Il Governatore della Banca d'Italia parla all'università di Roma
"Servono riforme per lo sviluppo e contro il precariato"

Scuola, il monito di Draghi.
"L'istruzione frena la crescita".

la Repubblica del 9/11/2006

 

ROMA - Partire dalle fondamenta per arrivare in alto. Migliorare l'istruzione che è alla "radice" della crescita economica del Paese. Il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in una "lectio magistralis" all'università di Roma, individua in un "preoccupante" deficit di istruzione e in una revisione del sistema "uno dei capitoli fondamentali delle riforme strutturali da realizzare per il rilancio". Secondo Draghi, "l'istruzione è uno dei più importanti capitoli di un'azione di riforma". E' "motore della crescita" particolarmente rilevante nelle fasi caratterizzate da un rapido progresso tecnico. Per questo Draghi definisce "non lungimirante" la distribuzione delle risorse pubbliche all'istruzione che sfavorisce l'università a vantaggio dell'istruzione primaria e secondaria.

Serve, continua il Governatore, un alto livello di istruzione, arma efficace contro la precarietà nel mondo del lavoro, "oggi più elevata che in passato a causa del crescente ricorso a rapporti di lavoro a tempo determinato".

E' ampio l'exursus di Draghi che esamina la situazione dell'istruzione secondaria ed universitaria nel paese, che presenta aspetti di notevole arretratezza rispetto agli altri paesi Ocse. Risultati "insoddisfacenti", a cui si aggiungono "ampi divari territoriali" a svantaggio degli studenti delle regioni meridionali e una elevata variabilità fra istituti scolastici. Un dato per tutti: la dispersione dei risultati dell'apprendimento dei 15enni è tra le più elevate dei paesi Ocse.

Infine Draghi lancia un preciso avvertimento. Nessuno pensi che la ripresa è dietro l'angolo e si faccia abbagliare da timidi segnali di miglioramento: "Nessuno dovrebbe ormai avere dubbi in Italia sull'urgenza di rimettere in moto la crescita economica. Il vivace punto di ripresa congiunturale a cui stiamo assistendo non è certo sufficiente ad avviare una rapida soluzione dei difetti strutturali del sistema produttivo italiano".