Laicità, scuola, educazione
Voci del verbo insegnare.
da
Fuoriregistro del
29/9/2006
Il prossimo 25 ottobre
all'istituto Gramsci di Bologna si terrà un incontro sul tema "Imparare
ad essere laici. Seminario su laicità, scuola, educazione",
con interventi di Franco Fabbroni, Giovanna Guerzoni, Sergio Lariccia,
promosso dalla Fnism con la collaborazione delle Voci e
dell'Università di Bologna.
In vista di questo incontro, le
Voci
riportano brevi estratti di alcuni scritti pubblicati negli ultimi
anni da Sergio Lariccia, docente di diritto amministrativo ed
ecclesiastico e studioso dei temi della laicità - con un motivo
unificante: la Costituzione come fonte di garanzia e di libertà (i
titoli dei paragrafi sono delle Voci; in fondo al testo, le
indicazioni bibliografiche).
Sulla libertà di
insegnamento
La Carta costituzionale prevede un sistema educativo di istruzione e
formazione, consistente nel complesso di diritti, doveri e libertà
previsti nei confronti di vari soggetti, pubblici e privati: gli artt.
33 e 34 devono essere considerati in coerenza con i principi contenuti
in altre disposizioni costituzionali (innanzi tutto, gli artt. 2, 3 e
21) e tenendo presenti la riforma costituzionale attuata a seguito
dell'entrata in vigore della legge costituzionale del 18 ottobre 2001,
n. 3, che ha modificato il titolo V della parte seconda della
Costituzione, e la grande importanza che assume il passaggio dal
sistema della scuola di Stato al sistema nazionale di istruzione,
fondato sul principio di autonomia delle scuole.
La libertà di insegnamento nella scuola merita una considerazione
particolare rispetto alle altre libertà costituzionali, perché il
rapporto di insegnamento / apprendimento presuppone una differenza di
cognizioni e di preparazione tra chi insegna e chi impara che rende
necessarie la tutela morale nei confronti di questa seconda categoria
di soggetti e la garanzia dell'esigenza di protezione dell'infanzia e
della gioventù (art. 31 cost.). Con una disposizione che assume grande
importanza in materia scolastica, il legislatore, nell'art. 1 d.lgs.
16 aprile 1994, n. 297, prevede che l'esercizio della libertà di
insegnamento è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di
posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli
alunni e che tale azione di promozione è attuata nel rispetto della
coscienza morale e civile degli alunni. (...)
Le
radici laiche dell'Europa
Di fronte alla complessità dei problemi riguardanti le politiche
europee nell'attuale periodo storico, può essere motivo di sorpresa
che, nei mesi che hanno preceduto l'approvazione della costituzione
europea, uno dei temi sui quali in Italia il dibattito è stato più
vivace e polemico è stato quello riguardante la necessità o meno che
nel preambolo della costituzione approvata il 19 giugno 2004 figurasse
il richiamo - fortemente sostenuto dalla chiesa di Roma e da alcune
confessioni evangeliche - alle radici cristiane - secondo alcuni
giudaico-cristiane - dell'Europa. La convenzione europea aveva trovato
un ragionevole compromesso sull'argomento, limitandosi soltanto a fare
riferimento ai valori "culturali, religiosi ed umanistici
dell'Europa": dei 25 membri dell'Europa chiamati a pronunciarsi sul
problema soltanto la Polonia e l'Italia avevano insistito nel ribadire
fino alla votazione finale la necessità dell'inserimento delle radici
cristiane; ai tempi di Aznar c'era anche la Spagna su questa
posizione, che in seguito è mutata a seguito della politica del
presidente Zapatero, dopo che il premier spagnolo aveva dichiarato che
era giunta l'ora di "una svolta laica in cui nessuno impone le proprie
credenze né nella scuola, né nella ricerca, né in alcun ambito della
società".
Del resto, se davvero ci si fosse proposti di citare nel preambolo
della costituzione europea tutte le 'radici' significative
dell'Europa, si sarebbe dovuto fare un elenco molto lungo, nel quale,
accanto alla radice giudaico-cristiana, avrebbero dovuto quanto meno
figurare le idee di libertà e di uguaglianza della rivoluzione
francese, l'eredità della scienza nata con Galileo, Keplero, Cartesio
e Darwin, il principio di incompetenza degli stati in materia
religiosa, le concezioni del pluralismo, della tolleranza e dello
spirito di libera ricerca.
Non soltanto tuttavia ragioni di carattere pratico hanno indotto a
ritenere che la sola inclusione delle radici cristiane avrebbe
ingiustamente escluso aspetti altrettanto importanti che meritavano di
essere menzionati, determinando così un grave squilibrio nella stessa
immagine culturale del continente: vi era anche l'esigenza prioritaria
di mantenere il principio di laicità, uno dei più apprezzabili aspetti
della cultura europea rispetto alle culture che non sono ancora
riuscite a separare i precetti divini dalle leggi umane.
Parlare delle radici laiche dell'Europa è un compito non facile perché
mentre moltissimo si è scritto sulle radici religiose dell'identità
europea, molto meno trattato è l'argomento delle "radici laiche"
dell'Europa. Si tratta di un argomento che riguarda varie discipline:
in particolare, la storia delle idee, delle istituzioni, delle
costituzioni e del pensiero giuridico e filosofico, il diritto europeo
e il diritto costituzionale comparato. (...)
La
scuola e il fenomeno religioso (a proposito del crocifisso nelle aule)
Il pluralismo religioso e culturale (...) può realizzarsi soltanto se
l'istituzione scolastica rimane imparziale di fronte al fenomeno
religioso. L'imparzialità dell'istituzione scolastica pubblica di
fronte al fenomeno religioso deve realizzarsi attraverso la mancata
esposizione di simboli religiosi piuttosto che attraverso l'affissione
di una pluralità di simboli, che - si osserva giustamente
nell'ordinanza [tribunale dell'Aquila, 22 ottobre 2003] - non potrebbe
in concreto essere tendenzialmente esaustiva e comunque finirebbe per
ledere la libertà religiosa negativa di coloro che non hanno alcun
credo.
Pluralismo religioso e culturale, libertà di coscienza e di religione
per tutti, eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, eguale
libertà delle confessioni religiose, imparzialità dei poteri pubblici
di fronte al fenomeno religioso, laicità delle istituzioni civili:
sono questi i principi sui quali è fondata la decisione emessa del
giudice nell'ordinanza riguardante la rimozione del crocefisso dalle
aule scolastiche. L'opinione che, in conclusione, vorrei qui esprimere
riguarda la necessità di ribadire la supremazia del diritto, quello
che nel mondo anglosassone si definisce the "rule of Law": senza il
diritto non c'è libertà ma arbitrio; e sempre più si afferma
l'esigenza che la costituzione, con le sue disposizioni, i suoi
principi consolidati e i suoi valori, sia fonte di garanzia per tutti.
Fa piacere che un giudice lo abbia ritenuto un principio
irrinunciabile per la democrazia e la giustizia nel nostro paese.
iI brani sono tratti rispettivamente
da:
"Gli articoli 33 e 34 della Costituzione", in "Treccani scuola", 2006;
"Le radici laiche dell'Europa", in "I diritti fondamentali e le corti
in Europa", 2005
"La costituzione è la fonte di tutte le garanzie",
http://www.forumcostituzionale.it, 2003
Il testo integrale di questi scritti, insieme ad altri contributi e a
indicazioni bibliografiche più complete, in
http://www.sergiolariccia.it