Qualche dubbio sul rapporto di Mr. OCSE.
di Gianfranco Giovannone da
DocentINclasse, 27/10/2006
Dopo il battibecco di ieri con il dottor
Attilio Oliva dell'associazione TREELLLE - che potete rivedere nella
sezione interviste - abbiamo ritenuto opportuno ripubblicare di nuovo
questo articolo. Se cliccate sul link qui sotto potrete giudicare chi
aveva torto e chi aveva ragione. E potete decidere cosa pensare della
reazione spettacolare - per usare un understatement - del dottor
Oliva.
Nella parte del rapporto OCSE “Attirare, formare e trattenere i
migliori insegnanti” dedicato all’Italia, consultabile sul sito
http://www.oecd.org/dataoecd/54/6/ 17995383.pdf
che ha provocato i consueti titoli giornalistici stile “L’OCSE boccia
la scuola italiana” si possono notare non poche inesattezze e una
lettura dei dati tutta ideologica, nel senso dell’ideologia del
catastrofismo tipico della stampa italiana quando svogliatamente e
frettolosamente si occupa di scuola.
In particolare, nel capitolo 5 del rapporto, che reca il titolo
“Condizione degli insegnanti”, è evidente quanto il commento tenda ad
orientare, in parte mistificandola, la lettura dei dati. E non è
questione di poco conto: perché ad esempio, proprio riferendosi al
rapporto OCSE nel sito www.lavoce.info ma anche su molti giornali
viene trasmessa al lettore l'idea che la condizione degli insegnanti
italiani non sia poi tanto male, visto che “secondo l’OCSE gli
stipendi degli insegnanti italiani non sono poi così bassi se
rapportati al numero delle ore di lavoro”. E tutto questo mentre gli
insegnanti italiani si ostinano a chiedere “stipendi europei”. Come
capirete non si può lasciare tale entropia irrisolta, e con la
pignoleria che ci contraddistingue siamo andati a vedere il rapporto
OCSE.
Già dalla prima pagina dedicata alla “Condizione degli insegnanti”
(pag. 73 del rapporto) si rimane colpiti dal quadro a tinte più che
rosee con il quale si rappresenta la condizione degli insegnanti
italiani: “ Gli insegnanti italiani godono, anche in relazione ai loro
colleghi europei, di buone condizioni di lavoro” . I motivi sono “le
norme che presiedono al pensionamento”, “la protezione per la
maternità e la malattia”, “i tempi di lavoro (748 ore annuali di
lezione), inferiori alla media europea” e "il basso numero degli
alunni per insegnante, che non supera mediamente le 10/11 unità di
studenti per insegnante”.
Per supportare questa visione ultra-ottimistica della condizione degli
insegnanti italiani si cita, stravolgendola completamente, l’indagine
sociologica condotta dal professor Cavalli (1)
che registrava il declino della condizione degli insegnanti rispetto
all’indagine da lui condotta dieci anni prima (2).
Il professor Cavalli parlava di invecchiamento, femminilizzazione e
abbassamento della classe sociale di origine degli insegnanti, e di
scarsa desiderabilità della professione da parte dei figli della
classe dirigente, qui si cita la sua ricerca per dimostrare quanto il
lavoro dell’insegnante sia “molto appetibile e attraente” (!).
Come certamente avrete notato si tratta comunque di opinioni molto
soggettive, e varrà la pena di osservare che questi rapporti che tutti
considerano assolutamente oggettivi, sono in realtà scritti da persone
in carne e ossa con le loro convinzioni e i loro pregiudizi, e i dati
come sempre possono essere forzati a dimostrare tutto e il contrario
di tutto. In questo caso particolare l’autore del rapporto OCSE è il
professor Rosario Drago al quale il MIUR ha affidato l’incarico, ma
delle cui affermazioni il MIUR stesso si dichiara “non responsabile”
Per tornare ai motivi per cui secondo il prof. Drago il lavoro
dell’insegnante in Italia sarebbe “molto appetibile e attraente”,
nonostante le opposte conclusioni cui giungono le ricerche
sociologiche sull’argomento, tralasceremo le problematiche relative
alle coperture pensionistiche, sanitarie o attinenti alla maternità
perché riguardano le caratteristiche del welfare italiano e con tutta
evidenza non hanno niente di specifico per gli insegnanti. Ci
concentreremo invece sugli altri temi: il basso numero di alunni, le
retribuzioni, il numero delle ore lavorate. Gli ultimi due punti sono,
e tali sono stati considerati dalla pubblicistica, in stretta
correlazione.
