Fassino e Rutelli/1:

riformare la riforma.

da TuttoscuolaNews N. 239, 27/3/2006

 

Piero Fassino e Francesco Rutelli, insieme, a parlare di scuola.

Probabilmente si è trattato dell'unica occasione offertasi ai leader dei due maggiori partiti dell'Unione per fare il punto sul programma di politica scolastica che la coalizione guidata da Romano Prodi propone agli elettori.

Eppure i quotidiani, compresi quelli più vicini ai suddetti partiti, hanno dato scarso rilievo al convegno nazionale promosso dalla CISL Scuola lo scorso 22 marzo, con il titolo "La buona scuola" (sottotitolo: "la scuola per il Paese, il Paese per la scuola"). Un ulteriore segno della avara considerazione riservata dai media alla tematica dell'educazione rispetto al dominante interesse per le questioni dell'economia, della giustizia e della politica estera.

Ma il convegno è stato interessante e importante per vari aspetti. La tavola rotonda coordinata dal direttore di "Tuttoscuola" Giovanni Vinciguerra, alla quale hanno preso parte Fassino e Rutelli insieme al segretario della CISL Pezzotta, ha consentito infatti ai due esponenti politici di dare l'interpretazione autentica del programma scolastico dell'Unione (e verosimilmente del governo Prodi, se il centro-sinistra vincerà) su alcuni nodi strategici.

Il primo è quello del destino della riforma (legge n. 53/2003), e qui il verdetto è stato netto: niente abrogazione, con buona pace dei comitati anti-Moratti, ma revisione più o meno profonda dei decreti legislativi e di alcuni passaggi della legge. Il secondo nodo era quello del secondo ciclo. Fassino e Rutelli hanno convenuto sulla "immeditata sospensione" del decreto legislativo 226/2005.

Ma per fare cosa?