Riforma
accesso, spunta la laurea.
Il
dpr del Miur con il doppio binario.
da ItaliaOggi del
23/3/2006
Rispunta la laurea come requisito per l'accesso alle professioni di
agrotecnico, geometra, perito agrario, perito industriale, consulente
del lavoro e giornalista. Per gli aspiranti professionisti, però, il
titolo di studio accademico non sarà vincolante. Nel senso che a
queste categorie si potrà accedere anche con il vecchio diploma. E con
un periodo di tirocinio. Insomma, il testo del regolamento del
ministero dell'istruzione che riforma l'accesso agli ordini e relativi
esami, che ItaliaOggi ha potuto consultare, nonostante i rilievi del
Consiglio di stato e dell'Antitrust, non perde il suo impianto
originario. È stato certamente questo nuovo elemento del ´doppio
binario' a rimandare l'esame definitivo da parte del consiglio dei
ministri, preventivato all'inizio per oggi e posticipato alla prossima
settimana. Anche se non è detta l'ultima. Fino a tarda serata, ieri,
dall'Ufficio di Mariagrazia Siliquini facevano sapere che il
sottosegretario al Miur stava lavorando per far mettere il dpr
all'ordine del giorno di Palazzo Chigi.
Le critiche alla riforma.
Quello del dpr sull'accesso è stato un iter a ostacoli. Sin da quando
è stato approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri il 22
dicembre, non sono mancate le critiche da più parti. Accanto agli
informatici, che ancora oggi continuano a lamentare la loro esclusione
dal provvedimento, nel tempo sono arrivate le dure prese di posizione
di regioni, Consiglio di stato e Antitrust. Le autonomie, infatti,
hanno denunciato al Cds il loro mancato coinvolgimento nell'iter
legislativo del dpr, invocando il nuovo articolo 117 della
Costituzione che prevede la competenza concorrente fra stato e regioni
in materia di professioni. A seguire è arrivata la censura di Palazzo
Spada: per innalzare il titolo di studio, dopo la riforma del Titolo V
nel 2001, è necessaria una legge e non un regolamento. Un rilievo
formale, che il Miur attraverso una memoria ha cercato di superare,
confermato anche in un secondo parere di pochi giorni fa. Con
un'aggiunta, però. Il Consiglio di stato, recependo le critiche
espresse con un parere dall'Antitrust, sottolineava anche
l'inopportunità di prevedere il tirocinio obbligatorio per quelle
professioni per le quali ancora oggi non è previsto.
La soluzione del Miur.
All'indomani del parere licenziato dal Cds, la stessa Maria Grazia
Siliquini aveva manifestato tutta l'intenzione di recepire la censura
sui titoli di studio ma non quella sui tirocini. Fra l'altro le
critiche incrociate di Palazzo Spada e dell'autorità garante della
concorrenza nei giorni scorsi non hanno mancato di provocare qualche
malcontento fra i presidenti degli ordini. Categorie come quella dei
giornalisti e dei consulenti del lavoro, del resto, è da tempo che
chiedono al legislatore un accesso alle loro professioni in linea con
le normative comunitarie. Una situazione che ha portato l'ufficio
legislativo del Miur a cercare una soluzione giuridica al problema.
Col doppio binario, infatti, il regolamento non cambia più in maniera
radicale la situazione. Ma prende atto di una tendenza in corso già da
anni. E cioè che agli esami per l'abilitazione si presentano oramai
prevalentemente laureati. L'elemento in più è la definizione chiara
delle classi di laurea che permettono l'accesso.