Finanziaria 2007.

Il biennio della discordia

da TuttoscuolaNews N. 262, 9 ottobre 2006

 

Ancora una volta, come  in  una  sorta  di  coazione  a  ripetere,  la questione delle modalità di adempimento  dell'obbligo  di  istruzione innalzato a 16 anni rischia di diventare il principale ostacolo  sulla strada della riforma del sistema educativo italiano.

Scartata la soluzione dei due "sistemi" paralleli e (teoricamente)  di "pari dignità" previsti dalla  riforma  Moratti,  ma  scartata  anche l'alternativa di un obbligo a  16  anni  da  adempiere  esclusivamente all'interno del sistema scolastico, è stata trovata,  e  inserita  in Finanziaria,  una  sofferta  formula  secondo  la  quale  deve  essere consentita a tutti gli allievi  "l'acquisizione  dei  saperi  e  delle competenze previste dai curricola relativi ai  primi  due  anni  degli istituti di  istruzione  secondaria  superiore",  ma  "possono  essere concordati tra il Ministero della pubblica  istruzione  e  le  singole Regioni  percorsi  e  progetti  che,  fatta  salva  l'autonomia  delle istituzioni scolastiche, siano in grado di prevenire e contrastare  la dispersione e di favorire il successo  nell'assolvimento  dell'obbligo di istruzione".

Questi progetti saranno affidati ad apposite "strutture formative  che (...) devono essere inserite in un  apposito  elenco  predisposto  con decreto del Ministro della pubblica istruzione", sentita la Conferenza Stato-Regioni (meccanismo che desta peraltro qualche  perplessità  di non coerenza con il nuovo quadro di competenze definito dalla  riforma del Titolo V). In pratica anzichè i due  "sistemi"  paralleli  voluti dalla Moratti, avremmo  un  unico  sistema  ma  sdoppiato  al  proprio interno tra un'area scolastica "pura" e un'altra che potremmo definire "progettuale", gestita in sostanza dai soggetti attualmente  impegnati nell'offerta dei  corsi  triennali  sperimentali  di  cui  all'accordo quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003.

Una soluzione di evidente compromesso, destinata a suscitare contrasti all'interno dell'Unione, certamente migliorabile, ma per molti aspetti obbligata, perché mira a farsi carico - più  del  mero  innalzamento dell'obbligo scolastico all'interno della  attuali  scuole  secondarie superiori - delle fasce deboli della popolazione scolastica.