Programmi. di Fabio Brotto da Cronica XXXIX, 19/3/2006.
Prossime essendo le Elezioni, mi pare opportuno esaminare i Programmi dei due schieramenti per quanto in essi riguarda la scuola. Come è noto, il Programma della CDL è molto sintetico, mentre quello dell’Unione è molto vasto, con moltissimi punti. Anche per quel che concerne in particolare la scuola, è ovvio che all’estrema sintesi dell’uno corrisponda un ampio dispiegarsi dell’altro. Vero è che una sintesi potrebbe essere sostanziosa, e un ragionare diffuso potrebbe essere vacuo. Vediamo dunque le cose da vicino.
Cominciamo dalla brevità della CDL. Mi devo subito correggere, qui non di brevità si tratta, ma di assenza. Non vi è, infatti, un punto specifico che riguardi il sistema dell’istruzione. La scuola è citata nel passaggio introduttivo dedicato alle intenzioni future (5. 6) di aiuto alla famiglia: “garantendo servizi pubblici sempre più di qualità nella scuola e nella sanità”. Poi al Punto 1, dedicato ancora alla famiglia, si legge al sottopunto 3 : “Creazione sul modello francese, di un libretto vincolato per ogni nuovo nato, per aiutare le famiglie nel costo degli studi. Sostegno alle famiglie per una effettiva libertà di scelta educativa tra scuola pubblica e scuola privata”. Poi al Punto 8, Ricerca ed Energia, leggiamo: “Libera trasformabilità delle Università in Fondazioni, in modo da aprire le università italiane ai contributi della società civile, al mercato, all’estero”. Qui è interessante notare come dei nove sottopunti solo i primi due siano dedicati alla ricerca, e i rimanenti sette all’energia. Infine al punto 9, Solidarietà sociale, è scritto: “Continuità nell’assegnazione di libri di scuola gratuiti per le famiglie meno agiate ed estensione fino al 18° anno di età per garantire la fruizione del diritto/dovere all’istruzione”. Potremmo concludere che la CDL vede la scuola come un problema risolto (dalla Riforma Brichetto alias Moratti) e in ogni caso come una realtà secondaria. La cultura in sé per la CDL sembra non essere un valore per il sistema dell’istruzione.
Passiamo all’Unione.
Qui il discorso è più complesso (in apparenza). Qui varie pagine sono
espressamente dedicate alla scuola, l’intero capitolo intitolato
Conoscere è crescere (p. 224 e sgg.). Comincia così: “Apprendere lungo
tutto il corso della vita è un diritto inalienabile di ciascuno. Per
questo è necessaria una scuola inclusiva, di qualità, che non lascia
indietro nessuno”. Ahi! Che belle parole! Mi sembra di riconoscere il
pathos del Ministro Berlinguer. Già l’inizio dice che qui trionfa il
buonismo, unito alla capacità di sognare. La scuola inclusiva di
qualità non mi risulta esistere in alcun paese del mondo. Includere
tutti e mantenere la qualità è difficilissimo. In effetti, poi, non è
chiaro che cosa si intenda per qualità. Inclusivo è il contrario di
esclusivo, e il pari diritto di tutti ad accedere all’istruzione è già
scritto nella nostra Costituzione. Tuttavia, una cosa sono i
sacrosanti princìpi, un’altra le letture che ne vengono fatte. L’inclusività
della Costituzione si coniugava con l’idea della capacità e del
merito. L’art. 34 recita infatti che “I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi”. L’inclusività è una bella cosa quando si traduce in
accoglienza vera degli handicappati e degli stranieri: è abominevole
quando annienta le differenze tra i capaci e gli incapaci, i
meritevoli e i fannulloni. La storia dell’inclusività nel nostro
sistema scolastico è molto più legata al rifiuto di ogni selettività,
di ogni meritocrazia, che al giusto inserimento dei deboli, degli
extracomunitari e dei disabili (e io ne so qualcosa, avendo un figlio
autistico ed essendo presidente di una associazione di genitori di
persone con autismo: la preparazione degli insegnanti di sostegno è
quel che è, ecc. ecc.).
Chiunque vincerà queste elezioni, per le nostre scuole non mi attendo nulla di veramente buono. |