Quanti ci credono e .... Mario Piemontese da ReteScuole dell'1/11/2006
L'attenzione del mondo della scuola in questi
giorni si sta concentrando molto sulla Finanziaria: tagli, obbligo,
assunzioni, finanziamenti alle scuole paritarie e altro. Per alcuni i tagli ci sono, per altri non ci sono, per altri ancora non sono sufficienti. Per alcuni l'obbligo a 16 anni va assolto solo a scuola, per altri a scuola o nella formazione professionale, per altri ancora e sufficiente l'obbligo a 14 anni. Per alcuni non ci sono posti a sufficienza per l'assunzione di 150.000 docenti , per altri ce ne sono in sovrabbondanza, per altri ancora assumere è un crimine perché bisognerebbe licenziarne almeno 200.000 di docenti. Per alcuni è ingiusto dare 100 milioni alle paritarie, per altri è giustissimo perché la scuola è "pubblica" e 100 milioni sono anche pochi, per altri ancora non bisognerebbe dare a nessuno nemmeno un euro perché la scuola va liberalizzata come altri servizi e quindi chi ci vuole andare se la deve pagare tutta.
Dopo un'intera estate trascorsa a trafficare con
il "cacciavite", il ministro Fioroni forse si è stufato di giocare con
il meccano e per il momento sembrerebbe abbia deciso di deporlo nella
cassetta degli attrezzi. A ragion del vero in Finanziaria qualche
svitata c'è. Mettendo per un attimo da parte la spinosa questione
dell'obbligo, sono previsti l'abrogazione degli anticipi nella scuola
dell'infanzia, previsti dal decreto della scuola di base (infanzia,
primaria e secondaria di I grado), e una serie di modifiche al decreto
invalsi relative, come si dice adesso, alla "governance" (se si scrive
così). Questi due decreti sono quelli non salvati dal decreto legge
"mille proroghe", diventato legge a luglio, cioè sono gli unici due
decreti, dei sei complessivi di riforma, per i quali i termini per
apportare modifiche sostanziali sono scaduti. In altre parole bisogna
beccarseli così come sono.
Sul decreto della scuola di base molto si è
detto e molto bisognerebbe continuare a dire, mentre su quello
dell'invalsi poco si è detto e poco continua a dirsi. Qualcosa a fine
agosto si è mosso quando il ministero ha pubblicato una direttiva
sull'invalsi che andava in parte a modificare quella di marzo
pubblicata dalla Moratti. A questo proposito consiglio a tutti la
lettura di un
pezzo che risale al 30 agosto scritto da Gianluca Gabrielli. Sta di fatto che dal 20 al 25 novembre si svolgeranno nelle scuole elementari, medie e superiori le prove invalsi. L'adesione non è più obbligatoria, se mai lo è stata, ma "libera" perché l'indagine non verrà fatta sull'intera popolazione scolastica, ma solo a campione. Naturalmente la libera adesione è possibile fino a quando si costituisce il campione, ma se il campione fatica a saltar fuori, allora la libera adesione decade. Come sono andate le cose fino a oggi? Secondo i dati facilmente reperibili su www.invalsi.it solo il 16,45% delle istituzioni scolastiche (2349 scuole), statali o paritarie, del I e del II ciclo ha chiesto di voler far parte del campione. Sicuramente non ci troviamo davanti a una dichiarazione d'amore per l'invalsi! Non so come debba essere composto il campione e neppure qual è il termine entro il quale debba essere definito, ma sinceramente il dato è decisamente chiaro: la scuola italiana se potesse scegliere rinuncerebbe all'invalsi, altrimenti come si potrebbe giustificare questa scarsissima adesione. Regione per Regione il dato si diversifica e la pecentuale di scuole che ha aderito rispetto al totale cambia anche in modo sostanziale. Si parte dallo 0% delle scuole di lingua ladina o tedesca della provincia di Bolzano, per passare al 16,7% (304 scuole) della Lombardia e al 19% (135 scuole) dell'Emilia Romagna, per arrivare al 29% della Calabria (196 scuole) e il 33% di Molise (32 scuole) e Valle d'Aosta (11 scuole). L'altro aspetto importante è come si distribuiscono le scuole, che hanno decisono di aderire, tra ordini di scuola e tra statali e paritarie.
Ho fatto questo genere di consideazioni per la
provincia di Milano, riassunte nelle due seguenti tabelle. Potrebbe
essere interessante farlo lo stesso lavoro a livello nazionale.
Tab. 1 - Valori assoluti.
Tab. 2 - Valori percentuali.
A Milano e Provincia quasi la metà (44%) delle scuole che ha aderito è costituita da scuole paritarie, mentre il 70% è costituiro da scuole del primo ciclo. La cosa migliore che in questo momento il Governo potrebbe fare, sarebbe sospendere immediatamente tutte le prove invalsi, avere il coraggio di azzerare tutto e di ascoltare anche su questo la scuola.
Mario Piemontese
P.S. Volete sapere se la vostra scuola sarà o
meno nel campione? |