Autonomia a gogò:

a proposito della quota oraria del 20 per cento.

di Aristarco Ammazzacaffè, da ScuolaOggi del 2/3/2006

 

Rimango sempre sbalordito dalla perspicacia, se mi capite, dei testi licenziati da viale Trastevere. Riescono sempre a sorprendermi.

Anche se, ovviamente, meno dell'italico Premier che, soprattutto ultimamente, ci sottopone a sobbalzi unici, rappresentandosi di volta in volta come De Gasperi o Churchil, o Napoleone, o addirittura Gesù Cristo, (però!); e si annunciano ancora, altre sue identificazioni mozzafiato – pensate!- con Riccardo Cuor di Leone e il Faraone Tutankamen, perché gliene hanno parlato bene; ma anche con Giorgio Washington e San Pancrazio, perchè non erano comunisti, e con Vittorio Emanuele II, perché con le donne ci andava meglio che un re.

(Per quanto, va riconosciuto, il personaggio che ha più successo di pubblico e gli riesce meglio è sempre quello di Berluscon, maschera con trucco - il massimo! - dell’eterna Commedia italiana. Dovremo aspettarcelo prossimamente anche nelle vesti di Spiderman contro i sicuri brogli elettorali della sinistra alle prossime elezioni. Sta studiando il modello).

Ritornando a viale Trastevere, l'ultima sorpresa l'ha offerta il Decreto che, a vender panzane, aumenta l'autonomia scolastica al 20%.

Si tratta di un testo ministeriale che attribuisce al "nucleo fondamentale" del Piano studi l'80% del monte ore annuale obbligatorio per tutti. Se ci capite.

Il ragionamento, a seguirlo, è questo: Prendete il Piano studi obbligatorio e prosciugatelo del 20%. Poi prendete questo 20% e utilizzatelo in uno dei seguenti modi: o come se non ci fosse (tutto come prima: semplice esercizio aritmetico per restare in allenamento; se siete invece furbi o scansafatiche, ignorate il decreto ) o ridistribuendolo a piacimento su quello che c'è (praticamente, come prima ma con varianti) o inventandovi dell'altro, però a-gratis.

Se il tutto non fosse ancora chiaro, chiedere direttamente al Ministro, please, che potrebbe anche rispondervi, se così fa comodo, che "non è vero, non è assolutamente vero". Ma solo perché ha la testa altrove. Impegnata com'è, nei giri ai mercati rionali milanesi, ad aggiornarsi sul costo delle zucchine; o, preferibilmente, da Peck Gastronomia, in Piazza Affari, sempre a Milano, a comprarsi aragoste. E crepi l'avarizia!

In assenza del Ministro, potete sempre rivolgervi all'on. Aprea, dietro la quale si agitano a far moine, nell'ordine: i direttori regionali (tipologia prevalente: i“Parigi-val-bene-una-messa”), i subdirettori di settore (maggioranza assoluta: i “Tengo-famiglia”) e dirigenti scolastici (maggioranza relativa: i “Valli-a-capire”. Complessivamente, il 30% circa: e su questo bisogna interrogarsi).

D'altra parte è così che il mondo gira; e rigira e anche raggira.

E tutto questo marchingegno dell'80 e del 20 per cento, sottile e geniale per chi lo apprezza, viene introdotto al fine di cancellare una norma del Regolamento dell’Autonomia (art.8), tanto semplice da essere banale: il monte ore obbligatorio è costituto da una quota per il curricolo nazionale (pensato in misura dell’80%) e da una quota (la restante) per l'integrazione curricolare, affidata alle singole scuole; inoltre, il 15% del curricolo nazionale può essere gestito in autonomia per compensazioni orarie tra le discipline.

Capite ora le ragioni della cancellazione morattiana di queste disposizioni, chiare anche per le massaie di Voghera, le mitiche:

a. si parla nientemeno che di curricolo, che per l'entourage morattiano, è peggio di sesso e spinello, insieme (però!);

b. contiene un messaggio per le scuole del tipo: lo spazio dell’integrazione curricolare è vostro e spetta a voi riempirlo. Cosa che, ne converrete, è da fuori di testa. Pensateci

Ad ogni buon conto, insisto: Moratti sindaco a Porto Val Travaglio (2000 anime, in estate)! Poi ci impegneremo tutti verso i suoi abitanti e apriremo una Pro-loco.