Finanziaria 2007: allarme tagli o allarme sprechi?

dalla Newsletter di Mariangela Bastico, n. 2 novembre.

 

 

Finanziaria 2007: allarme tagli o allarme sprechi?

La denuncia di un taglio di 50.000 posti si fonda su dati che non tengono conto delle scelte di sviluppo contenute nella Finanziaria 2007, il cui effetto complessivo sarà di incrementare il numero degli alunni e conseguentemente gli organici. Tra queste:

- innalzamento dell'obbligo di istruzione fino a 16 anni
- avvio sperimetale delle sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni
- educazione degli adulti

- istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)

Nemmeno il passaggio da 40 a 36 ore settimanali negli istituti professionali è finalizzato a ridurre il numero dei docenti, ma a superare un carico orario oggettivamente troppo gravoso per i ragazzi. Una parte della riduzione del monte ore sarà destinata a migliorare l'integrazione dei ragazzi stranieri e disabili, a sostenere l'innovazione didattica e a ridurre gli insuccessi scolastici, anche attraverso la costituzione di un organico funzionale di scuola.

I docenti soprannumerari ed inidonei sono posti in mobilità dai ruoli docenti per passare ad altri ruoli dell'Amministrazione dello Stato, quindi non costituiscono taglio di posti.

Infine, deve essere chiaro che qualunque ragionamento sui tagli non si riferisce nè a persone, nè a posti in organico.

 

 


Stabilizzare il personale per qualificare ulteriormente il sistema scolastico è il segno forte della manovra 2007 per la scuola. A questo scopo la Finanziaria ha definito un piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente e ata per gli anni 2007-2009, un piano fondato sulla attuale alta presenza del precariato e sulle previsioni di pensionamenti nei prossimi 3 anni: 102.100 incarichi annuali nell'anno scolastico 2005/06 (corrispondenti al 13% del corpo docente), di cui 42.000 su posti di ruolo e una previsione di pensionamenti pari a 30.000 unità all'anno. Da questi dati risulta evidente che le 150.000 assunzioni non solo sono realizzabili, ma sono necessarie.
Creare allarme nei confronti di persone che da anni lavorano nella scuola, anche nella prospettiva di un lavoro stabile, è particolarmente grave, perchè incide sulle aspettative della vita professionale e sulla qualità dell'insegnamento, che è l'elemento costitutivo essenziale della qualità della scuola.
Il piano più che "esagerato" è quasi insufficiente, soprattutto sono poche le 20.000 assunzioni di personale ata.

 

 


Una scuola dell'obbligo deve avere come obiettivo il raggiungimento da parte dei ragazzi delle conoscenze e delle competenze definite essenziali dalle "Indicazioni nazionali", che connotano i contenuti e i percorsi (Indicazioni curriculari) della scuola dell'obbligo. In corrispondenza dell'elevamento dell'obbligo di istruzione ai 16 anni è impegno del Ministero la ridefinizione dei contenuti del biennio e, in collegamento, della scuola media. Nuovi orientamenti e indicazioni saranno elaborati anche per la scuola dell'infanzia ed elementare, abrogando quelli della Moratti. Definiti i livelli di apprendimento da raggiungere è essenziale individuare modalità didattiche differenziate, finalizzate al successo scolastico, cioè alla riduzione delle ripetenze e degli abbandoni. Questo è il senso della scuola dell'obbligo che impegna la Repubblica ad investire in strutture, tecnologie e personale perchè tutti i ragazzi - tutti e non uno di meno - raggiungano i livelli di istruzione "obbligatori". Il risparmio che ne può derivare è un effetto positivo di una innovata strategia educativa.
Anche in questo caso, come per altri aspetti della Finanziaria sulla Scuola, dunque, gli obiettivi di razionalizzazione si collocano dentro scelte qualitative di carattere didattico e riforme strutturali.

E' certamente fuori luogo pensare che con una Legge Finanziaria si possa dire agli insegnanti "non bocciate". Molto diverso è cercare di quantificare (peraltro in una relazione tecnica) gli effetti finanziari di scelte di politica scolastica. Non sollecitiamo dunque ad essere di "manica larga", ma ad attrezzarci tutti per una scuola che faccia realmente imparare.

 

 

È stato detto che bisognerebbe ridurre drasticamente - di 200.000 posti - il numero dei docenti, magari non licenziandoli in tronco, ma non sostituendo i pensionamenti. Questa affermazione si fonda sul raffronto tra alcuni parametri europei e italiani (Rapporto Docenti/Alunni in Italia è di 1:10 contro una media europea di 1:14; la spesa media procapite per alunno in Italia è superiore a quella degli altri Paesi europei), da cui si ricaverebbe l'eccesso e l'inefficacia della spesa scolastica in Italia. Si propone quindi, come primo contributo, che la Finanziaria non realizzi il piano delle 150.000 assunzioni.
Con 200.000 insegnanti di meno il sistema scolastico italiano avrebbe esattamente lo stesso rapporto di 1 docente per 14 alunni corrispondente alla media europea.
Diamo allora alcuni dati:

 

. Docenti soprannumerari: 4.617 unità
. Docenti inidonei per motivi di salute: 6.785 unità
. Docenti comandati presso altri ministeri, esoneri sindacali, ecc.: circa 25.000 unità
. Docenti dell'educazione degli adulti (computati sulle classi diurne): circa 10.000 unità

Queste circa 46.000 unità dovrebbero essere contabilizzate in modo più appropriato, non come organici di personale docente riferiti ai quasi 8 milioni di ragazzi, sui quali vengono calcolati gli indici numerici.

