Due diverse visioni del mondo della scuola.
Ma . . .
Pasquale Almirante da
DocentINclasse, 20/10/2006
Sono due diverse visioni del mondo della scuola
che difficilmente possono trovare un punto condiviso, anche se
l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di cancellare alcune materie
che oltre ad appesantire il curricolo fanno lievitare il numero dei
docenti. La destra con Letizia Moratti ci ha tentato, con la riforma
della scuola, ma tenendo conto di principi aziendali, ammiccando alle
scuole private e soprattutto poco curando le disparità economiche e
culturali nella convinzione liberista che la classe dirigente sa come
e dove formarsi.
La sinistra invece tenderebbe alla promozione sociale generalizzata,
consentendo tutte le opportunità con una scuola aperta, pubblica e con
ampia scelta di possibilità formative. Da qui l’attesa che il governo
Prodi rimettesse in marcia le speranze dei precari, i miglioramenti
economici, gli investimenti per fare della scuola il fondamento di una
Nazione moderna, avanzata e competitiva su tutti i campi. E invece le
avvisaglie acquattate nella legge finanziaria in discussione al
parlamento stanno mettendo in luce una realtà per certi versi inattesa
perché ancora una volta si tagliano fondi e proprio alla formazione.
La rivista Tuttoscuola ha fatto una proiezione secondi la quale circa
50.000 posti, tra docenti e Ata, andrebbero persi in funzione proprio
della finanziaria, mentre si innalzerebbe il rapporto
alunni/insegnanti pareggiando il conto con l’Europa: che poi è conto
fasullo perché non tiene conto dei docenti di sostegno né dei moduli
alle elementari; ed è pure risultato conto fasullo il rapporto con le
ore di lavoro dei docenti europei, mentre è assolutamente veritiero
quello della disparità di trattamento economico.
Alla proiezione di Tuttoscuola ha risposto la vice ministra Bastico
dicendo che l’obbligo a 16 anni farebbe invece lievitare il numero dei
docenti, in un conflitto numerico buono solo a creare confusione ma
smentendo la promessa di sistemare 150.000 insegnanti a tempo
determinato. Nello stesso tempo nessuno ha detto con chiarezza la
disponibilità economica per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto
a dicembre 2005, mentre sulla revisione della riforma della scuola per
ora si parla di smontaggio e di cacciavite senza evidenti risultati.
Il ministro Fioroni ha detto, durante una interrogazione parlamentare,
ma con assoluta vaghezza, che l’intero comparto del pubblico impiego
disporrebbe di 800 milioni di euro per il biennio 2006/2007 e di 2.193
milioni per il biennio 2008/2009 senza parlare di specifiche
ripartizioni, mentre i Cobas si preparano alla sciopero per il
prossimo novembre e la Gilda bombarda gli acquartieramenti
governativi.
Si straccia le vesti la Cgil-scuola, è critica sulla intera manovra
finanziaria ma fa le solite proposte populiste e generaliste perché il
nodo dei nodi è meglio tralasciarlo: lo Stato non ha soldi e finora la
politica sindacale è stata fatta per dare occupazione a tanti laureati
altrimenti a spasso. Ma non ha sollevato una sola eccezione
relativamente al concorso ordinario a preside, consentendo che la
sospensiva al Tar desse possibilità agli esclusi di entrare comunque,
ma umiliando chi è stato ossequioso della legge dal sindacato stesso
voluta. E’ poi guardingo sul rinnovo del contratto, blandisce la
rabbia dei precari a cui è stato scippato perfino il diritto delle
graduatorie permanenti, attende sulla riforma orami ineludibile della
scuola, sussurra, senza gridare, intorno alla promessa abrogazione del
gradone della legge Maroni sulle pensioni.
Dicevamo di due diverse visioni del mondo tra destra e sinistra ma con
un solo denominatore comune: la mancanza di coraggio istituzionale che
vorrebbe una riforma seria della scuola, un serio e rigoroso e sicuro
reclutamento del personale, dei seri e stabili finanziamenti e una
istruzione assolutamente competitiva col resto del mondo. Per dare
certezze ma soprattutto per emergere dalle perenne apnea in cui da
sempre la scuola si è trovata.