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non tutti piangono.

da Tuttoscuola del 24 marzo 2006

 

Grazie all’Europa oggi è possibile una verifica oggettiva, per quanto parziale, di alcuni risultati della politica scolastica. Infatti l’Italia partecipa all’ambizioso progetto che va sotto il nome di "strategia di Lisbona" e che mira a fare dell’Europa entro il 2010 l’economia basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva del mondo. L’educazione è uno degli assi portanti della strategia e per questo sono stati concordati chiari obiettivi e cinque precisi parametri di riferimento per misurare i progressi fatti verso la loro realizzazione.

Come procede l’Italia nel cammino verso la strategia di Lisbona? Se si fa eccezione dell’obiettivo di incrementare di almeno il 15% il numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia (cresciuto da 46.600 a 66.800, con un incremento di oltre 20 punti percentuali), i risultati del quinquennio trascorso non sono incoraggianti.

Peggiora di cinque punti percentuali il numero dei quindicenni con scarse abilità di lettura. Per quanto riguarda il completamento dell’istruzione secondaria di secondo grado la situazione ristagna: nel 2004 erano il 69% della fascia d’età 20-24 (solo +0,8% rispetto al 2003), lontano dalla media europea (76,4%) e lontanissimo dall’obiettivo dell’85% da raggiungere nel 2010. Altrettanto inadeguata la riduzione del numero degli abbandoni precoci che nel 2010 non dovranno superare il 10%, mentre nel 2004 erano ancora a quota 23,5%.

Infine, per quanto riguarda la partecipazione all’apprendimento durante tutto l’arco della vita, l’Italia continua a registrare uno dei più bassi tassi di partecipazione dell’Unione: 4,7% nel 2004 (+0,1% in due anni) e ben lontano dall’obiettivo medio europeo del 12,5%.