1 “Il numero di alunni per insegnante
in Italia è più basso della media europea e non supera le 10/11 unità
di studenti per insegnante”.
Qui la questione è annosa e allo stesso tempo molto semplice: dal
momento che ogni volta ci viene riproposto questo dato e ogni volta
non si riesce mai a scoprire un solo insegnante che abbia classi di
10/11 studenti, ma siamo normalmente di fronte a classi di 25/30
studenti, attendiamo dagli studiosi e dai ricercatori la soluzione di
questo incredibile e imperscrutabile mistero statistico.
2 Le retribuzioni.
Mr Rapporto OCSE, il professor Rosario Drago, scrive a questo
proposito:
“In sostanza le retribuzioni dell’insegnante italiano, in questi anni,
non hanno subito variazioni significative, e sembra quindi che
l’insoddisfazione della categoria sia giustificata. Tale scontento è
tanto più sentito quando l’insegnante confronta il proprio reddito
annuale con quello dei colleghi degli altri paesi dell’UE o dell’OCSE”
Dalle tabella 29 del rapporto risulta un dato che la letteratura
sull’argomento ha riconosciuto da tempo, e cioè che mentre le
retribuzioni iniziali degli insegnanti italiani non si discostano
molto dalla media UE e OCSE, quelle a 15 anni di servizio e a fine
carriera risultano spaventosamente basse:
Retribuzioni annuali, in dollari USA
(convertiti in tasso PPP)
degli insegnanti – 2000
Scuola elementare – Stipendio massimo
ITALIA
30.309
MEDIA OCSE 36.145
MEDIA UE 37.133
Scuola media inferiore – Stipendio massimo
ITALIA
33.510
MEDIA OCSE 38.674
MEDIA UE 39.187
Scuola media superiore – Stipendio massimo
ITALIA
35.138
MEDIA OCSE 41.366
MEDIA UE 43.378
Apparentemente non ci sarebbe bisogno di
commenti, ma in realtà, trattandosi di medie, le tabelle nascondono
differenze molto più macroscopiche, perché nelle medie entrano paesi
come l’Italia, la Scozia o Taiwan che abbassano sensibilmente le medie
OCSE. Se gli insegnanti italiani confrontassero le loro retribuzioni
con quelle dei loro colleghi francesi, tedeschi o svizzeri (fino a
70.000 dollari annui), comincerebbero da domani mattina a fare le
barricate.(3) E ci sarebbe da aggiungere
che il rapporto non fa alcun cenno alla questione dei benefits,
(rimborso del viaggio per raggiungere la scuola, buoni pasto,
alloggio, spese professionali), presenti nella maggior parte dei Paesi
europei e sconosciuti in Italia.
Il commento di Mr OCSE tende invece a minimizzare, facendo oscuramente
intendere che ci sarebbe la questione dei carichi di lavoro per cui,
secondo una teoria cara alla CGIL scuola, ora Filc-CGIL, gli
insegnanti italiani guadagnano meno ma lavorano anche di meno.
Vediamo:
Tab.31 – Numero di ore di insegnamento
annuali – Italia e media OCSE e UE
Scuola primaria Scuola secondaria inf. Secondaria superiore
ITALIA
748 612 612
MEDIA OCSE 795,8 724,6 654,7
MEDIA UE 808 684,2 653,4
Se si esclude la scuola media, come si può vedere le differenze
ammontano ad una quarantina di ore annue di differenza rispetto alle
medie OCSE e UE, cioè faremmo un’ora in meno alla settimana. Senza
contare che si tratta ancora una volta di medie:in realtà l’orario di
cattedra dei professori dell’OCSE, se si escludono due o tre paesi, è
simile o inferiore al nostro. In Finlandia (ma non solo), che figura
sempre ai primi posti nelle comparazioni internazionali sul profitto
degli studenti le ore di lezione settimanali sono 16. Sarebbero questi
i diversi carichi di lavoro che giustificherebbero i nostri infami
stipendi, Mr. OCSE?
(1) Cavalli A, (a cura di) Gli insegnanti nella
scuola che cambia-seconda indagine IARD sulle condizioni di vita e di
lavoro nella scuola italiana, Bologna, il mulino 2002.
(2) Cavalli A.(a cura di) Insegnare oggi- Primo
rapporto IARD sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola
italiana, Bologna, il mulino 1992.
(3) Norberto Bottani, Professoressa
Addio,Bologna, il mulino 1994
(4) Norberto Bottani, Professoressa
Addio,Bologna, il mulino 1994