Dopo l'allarme lanciato dai rettori tocca ai presidenti degli enti
di ricerca dire no ai tagli previsti nella Finanziaria

Ricerca, la protesta degli scienziati.
Montalcini: "Non voto la manovra".

Dall'Unione segnali di apertura. Bersani: non sono contrario a modifiche
Enrico Letta: "Non è pensabile una manovra senza il sì della senatrice a vita"

 la Repubblica del 10/11/2006

 

ROMA - Dagli atenei la protesta contro i tagli alla ricerca previsti in Finanziaria, si estende al mondo delle scienze. Con i presidenti dei maggiori enti italiani (Inaf, Infn, Cnr e Asi) che si scagliano contro i 300 milioni di euro volati via dal provvedimento, e la senatrice e premio Nobel, Rita Levi Montalcini, che avverte: "Se rimarranno i tagli alla ricerca, non voterò la Finanziaria". Da Verona, gli risponde in serata il sottosegretario Enrico Letta: "Non è pensabile una Finanziaria del centrosinistra con il voto contrario della senatrice Montalcini. Faremo di tutto per venire incontro alle sue richieste".

"Il mondo degli atenei in questi giorni è una pentola in ebollizione", avverte il rettore dell'Università Roma Tre, Guido Fabiani, nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico 2006-2007. E spiega senza mezzi termini che la politica deve assumersi le proprie responsabilità.

Stessa linea per i presidenti dei principali istituti di ricerca nazionali che fanno capo al ministero della Ricerca e che definiscono "assolutamente drammatica" una situazione "che ci pone nella condizione di dover chiudere dei laboratori, per poter rispettare degli impegni presi a livello internazionale".

Fabio Pistella del Cnr, Roberto Petronzio dell'Infn, Piero Benvenuti dell'Inaf, i fisici Nicola Cabibbo, presidente dell'Accademia Pontificia delle Scienze, Enzo Iarocci, presidente del Council del Cern, e Luciano Maiani, ex responsabile dell'Infn e del Cern oggi si sono riuniti in video conferenza con i Nobel Montalcini e Carlo Rubbia.

E la protesta è scattata all'unisono: "La Finanziaria penalizza esplicitamente lo sviluppo della ricerca italiana perchè pone questo settore così importante per la rinascita del nostro Paese nella voce dei tagli. Oltre ai 200 milioni di euro di tagli che dovranno essere fatti sulle spese intermedie o consumi, che colpiscono università ed enti di ricerca, gli enti di ricerca sono penalizzati ulteriormente dall' articolo 53 della Finanziaria, che toglie 300 milioni di euro al Ministero della Ricerca per via dei tagli a tutti i Ministeri, di cui circa 180 milioni ricadono proprio su di noi".

A tutto questo si aggiunge il blocco delle assunzioni - che risale al 2001 - e una penuria cronica di fondi. Lo scenario prospettato dagli scienziati è drammatico. Per mancanza di fondi verranno penalizzati i contratti a termine dei ricercatori; il mantenimento di alcuni laboratori; oltre al fatto, per la ricerca, di essere tagliata fuori dagli standard internazionali.

Carlo Rubbia ne fa una questione politica: "Se dunque verrà confermata la decisione di tagliare le risorse alla ricerca, il resto del mondo interpreterà questa scelta come una precisa e chiara volontà del nostro governo di chiudere con la ricerca e lo sviluppo in Italia".

E mentre atenei e centri di ricerca fanno le barricate dal mondo della politica arrivano timidi segnali di apertura. L'aumento dei fondi - fanno sapere dalla maggioranza - potrebbe arrivare con il passaggio della manovra al Senato, perchè "il governo ha bisogno di più tempo per intervenire su quanto previsto dal decreto di luglio".

E il ministro Pierluigi Bersani, padre del decreto "accusato" dei tagli ai consumi intermedi che riguardano anche gli atenei, spiega che "non mi opporrei certamente ad una soluzione che, in sede parlamentare, trovasse le condizioni di un miglior equilibrio a vantaggio delle università".

Non ultimo il relatore della maggioranza alla Finanziaria, Michele Ventura, spiega: "C'è un capitolo importantissimo tra quelli ancora aperti: è la ricerca. Per gli enti di ricerca occorre trovare qualche decina di milioni di euro".

Infine secondo Walter Tocci, responsabile Ds per la ricerca che annuncia un subemendamento alla manovra, i soldi, in realtà, già ci sarebbero e che sarebbero allocati male. "Su un miliardo di euro previsti in Finanziaria, 300 milioni sono destinati all' aumento dei bandi per la ricerca e 750 milioni per gli incentivi industriali. Ma i tagli previsti sia dalla riduzione ai vari ministeri che quelli alle spese di consumo, vanno a incidere pesantemente sugli enti di ricerca. Per questo bisogna fare un cambiamento radicale, tanto più che si tratta di un taglio in contrasto con il programma elettorale e l' interesse del Paese".