Uno studio Svimez lancia l'allarme
ma dimostra un miglioramento del tasso di scolarizzazione.

Troppi studenti abbandonano al Sud.

Più di cinque alunni su cento gettano la spugna prima della fine

 Italia Oggi del 26/9/2006

 

Alcuni progressi, un po' di ritardi e una spina nel fianco. La scuola nel Mezzogiorno non se la passa troppo bene. Se da una parte aumenta il tasso di scolarità alle superiori, dall'altra non diminuisce il numero degli studenti che abbandonano lo studio prima di arrivare alla maturità. A fare il punto sui percorsi formativi nel Sud d'Italia, sul divario territoriale esistente, sugli sbocchi occupazionali dei giovani meridionali diplomati e laureati, è ´La scuola nel Mezzogiorno tra progressi e ritardi', uno studio Svimez, l'associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno. Sul tema della scolarizzazione sembra comunque che qualche passo avanti sia stato fatto. Almeno per quel che riguarda la scuola dell'obbligo. Secondo l'analisi, sia al Nord sia al Sud, nella scuola primaria, la partecipazione è totale e tutti coloro che conseguono la licenza media si iscrivono poi alla scuola secondaria superiore. Un netto miglioramento rispetto agli inizi degli anni 90, quando il tasso di iscritti si limitava all'83% degli studenti meridionali e all'88% di quelli settentrionali. E di conseguenza un miglioramento anche del tasso di scolarità nella scuola secondaria superiore: è salito, specialmente nel Mezzogiorno dove si è passati dal 64% del 1990/91 al 92% nel 2004/2005. Ma una spina nel fianco c'è. Ed è costituita dal numero degli abbandoni. Dall'ultima indagine condotta dal ministero della pubblica istruzione, che risale al 2002, in media l'incidenza degli studenti ritirati è pari al 4,6% degli iscritti nel Sud d'Italia e al 7,1% nelle isole, con punte rispettivamente del 7,5 e 10,2% nel primo anno. Riguardo le scelte sugli indirizzi di studio la ricerca rileva un crollo degli iscritti agli istituti tecnici (l'incidenza passa dal 47% degli anni 90 al 35% del 2005), in linea con il Centronord. Crescono, invece, licei classici e scientifici (dal 15,5 al 20,1%) e, a differenza dell'altra ripartizione, anche gli istituti professionali (dal 18,4 al 21%). In controtendenza rispetto al Centronord anche la crescita dei licei linguistici. Ma quanti diplomati si buttano subito nel lavoro? Dall'indagine dell'Istat (2004) sugli sbocchi professionali dei diplomati del 2001 emergono profonde differenze territoriali: nel Mezzogiorno, a tre anni dal conseguimento del diploma, solo il 38% dei diplomati dichiara di essere occupato, a fronte del 56% nel Nord e del 49,1% nel Centro.