CATTEDRA

«I giovani disimparano a scrivere 

anche il pensiero regredisce».

Punteggiatura latitante, grammatica scarsa e periodi contorti, lunghi e inefficaci

Giuseppe Tesorio, Il Corriere della Sera del 13/3/2006

 

Sognano un futuro da manager e inciampano sul congiuntivo. Dicono, questi benedetti ragazzi, che tanto poi, sul biglietto da visita ci metteranno chief executive o un qualsiasi altro job title che fa lievitare la posizione, e quei difettucci di lingua (scritta e parlata) non si noteranno nemmeno. Diventeranno anche manager business development , ma in molte loro esternazioni letterarie, la punteggiatura è latitante, la grammatica è opzionale, la consecutio temporum , poi, non è neppure stata installata nel software cerebrale. Il risultato? periodi contorti, lunghi e inefficaci. E non solo negli scritti, anche nei pensieri. Competenze perdute: scrivono sempre peggio, leggono sempre meno, fanno male i conti e pensano poco. «È un periodo che sulla scuola piovono critiche da tutte le parti. Il bersaglio prediletto siamo noi, gli insegnanti», si sente colpito, Michele Fucin, che insegna ovviamente italiano. «L'università, giustamente, si lamenta: i nostri studenti sanno sempre meno cose e pure confuse. Dicono che non facciamo scrivere, ma non è vero, è che arrivano impreparati già dalle medie».

Gli insegnanti delle medie respingono l'accusa e passano la palla ai maestri, i quali la rimandano ai rispettivi mittenti. Con buona pace di tutti. Intanto, i ragazzi stentano a scrivere. Adesso anche la calligrafia è diventata un problema: «Qualcuno dei miei studenti riesce a scrivere solo in stampatello perché incapace di concentrarsi sull'andamento morbido del corsivo. Risparmia sul tempo». Il quotidiano inglese The Guardian , in un recente articolo, ha addirittura lanciato l'allarme: con sms, chat, e-mail e segni vari, la scrittura a mano si fa sempre più rara; già dalle elementari si preferisce il computer e alla scrittura manuale.

L'incapacità si sta diffondendo. Con un serio effetto collaterale: regredisce anche il pensiero. Già, la scrittura non è solo un esercizio manuale, ma anche un modo per strutturare i concetti, ordinare le idee, riflettere. E anche in classe c'è un nuovo modo di scrivere, diciamo, minimalista. Il linguaggio rispecchia la complessità del pensiero? Diceva il poeta francese Nicolas Boileau: «Prima che a scrivere, imparate a pensare». E la penna che indugia sul foglio aiuta.