O il Governo corregge la finanziaria
o sarà sciopero della scuola.

E' Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, a prendere una decisa posizione contro la politica dei tagli inserita nella Legge finanziaria del Governo. Attese le decisioni dei sindacati confederali e dello Snals.

di G.V.  La Tecnica della Scuola del 17/10/2006.

 

Tra i sindacati della scuola aumenta il malcontento. Come è ben chiaramente indicato su questa stessa pagina, nell'articolo a firma Reginaldo Palermo, è stata fatta marcia indietro dai sindacati confederali che, da un'iniziale tiepida accoglienza della Legge Finanziaria, sono passati ad assumere una posizione maggiormente critica nei confronti dell'operato del Governo Prodi. Da Scrima, segretario nazionale di Cisl Scuola, a Panini della Cgil-Flc, da Di Menna della Uil Scuola e allo Snals che ha programmato una manifestazione di protesta per il prossimo 20 ottobre, vengono denunciate le gravi inadempienze in fatto di politica scolastica. In sintesi: inesistenza della copertura finanziaria per il rinnovo del contratto scaduto da 10 mesi, assenza di politiche per l'eliminazione del problema del precariato, nessuna salvaguardia del potere d'acquisto degli stipendi del personale della scuola e dei pensionati.

Ma è Rino Di Meglio, a nome della Gilda degli Insegnanti, a proclamare lo sciopero della scuola se Governo o Parlamento non modificheranno la Legge Finanziaria 2007.

Come si legge nel comunicato diffuso in data 17ottobre:

“E’ un fatto molto grave che gli impegni, assunti dal Ministro Fioroni circa la stabilizzazione dei docenti precari, vengano ora pesantemente smentiti dalla relazione tecnica che accompagna la legge finanziaria, dove si prevedono tagli per circa 50.000 posti nonché un aumento del numero degli alunni per classe.

Tutti ricordiamo ancora i 19.000 miliardi di lire promessi dal ministro Moratti con il fantomatico piano di investimenti per la Scuola e per “valorizzare” i docenti, mai concretizzatosi...

Se, ai tagli di organico, si aggiunge il mancato rispetto delle scadenze contrattuali, l’aumento degli oneri previdenziali e gli accordi “segreti” tra CGIL, CISL e UIL e il Governo per tagliare le pensioni, la misura è veramente colma”.