Tutte le leve finanziarie in un solo
contenitore, gestito da Mussi
Nasce il fondo dei fondi sulla ricerca.
Lo prevede il ddl Bersani.
Parte anche una Consulta permanente. Bandi unificati per l'innovazione
Italia Oggi del 28/9/2006
Nasce il fondo dei fondi per la ricerca. Sarà un
nuovo fondo unico e si chiamerà First, fondo per gli investimenti
nella ricerca scientifica e tecnologica. Farà capo esclusivamente al
dicastero oggi guidato da Fabio Mussi. Nel First confluiranno i
finanziamenti attualmente stanziati in base al Fondo per le
agevolazioni alla ricerca (art. 5, dlgs 297/1999), ma anche le risorse
del Fondo per la ricerca di base (art. 104, legge 388/2000), quelle
annuali destinate ai Progetti di ricerca d'interesse nazionale e
quelle destinate al Mezzogiorno, attraverso una quota di finanziamenti
finora erogata dal Fondo per le aree sottoutilizzate (art. 60, legge
289/2002). Il nuovo First avrà, dal 2007, il compito di supportare
tutte le iniziative di agevolazione ai progetti di ricerca stabilite a
livello nazionale. Di conseguenza, costituirà una sorta di fondo dei
fondi per la ricerca, con l'obiettivo dichiarato di tagliare i molti
rivoli finanziari che nel bilancio dello stato fanno capo alla voce
ricerca. Ad alimentarlo saranno, oltre alle risorse decise anno per
anno con la Finanziaria, anche i rientri dei contributi concessi in
forma di credito a tasso agevolato alle imprese e gli stanziamenti
decisi periodicamente dal Cipe per le aree sottoutilizzate del paese.
Come detto la borsa della spesa sarà in mano al ministro della
ricerca, ma nel ripartire le risorse questi dovrà ascoltare (oltre che
il ministero dell'economia) le proposte fatte dai rappresentanti delle
regioni, delle parti economiche interessate e delle amministrazioni
centrali dello stato; tutti riuniti in una nuova Consulta permanente
per la ricerca, istituita presso il dicastero guidato da Fabio Mussi e
da cui restano esclusi i rappresentanti delle università italiane.
È quanto emerge dalla lettura del testo definitivo del disegno di
legge Bersani per l'innovazione industriale, varato venerdì scorso in
prima lettura dal consiglio dei ministri e inviato ieri, per il
parere, alla Conferenza stato-regioni, prima di andare all'esame delle
camere. Ma ci sono anche altre novità.
La torta della ricerca.
Come detto, il ddl Bersani prevede che il fondo dei fondi sia gestito
dal ministro della ricerca. Ma in un altro articolo del disegno di
legge, il numero 6, si legge che i finanziamenti alla ricerca
applicata e all'innovazione tecnologica avranno un riferimento
´tricefalo'; su essi decideranno infatti, congiuntamente, sia il
ministero per lo sviluppo economico sia quello dell'università e della
ricerca, sia il dipartimento per l'innovazione e le tecnologie presso
la presidenza del consiglio dei ministri. Insomma, per l'esecutivo
Prodi decideranno Pierluigi Bersani, Fabio Mussi e Luigi Nicolais
(ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica
amministrazione). Ora resta il nodo del coordinamento. Il ddl infatti
prevede che i finanziamenti in questione siano erogati tramite bandi
unitari, in base a criteri di selezione e valutazione dei progetti
uguali per tutti e con domande acquisite presso un unico ufficio. E
non disperse tra i vari dicasteri competenti.
Il riordino di questi fondi, di conseguenza, non potrà non coinvolgere
i Pacchetti integrati di agevolazione per l'innovazione (Pia), che
coniugano le agevolazioni 488 al Fondo per l'innovazione tecnologica (Fit,
ex lege 46/1982).
Aiuti al salvataggio delle imprese. Sarà direttamente il ministro
dello sviluppo economico, e non più un comitato nominato da palazzo
Chigi (come prevede la normativa vigente), a decidere quali imprese in
crisi potranno beneficiare degli aiuti al salvataggio. E quante
risorse potranno incassare. E, in queste operazioni, Sviluppo Italia
spa sarà l'unico braccio operativo del ministro, vagliando tipologie
di aiuto concedibile, produttività delle imprese e requisiti
economico-finanziari delle attività da ammettere ai benefici
anti-crisi.
Brevetti e finanza d'impresa.
Sul fronte brevetti, l'applicazione del rito ordinario alle
controversie sulla proprietà industriale non toccherà i procedimenti
giudiziari già avviati col rito societario. E in fatto di finanza
d'impresa il nuovo fondo, ideato dal governo per facilitare l'accesso
delle imprese al credito e ai mercati finanziari e la loro
patrimonializzazione, non sarà gestito dal ministero dell'economia, né
da quello dello sviluppo economico. Ma da un istituto di credito
privato, oppure da un ente dello stato (come la Cassa depositi e
prestiti, ndr). A decidere chi sarà proprio il ministero guidato da
Pierluigi Bersani, che, con un decreto ad hoc, detterà a stretto giro
di posta i criteri per l'accesso delle aziende al fondo per la finanza
d'impresa e le priorità in base a cui assegnare le risorse. Ma anche
le modalità di cessione a terzi degli impegni assunti a carico del
fondo stesso.