20 ottobre 2006 - Padova - Convegno del Centro Studi Gilda del Veneto
E’ possibile ancora una educazione nella scuola?
Una “preziosa” ricerca di senso.
di Roberto Baretton 29/10/2006.
Impossibile elaborare
una efficace sintesi di una giornata ricchissima di spunti di
carattere filosofico e psicologico e che ha avuto il merito, su un
tema così impegnativo e complesso, di rimanere saldamente ancorata
alla realtà della nostra scuola e della nostra esperienza riconducendo
al centro del problema educativo la figura ed il ruolo
dell’insegnante.
Dopo l’apertura del Coordinatore Nazionale della Gilda , Rino Di
Meglio, che, con la consueta concretezza, ha ricordato che cosa
significhi “fare educazione” nella scuola, a partire dall’esperienza
quotidiana, abbiamo potuto ascoltare le relazioni del Prof. Lino Giove
che, attraverso il pensiero di Allan Bloom, ha messo in luce i motivi
della “crisi educativa” che caratterizza le società contemporanee e la
necessità di “ritrovare un anima” che ridia senso e spessore all’opera
educativa di insegnanti e genitori.
Le parole di di Hanna Arendt, illustrate dalla Prof. ssa Paola
Cavallari, hanno indicato I “contenuti” dell’anima da ritrovare nella
responsabilità e nell’autorità come capacità di “prendersi cura del
mondo”, mentre la prof.ssa Roberta De Monticelli, partendo da
esperienze concrete di quanto avviene nelle nostre scuole, ha
illustrato come sia necessario rispondere alla “pedagogia
dell’inesistenza” che si risolve nella negazione dei valori e della
responsabilità, con l’educazione al sentimento, come ricerca autentica
dei valori di verità.
Dopo il dibattito, che ha spaziato dai cambiamenti istituzionali
avvenuti nei sistemi scolastici europei, alle necessità di “
resistere” al degrado istituzionale ed educativo che ogni giorno ci
troviamo di fronte, così come ai pregiudizi ed alle falsità veicolate
dai mass-media, i lavori sono ripresi con la relazione del prof. Paolo
Ferliga, docente e psicoterapeuta, che ha posto al centro della crisi
dell’educazione la mancanza della figura del padre, fornendo preziosi
spunti di riflessione di cui sarebbe impossibile dar conto in questo
contesto, data la loro profondità ed originalità, ma che sono apparsi
assolutamente illuminanti per chi, come noi, affronta quotidianamente
i problemi legati all’educazione. Così come risulta impossibile trarre
delle conclusioni, anche del dibattito finale, che vadano al di là
della sensazione di una grande “apertura” di riflessione sulla scuola
e su mestiere di insegnanti di cui, come sappiamo, c’è una sempre più
stringente necessità che, ancora una volta, la Gilda ha saputo
cogliere ed indirizzare.