Attacco del ministro alle baronie: «C’è un sistema di governo degli atenei che va cambiato: serve una rivoluzione che metta mano al vertice, faremo tutto in un ann0.

Mussi: «L’università? È un bordello».

Dal palco di Confindustria attacco del ministro alle baronie:
«C’è un sistema di governo degli atenei
che va cambiato: serve una rivoluzione che metta mano al vertice,
faremo tutto in un anno» .

di Massimo Franchi, da l'Unità del 20/9/2006

 

SCEGLIE UN CONVEGNO di Confindustria il ministro Mussi. Lì, di fronte agli industriali che lo chiamano a parlare di ricerca, risponde in modo franco. «Entrando nell’Università italiana ho trovato solo un discreto bordello». Da toscano qual è, Mussi non va per il sottile, senza sconti per nessuno. E per rendere meglio l’idea va precisato che l’aggettivo («discreto») in “slang” piombinese (terra di origine del ministro) significa “tanto”. «C’è un sistema di governo degli atenei e dell’insieme del mondo universitario che va cambiato». Il ministro dell’Università e della Ricerca chiama tutti «ad una vera e propria rivoluzione che rimetta mano alla governance, al vertice del sistema universitario italiano», fatta però «ricercando il confronto e il consenso più ampio». Si dà «un anno» per farlo e nel frattempo promette di «dare il via all’agenzia della valutazione per i docenti e alla riforma del reclutamento». Altra novità di portata capitale nel mondo dei “baroni” è la proposta «di contrattualizzazione del rapporto di lavoro dei docenti universitari», visto che ora in cattedra si sta in gran parte a vita. Altro capitolo, quello dei ricercatori, dei cervelli in fuga, dei giovani ricercatori italiani da meno di mille euro al mese: «Bisogna pagarli di più», afferma Mussi. Quanto al discusso spoil-system nella ricerca «è un delitto e dunque non ci sarà; per le prossime nomine importanti - ha annunciato Mussi - intendo perciò seguire il metodo dei comitati di ricerca che presentano al ministro una terna di nomi entro cui scegliere».

Quelle di Mussi non sono sparate, non sono piaggerie nei confronti della Confindustria che lo ospitava. Agli industriali che lo ascoltano interessati Mussi ricorda «che le imprese italiane sono le ultime in Europa per investimenti in ricerca e questo non dipende solo dal ritardo dell’Università». In più Mussi spiega che su questa sfida è intenzionato a giocarsi tutto, e lo dice chiaramente: «Resterò al mio posto solo se non ci si discosta dal programma dell'Unione e ci saranno le condizioni per cambiare i numeri della ricerca e della formazione».

La sintonia con la Confindustria è comunque palpabile e parte dall’impegno sulla finanziaria, la cui entità (1,5 miliardi) è stato confermato in serata anche dal ministro Bersani. «Un miliardo e mezzo che saranno investiti su tre capitoli: Università, ricerca e incentivi alle imprese». Quest’ultimo naturalmente è il capitolo che più interessa agli industriali. «Si tratta - ha commentato il vice presidente di Confindustria Pistorio - di poco più dello 0,1 per cento del PIL, ma secondo le nostre stime, se queste proposte fossero interamente attuate, la ricerca industriale potrebbe raggiungere l'attuale media UE dell'1,9% del PIL nell'arco della legislatura».