Scuola araba: il laboratorio Milano.

da TuttoscuolaNews N. 264, 23 ottobre 2006

 

Se tutto andrà per il verso giusto, e si porrà finalmente termine a quella specie di gioco del cerino che è andato avanti per fin troppo tempo, quello della scuola araba di Milano potrebbe essere un importante esperimento, il primo in Italia, per verificare la percorribilità di un modello di integrazione che potremmo definire con la formula del "multiculturalismo compatibile".

Non si tratterebbe cioè di un modello, come è stato in passato quello inglese (ora in forte evoluzione), di coesistenza e reciproca indifferenza tra scuole laiche e scuole comunitarie, con forte identità etnico-religiosa. Si tratterebbe piuttosto, stando alle ipotesi organizzative e curricolari formulate, di una scuola bilingue con orari e programmi corrispondenti in larga misura a quelli adottati nelle scuole italiane del primo ciclo, e non troppo diversi, o comunque compatibili con essi, da quelli in uso nelle corrispondenti scuole egiziane: lingua materna, italiano, lingua straniera, matematica, scienze, geografia, tecnologia ecc. Anche l'insegnamento della religione (islamica, ovviamente) avrebbe lo stesso trattamento: due ore alla settimana nella scuola primaria, una nella secondaria di primo grado, ma con la possibilità di avvalersene o meno, come per l'insegnamento della religione cattolica.

Il vero problema, la vera sfida che l'esperimento di Milano deve affrontare, è quello di riuscire ad assicurare l'insegnamento/apprendimento di alcuni valori che caratterizzano il modello italiano di convivenza civile: la libertà individuale, la parità uomo-donna, il rispetto delle idee altrui, la separazione tra lo Stato e le Chiese. E, naturalmente, la lingua italiana. Solo in questo modo gli allievi della scuola araba, che da adulti resteranno quasi tutti in Italia, potranno davvero integrarsi nella società italiana, senza rinchiudersi nei ghetti identitari del neocomunitarismo. Si tratta di una partita aperta e impegnativa, che va seguita con attenzione.