Dove va la Gilda?

Gianfranco Giovannone da DocentINclasse, 12/11/2006

 

In “Perché non sarò mai un insegnante” avevo scritto che “L’unico sindacato che si è battuto per proclamare la centralità della professione docente, la dignità del nostro lavoro senza se e senza ma è stata la GILDA, l’unico nel quale si potrebbe stare senza disagio”.

Questa convinzione si è enormemente rafforzata partecipando a molte assemblee della GILDA nelle quali sono stato invitato a presentare il libro , dove ho avuto modo di conoscere moltissimi militanti e una buona parte della classe dirigente di quella che, prima che un sindacato, è un’associazione professionale. Particolare non da poco: i dirigenti locali e nazionali della GILDA, a differenza dei sindacati confederali dove spesso i dirigenti del settore scuola provengono dai postelegrafonici o dai ferrovieri, sono tutti e solo insegnanti. E basterebbe questo a spiegare la diversa sensibilità della GILDA nei confronti delle nostre vere problematiche, la sua maggiore sintonia con i suoi rappresentati.

E tuttavia,anzi, proprio per le grandi aspettative che abbiamo nei suoi confronti, non possiamo esimerci dall’osservare che la GILDA ha progressivamente perso molto del suo smalto, a partire dai tempi eroici del compianto Sandro Gigliotti (anche se le scelte politiche da lui compiute negli ultimi anni della sua vita hanno contribuito non poco alla lacerazione e a una certa paralisi della GILDA).

Sembra che la GILDA sia l’unico sindacato che invece di perdere iscritti li sta aumentando, e questo non può che farci piacere. E da una prima lettura della Piattaforma Contrattuale emergono molte interessanti novità. Innanzitutto una serie di proposte serie ed organiche sul precariato, sulle quali certo dovrà pronunciarsi innanzitutto il CNP, ma che ci sembrano molto avanzate.

Sulle retribuzioni, a parte l’aria fritta sul “deciso adeguamento degli stipendi italiani ai livelli dell’area euro” ( adeguamento che non ci sarà neanche questa volta, sappiamo tutti che avremo i soliti miserevoli 100 euro a regime), ci sembra interessante il secondo punto: “Il raggiungimento del massimo stipendiale in un arco di tempo più breve dell’attuale, in media con i paesi dell’area euro, suddividendo la carriera in scatti triennali”. Perfetto: tutti sappiamo che le differenze tra i nostri stipendi e quelli degli altri paesi sono minime per quanto riguarda gli stipendi iniziali, scandalose se si guarda agli stipendi dopo 15 anni e a fine carriera. Però ci chiediamo: la GILDA ci crede davvero? Si confronterà con gli altri sindacati della scuola con determinazione o è solo una rivendicazione di bandiera?

Dubbi simili riguardano il cavallo di battaglia della GilDA, la contrattazione separata per i docenti. L’ 11 novembre la Gilda ha compiuto un passo importante:

“La Confederazione GILDA UNAMS, interpretando le istanze diffuse e profondamente radicate nelle categorie dei docenti e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola pubblica italiana, di vedere riconosciuta e valorizzata la propria specificità di ruolo, di funzione e di responsabilità, così come sancito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 322 del 13 luglio 2005, chiede di inserire nell’atto di indirizzo sui Comparti e le Aree di contrattazione, in via di definizione, la istituzione di due nuove specifiche e separate aree contrattuali nel comparto scuola: una del personale docente ed una del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario”.

E apprendiamo che il vice- ministro Bastico ha dichiarato che “Sono culturalmente maturi i tempi per l’area di contrattazione separata per i docenti” Ma ci chiediamo: davvero la Gilda crede che il governo di centro-sinistra voglia inimicarsi i sindacati confederali, ferocemente contrari a tale innovazione, o forse non sarebbe stato più realistico provarci seriamente col governo precedente?

Come si può facilmente comprendere i nostri dubbi concernono l’abisso che ci può essere tra lodevoli dichiarazioni d’intenti (come il programma dell’Unione) e la determinazione e la capacità politica di realizzarle. Dubbi che riguardano anche un altro punto della piattaforma contrattuale della GILDA che a noi di docentinclasse.it sta particolarmente a cuore, la questione dei benefits, che nella piattaforma della Gilda si trova sotto la voce “Condizione Professionale”:

“Al fine di favorire l’autoaggiornamento professionale il contratto dovrà
prevedere agevolazioni e contributi per tutte le spese concernenti l’espletamento della professione docente nonchè l’accesso in regime di gratuità a tutti i servizi di interesse culturale, con particolare riferimento a partecipazione a corsi di specializzazione, di formazione, convegni e seminari universitari; ingresso ai musei e ai teatri dell’Unione Europea; acquisto di libri, riviste e sussidi informatici”.

Ottimo: però si tratta delle stesse proposte presentate dalla Gilda per il precedente contratto, proposte che non si discostano molto dalle proposte degli altri sindacati, compresa la CGIL. Chiediamo agli amici della GILDA: perché dovremmo credere che non si tratta di rivendicazioni rituali fatte senza convinzione, come è accaduto negli anni precedenti? E qui,dispiace dirlo, i dubbi sono più che fondati. Come potete leggere nella sezione INIZIATIVE, noi di docentinclasse. it ci siamo impegnati fin dall’inizio sulla questione dei benefits, e con Alessandro Ameli avevamo iniziato un dialogo sull’argomento, dialogo che purtroppo è finito nel nulla. Ho contattato personalmente il vice-ministro Bastico che mi sembrata molto sensibile alla questione, sulla quale peraltro non dovrebbe essere difficile un confronto con gli altri sindacati. Allora: questa volta facciamo sul serio?

Naturalmente, perché la GILDA possa portare avanti con determinazione le proposte che ci stanno a cuore, il primo presupposto è che rafforzi la propria rappresentatività, a cominciare dalle ormai imminenti elezioni delle RSU: non vedo per chi altri possano votare gli ormai numerosi lettori e iscritti di docentinclasse.it.

Gianfranco Giovannone