Obbligo a 10 anni.
Quale modello per la nuova scuola.

 Tuttoscuola, 15 ottobre 2006

 

Due le questioni prioritarie da affrontare: come definire il nuovo modello di scuola, come coniugare in un solo modello la pluralità di esigenze formative.

Ripensare il biennio della scuola secondaria alla luce delle indicazioni contenute nella finanziaria significa superare la distinzione tra il sistema dei licei e il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, abbandonare il modello del "doppio canale" della riforma Moratti, garantendo a tutti, attraverso un’ampia gamma di occasioni di apprendimento formale, informale e non formale, l’opportunità di acquisire le competenze di base che contribuiscono alla realizzazione personale, alla cittadinanza attiva, all’occupazione.

C’è bisogno di un modello di scuola che si fondi su scelte culturali ampiamente condivise dagli addetti ai lavori e dai giovani stessi, con le loro famiglie. Un’ipotesi di scuola secondaria articolata in un biennio unitario, ma non unico, flessibile ed articolato, non terminale, con caratteristiche strutturali di forte flessibilità per rispondere alle esigenze e alle caratteristiche degli studenti, ma anche per garantire serietà e rigore agli studi, la valorizzazione dei meriti e dei talenti individuali, la qualità dei risultati.

Senza questi elementi l’aver riportato a 16 anni l’obbligo di istruzione rischia di essere solo un’operazione di facciata , non essendo in grado di contenere la dispersione scolastica.

La possibilità che anche strutture formative concorrano nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione conferma l’intenzione di non voler prescindere, per contenere il fenomeno degli abbandoni e delle ripetenze, dall’apporto delle esperienze e delle pratiche introdotte nei percorsi sperimentali triennali. La maturazione di un processo di orientamento, infatti, non può fare a meno del confronto diretto ed attivo con le culture reali presenti nella realtà sociale.