 

 

. Docenti di sostegno per i disabili: 80.486 unità*
. Incremento di 37.470 classi per effetto della presenza di alunni disabili (meno 5 alunni per classe rispetto al tetto massimo), corrispondente ad un aumento di 74.940 docenti

Oltre 150.000 docenti sono utilizzati per l'integrazione dei ragazzi disabili nella scuola, mediante il sostegno fornito appunto da personale docente, scelta politica di fondamentale importanza, sulla quale non intendiamo retrocedere. Negli altri Paesi europei esistono scuole e percorsi formativi differenziati per i disabili e per i ragazzi in difficoltà, i cui costi sono imputati alle politiche sociali, non all'ordinamento scolastico.

 

 

. Il tempo pieno nella scuola dell'infanzia (nel 90.4% delle classi) comporta l'incremento di 38.215 docenti
. Il tempo pieno nella scuola elementare (nel 24.13% delle classi) comporta l'incremento di 16.297 docenti- Il tempo prolungato nella scuola media (nel 28.64% delle classi) comporta l'incremento di 26.116 docenti

Oltre 80.000 docenti sono dedicati ai modelli educativi di tempo pieno e di tempo prolungato, che intendiamo salvaguardare e valorizzare, in base alle scelte delle famiglie e delle scuole autonome. In numerosi Paesi europei le attività eccedenti l'orario diurno vengono imputate non all'ordinamento scolastico, ma ad altri settori (sociale, del tempo libero, culturale) delle amministrazioni pubbliche.

 

 

. Vanno tenute in considerazione, infine, le caratteristiche geomorfologiche dell'Italia, in cui 16 milioni di ettari sono zone montane, giustamente dotate di scuole che hanno classi con numerosità fortemente inferiore alla media nazionale di 20,6 alunni.

 

Dai dati citati risulta evidente che il presunto numero eccedente degli insegnanti italiani rispetto alla media europea è conseguenza, da un lato, di modalità di calcolo che intendiamo correggere e, dall'altro, di scelte strutturali di politica scolastica che non intendiamo modificare.
Proprio il dato medio di 20,6 alunni per classe, già elevato, che con la Finanziaria intendiamo incrementare a 21, fa luce sulle reali caratteristiche della nostra scuola, nella quale troviamo, in molte realtà, classi molto numerose.
Una riflessione approfondita su questi temi andrà condotta, anche qui in una logica strutturale, nell'ambito della ridefinizione delle Indicazioni sulla scuola dell'obbligo e della riforma della scuola superiore, avendo come obiettivo il superamento dell'eccesso di specializzazioni presenti nella scuola superiore (495 diverse specializzazioni) e riflettendo sulla numerosità delle discipline.

* Il numero delle unità è stato calcolato sulla base degli stipendi effettivamente pagati (sono inclusi docenti di ruolo e non di ruolo); vengono rapportati ad unità docenti part time o che ricoprono spezzoni di orario (ad esempio 3 spezzoni da 6 ore, ricoperti da 3 persone diverse, sono contabilizzati 1 unità).

 

Allarme tagli e allarme sprechi
Allarme tagli e allarme sprechi sottendono idee di scuola contrapposte, ma che portano paradossalmente ad una medesima conclusione politica: non ci sono le condizioni per cambiare nulla.
I primi ritengono che qualsiasi cambiamento si possa fare soltanto aggiungendo risorse e non modificando nulla dell'esistente, prevedendo soltanto un percorso incrementale, di fatto incompatibile con la necessità di governare la spesa.
Per i secondi la scuola è il luogo dello spreco, della inefficienza e della inefficacia, un "disastro" che può essere affrontato solo attraverso un drastico ridimensionamento del personale e delle risorse investite. Solo da qui si può dare inizio alla "rinascita" fondata sulla competizione delle "scuole-aziende" nell'ambito del "mercato dell'istruzione". In sostanza dovrebbe cambiare tutto, per poi prendere atto che, per le troppe resistenze, non può cambiare nulla.
La nostra scelta è quella invece del cambiamento passo passo, in una logica riformista di azioni concrete per il cambiamento. Anche la Finanziaria è un primo strumento legislativo utilizzato. Una finanziaria che contiene le prime norme per realizzare la "scuola che vogliamo", una scuola
- che include e che non lascia indietro nessuno
- più sicura e di qualità
- più autonoma e legata al territorio
- che valorizza l'struzione tecnica e professionale
- che utilizza al meglio le risorse

Una Finanziaria che, nel percorso parlamentare, può essere ulteriormente migliorata.