Il ministro dell'Istruzione accetta le critiche dell'organizzazione internazionale
"Il successo dei ragazzi è legato in buona parte alle condizioni della famiglia"

Fioroni sulle critiche dell'Ocse:
"La scuola italiana è ingiusta".

 la Repubblica del 25/9/2006

 

ROMA - La scuola italiana? E' ingiusta perché non dà a tutti le stesse opportunità. E' l'opinione del ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni, che questa mattina ha commentato i dati Ocse sulla situazione negli istituti del nostro Paese.

In Italia, secondo la ricerca dell'all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, le possibilità di successo dei ragazzi sono per lo più legate alle condizioni della famiglia. "La nostra scuola non è ancora un ascensore sociale - spiega il ministro - I dati ribadiscono e sottolineano ancora una volta come il successo scolastico, anche in termini di apprendimenti e competenze, è strettamente connesso alle condizioni socio-economiche della famiglia. La nostra scuola non riesce a rompere la continuità con l'eredità che ciascun alunno si porta dietro".

Insomma, dice Fioroni, "siamo ancora in presenza di una scuola nella quale se sei figlio di operaio la normalità è che resti operaio". "Questo dato - continua il ministro dell'Istruzione - mi sconcerta e richiede una riflessione. La sfida vera che ritengo essenziale per il nostro Paese e per un governo di centro-sinistra è quella dell'equità".

Lo sforzo, a suo parere, non deve riguardare solamente la qualità dell'istruzione. "Se da una parte c'è bisogno di lavorare sulla scuola - spiega -, dall'altra serve un'azione di governo che migliori le qualità socio-economiche del nostro Paese. Dal 2000 in poi, il fenomeno si è accentuato ed è evidente che il peso delle condizioni economiche della famiglia sul ragazzo che studia ha avuto un'incidenza maggiore. Evidentemente le famiglie sono state gravate maggiormente nel corso degli anni da legislazioni socio-economiche".

Questo tipo di analisi, secondo Fioroni, rivela un cambiamento di ottica. "Credo che questa sia la prima volta che un ministro dell'Istruzione fa uno sforzo di leggere i dati Ocse non solo in termini di competenze e di sapere ma anche interrogandosi sul perché delle competenze e del sapere - dice -. Di solito discutiamo dei dati solo prendendo atto delle competenze linguistiche, delle competenze di matematica o scientifiche che sono uno standard e sul gap che separa la nostra situazione da quello del resto d'Europa".

Oltre alla sfida dell'equità, ci sono altri due obiettivi che, in base ai dati Ocse, devono essere prioritari. Si tratta della "qualità rispetto ai piani delle offerte formative che sapremo designare per i nostri ragazzi" e della "quantità, cioè della capacità di rendere più efficaci le risorse che mettiamo nel sistema".

Per portare a termine gli interventi auspicati dal ministro, sarà necessario uno sforzo da parte del Paese. "C'è la necessità di investire nell'istruzione - aggiunge il ministro -. La Spagna ha accentuato gli investimenti del 26% negli ultimi anni, noi dobbiamo puntare sul capitale umano per vincere le sfide che ci trovano di fronte".

Il modello italiano, comunque, non ha solamente aspetti negativi. In particolare, "la nostra scuola non rinuncia alla formazione della persona umana". Un aspetto che, forse, non è così centrale in altri contesti dove i risultati complessivi di apprendimento sono invece più incoraggianti."Nei dati relativi a Finlandia, Giappone e Corea del Sud, i Paesi migliori nelle competenze del processo di apprendimento, c'è una percentuale di suicidi molto elevata a testimonianza di un disagio giovanile diffuso - dice Fioroni -. In Finlandia i suicidi raggiungono il 34,5% su 100 mila ragazzi, in Giappone il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa da 15 e 24 anni. Questi dati ci devono far riflettere: la nostra scuola non rinuncia all'umanizzazione della nuova generazione".