INVALSI: siamo corretti, attendiamo disposizioni.

da TuttoscuolaNews N. 258, 11 settembre 2006

 

"Il governo non può interferire con l'autonomia del lavoro di ricerca dell'Invalsi: con questa motivazione  il  consiglio  d'amministrazione dell'Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione si è dimesso".

Lo scriveva "TuttoscuolaNEWS" il 20 settembre 2001  (cioè  proprio  a inizio legislatura, come adesso), dando in anteprima la notizia  delle dimissioni, causate dalla richiesta  del  ministro  Moratti  di  porre l'attività dell'Istituto in sintonia con gli orientamenti  del  nuovo governo.

A 5 anni di distanza l'Istituto di valutazione sembra vivere una nuova crisi, sia pure per motivi diversi.

L'INVALSI (Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione e   di  Formazione)  "opera  sulla  base  di  direttive  del  Ministro dell'Istruzione,  annuali  e  triennali,  che  finalizzano  l'uso  del finanziamento statale alla realizzazione di specifici obiettivi".

L'Istituto reagisce così, in una nota ufficiale, alle critiche e alla "cattiva stampa" che ne hanno  messo  da  più  parti  in  discussione l'operato,  senza  escludere  lo  stesso  ministro  Fioroni.  È  noto peraltro  che  l'istituto,  le  cui  funzioni  sono  state  ridefinite nell'ambito della riforma Moratti (Decreto legislativo  n.  286/2004), anche nella scorsa legislatura era stato insistentemente accusato  dai sindacati,  soprattutto  dalla  FLC-CGIL,  di  utilizzare  metodologie inadeguate    dal   punto  di  vista  scientifico,  e  soprattutto  di subordinare la propria azione agli obiettivi politici del ministro pro tempore.

Ovvio, ribatte l'Istituto, è la  legge  che  lo  prevede,  tanto  che l'INVALSI   "si  è  subito  attivato  per  riprogrammare  le  proprie attività  dopo  che  lo  scorso  giugno  il  ministro  Fioroni  aveva prospettato    la   necessità  di  un  ripensamento  del  modello  di valutazione sinora realizzato". Nel mirino di Fioroni erano  finiti  i test annuali di apprendimento, che in attuazione della riforma Moratti - già operativa per il primo ciclo - sarebbero diventati  obbligatori per   tutti  gli  studenti.  A  questo  modello  "universalistico"  il ministro,   e  una  parte  del  mondo  accademico  che  si  occupa  di valutazione,    ne   contrappongono  un  altro,  fondato  su  campioni individuati con rigorosi criteri scientifici: una  querelle  ben  nota anche nei paesi che hanno una lunga consuetudine con le metodologie  e le tecniche della valutazione di sistema. Paesi che peraltro non hanno mai nascosto all'opinione pubblica  l'esito  di  tali  valutazioni,  a differenza    di  quanto  si  è  fatto  finora  in  Italia,  dove  le informazioni   raccolte  sono  state  restituite  esclusivamente  alle singole scuole interessate.