Noi, precari della scuola triplicati in dieci anni.

di Gianfranco Pignatelli, il Venerdì di Repubblica del 3/11/2006

 

Padoa Schioppa, da “barman” dell’economia, ha composto il cocktail, che Fioroni sta per servire alla scuola italiana. Questa la ricetta: in un contenitori rigorosamente non a norma, aggiungi uno 0,4 di alunno per classe, da una scuola per tutti elimina i corsi serali (quelli per lavoratori, s’intende), taglia a fettine sottili un 10% dell’orario didattico agli istituti professionali, riutilizzando - come capita - gli insegnanti perdenti cattedra, dopo averli opportunamente mischiati con quelli sottratti all’educazione tecnica e all’inglese nella scuola dell’obbligo.
Infine, prima di shakerare attieniti alla buona norma (di legge) di non bocciare e servi la mistura, raggelando tutti, con un largo sorriso. Peccato che gli insegnanti, specie quelli precari, non se la bevano. Ai precari i calici amari vengono serviti con sistematicità, da destra e sinistra. Non c’è ministro, a ogni nuova legislatura, che non apparecchi un roboante piano di assunzione “per debellare definitivamente il precariato scolastico”. Le cifre ed i proclami fanno venire l’acquolina: spaziano da 200 mila a 150 mila immissioni in ruolo. Peccato poi che i tagli occupazionali siano sempre prevalenti rispetto alle assunzioni. E così, di razionalizzazione in razionalizzazione, i fondi per l’istruzione sono calati di 2/3 negli ultimi quattro anni mentre i precari nella scuola sono triplicano negli ultimi dieci.

Nota: Il VENERDI di Repubblica - Scalari risponde 03/11/2006