruzione di un modello italiano (o europeo) di ricerca. Questo intervento discute tre miti relativi alle ricerca in America, che se sfatati magari posso incentivare discussioni più meditate e comprensive.

 

Primo mito: la ricerca è essenzialmente finanziata da privati

Falso. La maggior parte dei fondi di ricerca sono pubblici. Nell’anno 2005 (Tabella 1), la spesa di ricerca universitaria ammontava a circa 45 miliardi di dollari, ed il governo federale contribuiva con circa 29 miliardi (64%), mentre il governo statale apportava altri 3 miliardi. Le imprese coprivano solo il 5% delle spese di ricerca. Il resto era coperto dalle Università stesse (fondi propri) e da Non-profit di vario tipo. Le imprese non contribuiva neanche a coprire i costi della ricerca applicata (il 25% del totale). Dai primi anni 80 ad oggi, i finanziamenti alla ricerca del settore privato sono effettivamente cresciuti ma comunque non coprono che il 5% del totale. Dal 2000 al 2005, al contrario, il governo federale ha aumentato i fondi di ricerca del 66% (da 17 a 29 miliardi di dollari).
 

TABELLA 1.
Spese di R&S in Scienza ed Ingegneria nelle Università degli Stati Uniti:
2000–05 (Milioni di dollari)

Fonti di finanziamento
e tipo di ricerca

2000

2001

2002

2003

2004

2005

Totale

30,070

32,805

36,385

40,075

43,229

45,750

Fonti di finanziamento

 

 

 

 

 

 

Governo Federale

17,536

19,229

21,857

24,750

27,620

29,167

Stato e governi locali

2,200

2,320

2,505

2,645

2,877

2,940

Industria

2,156

2,218

2,191

2,162

2,129

2,292

Fondi propri dell’Istituzione

5,924

6,613

7,131

7,661

7,751

8,258

Altre fonti

2,254

2,425

2,700

2,857

2,852

3,093

 

 

 

 

 

 

 

Tipo di ricerca

 

 

 

 

 

 

Ricerca di base

22,454

24,382

27,304

29,986

32,515

34,384

Ricerca applicata

7,616

8,423

9,081

10,088

10,714

11,367

FONTE:

National Science Foundation, Division of Science Resources Statistics. 2007. Academic Research and Development Expenditures: Fiscal Year 2005, Survey of Research and Development Expenditures at Universities and Colleges, FY 2005. NSF 07-318. Ronda Britt, project officer. Arlington, VA.

Al di là dei dati aggregati, tutti i grandi breakthrough scientifici e tecnologici della ricerca americana sono stati finanziati con denaro pubblico. Un rapporto del National Research Council pubblicato nel 1999 conclude che il finanziamento federale ha reso possibili non solo i primi sviluppi dell’informatica, ma anche gli sviluppi più recenti come l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e, ovviamente, Internet. Il governo federale ha anche finanziato la mappatura del genoma umano, la ricerca sul nucleare, la ricerca sul riscaldamento globale del pianeta. Quando il governo federale non interviene, spesso il governo statale cerca di coprire i costi di ricerca (vedi la ricerca sulle cellule staminali per la quale lo stato di Massachussets ha di recente stanziato oltre un miliardo di dollari (lo stato del Massachussets ha circa 7 milioni di abitanti: meno della nostra Lombardia!).

 

Secondo mito: la ricerca è essenzialmente ricerca di eccellenza.

Falso. Certamente la ricerca di base è quella di cui tutti parlano, per cui gli stranieri espatriano in America, e per cui i ricercatori americani vincono Premi Nobel. Nel periodo 1901-2002, 270 ricercatori americani hanno vinto il Premio Nobel—un numero che è superiore alla somma (256) dei vincitori dei quattro paesi che seguono. Tuttavia, se si guarda la distribuzione dei Premi Nobel per capita, gli Stati Uniti sono solo undicesimi. In realtà il mondo della ricerca negli Stati Uniti è estremamente ramificato, ed include anche piccole università che spesso si occupano di ricerche importanti solo a livello locale. Senza di loro le università maggiori (che poi sono una minoranza) non potrebbero concentrare i loro sforzi sulla ricerca di base, per sua natura molto rischiosa e senza applicazioni immediate.

 

Terzo mito: avere ricercatori eccezionali è sufficiente.

Falso. La ricerca non vive solo di menti ed intuizioni. Esiste una società che la supporta in vario modo. Per esempio, i politici sono spesso in grado di capire ed apprezzare il valore politico ed economico che la ricerca porta con sé, e quindi si fanno promotori di iniziative spesso aliene ai politici europei. Un modo piuttosto semplice di favorire la ricerca è di avere leggi che garantiscano benefici fiscali all’instituzioni che fanno ricerca ed quelle che sovvenzionano la ricerca: così le università pubbliche e private sono generalmente esenti dal pagare le tasse sulla proprietà e sui redditi, e, fin dal 1981, le imprese che investono in ricerca posso ottenere una detrazione fiscale corrispondente a parte degli investimenti in ricerca e sviluppo (1).
In conclusione, è troppo facile rinunciare a costruire le premesse per fare ricerca in Italia nascondendosi dietro all’idea che gli americani producono una ricerca migliore perché sono i migliori e che l’Italia (o l’Europa) non potrà mai avere le stesse aspirazioni. Questo é falso. Tuttavia, é vero che per costruire le premesse per una ricerca seria sono necessari fondi pubblici, ed una classe politica attenta. Semplice no?

 

(1) Si vedano, a livello federale, ad esempio, U.S. Code, Credit for increasing research activities, 26 U.S.C. 41 (credito fiscale per ricerca e sperimentazione); U.S. Code, Clinical testing expenses for certain drugs for rare diseases or conditions, 26 U.S.C. 45C (credito per farmaci orfani); Tax Relief and Health Care Act of 2006, Public Law No: 109-432, (benefici fiscali per ricerca e sviluppo).