La viceministro Bastico punta sull’insegnamento intensivo della lingua.
Verso la soluzione per i «presidi precari».

Bastico:
«Scuola, la regione è un modello per l’Italia».

di Adriana Comaschi, da l'Unità del 14/9/2006

 

Insegnamento «intensivo» dell’italiano agli alunni stranieri anche nelle attività del tempo libero, grazie a insegnanti formati o a mediatori culturali, e grazie a fondi ad hoc in Finanziaria. Ma anche, per rispondere a un’altra emergenza bolognese, un nuovo concorso riservato per i presidi incaricati - i presidi “precari” - entro settembre, a cui si aggiungerà anche un concorso ordinario «con nuovi criteri», per risolvere il problema delle “reggenze” (quest’anno sono 32 le scuole bolognesi che dovranno dividersi a metà il preside, visto che non ce ne sono abbastanza di ruolo).

L’ex assessore regionale alla Scuola e oggi viceministro dell’Istruzione, Mariangela Bastico, fa il punto sulle nuove sfide in materia di scuola, che il governo affronterà anche a partire «dalle esperienze innovative dell’Emilia-Romagna».

 

Viceministro, oggi in Emilia-Romagna gli alunni stranieri sono ben l’11,2% del totale. Quali saranno gli interventi del ministero per favorire l’integrazione?

In effetti è la regione con la media più alta di iscritti immigrati. Come governo, puntiamo a rafforzare l’insegnamento intensivo dell’italiano fin dal primo momento. Magari al pomeriggio, formando dei gruppi presi da classi diverse, senza dunque isolare i ragazzi durante il mattino. Pensiamo poi di inserire l’alfabetizzazione anche nelle attività fatte nel tempo libero, grazie a insegnanti specificamente formati o mediatori culturali. E sempre in materia di integrazione, attiveremo corsi di formazione per docenti e dirigenti e studieremo per poi diffonderle le “buone pratiche” già attive sui territori. Queste sono le linee guida del ministero, che saranno accompagnate da un impegno in Finanziaria per le autonomie scolastiche.UN ALTRO NODO è quello del precariato dei docenti, che a Bologna arriva a punte del 40%. Come riassorbirlo? «Si tratta di una vera emergenza - spiega Bastico - perché incide sulla qualità della didattica, e certo non per la mancanza di impegno da parte dei precari. Il riassorbimento lo abbiamo già iniziato, con fondi per l’assunzione di 20.000 insegnanti e 3.500 Ata. Perché è vero che delle assunzioni erano già state programmate dal ministro Moratti, ma è altrettanto vero che non c’era un solo euro stanziato per questo. Poi vogliamo continuare nella Finanziaria con la copertura del turn-over con altri docenti di ruolo. E dare avvio a un piano per il superamento del precariato” storico che si potrà avere in 4-5 anni, stendendo contemporaneamente nuove regole per la formazione e il reclutamento degli insegnanti.

 

La novità principale?

Una programmazione pluriennale, che permetta di far coincidere, ogni anno, il numero delle immissioni in ruolo con quello dei posti vacanti.

 

E per i presidi precari?

Entro settembre attiveremo il nuovo concorso riservato per chi ha avuto incarichi di presidenza, dunque per riconoscere loro il titolo adeguato al lavoro effettivamente svolto. C’è poi il concorso ordinario già partito, ma in futuro attiveremo anche un altro concorso ordinario, con nuovi criteri: contiamo così di risolvere il problema delle reggenze. E lo faremo cambiando la legge.

 

C’è chi chiede, come misura immediata, un esonero dall’insegnamento per i vicari dei presidi...

È un’ipotesi che stiamo valutando. Di certo interverremo per affrontare la situazione delle scuole più “pesanti”, quelle in cui il dirigente “reggente” si troverà a dover seguire migliaia di studenti e centinaia di insegnanti.

 

Dopo l’insediamento del nuovo governo, cosa è cambiato per le scuole della nostra regione?

L’Emilia-Romagna ha già fatto proprie alcune innovazioni da noi proposte a partire da un importante provvedimento sugli organici di fatto, utile soprattutto nelle scuole dell’infanzia. Poi c’è il recupero del tempo pieno come modello didattico ed educativo, e quello dell’educazione degli adulti, totalmente trascurata dal ministro Moratti: i Centri territoriali non avevano mai avuto un organico di diritto, noi vogliamo renderli una realtà del sistema nazionale dell’Istruzione. L’esperienza maturata qui mi ha permesso di operare rapidamente, in piena sintonia con il ministro, lo “smontaggio” delle norme Moratti. E da qui riporterò nuove indicazioni per costruire la scuola che vogliamo: in testa l’innalzamento dell’obbligo di istruzione a 16 anni, ma penso anche ai bienni integrati, alla lotta alla dispersione, all’integrazione dei ragazzi stranieri.