Una scuola uguale per tutti.

  di Nicola Tranfaglia, da Aprile On Line.info del 23/5/2006

 

Montecitorio.

Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, abbiamo apprezzato particolarmente i passaggi delle sue dichiarazioni programmatiche in cui ha sottolineato che l’Italia non deve rinunciare alle sue forze migliori.

Che considera un punto essenziale della sua strategia di governo la promozione della ricerca scientifica, della scuola e dell’università che sono oggi in condizioni assai difficili dopo anni di tentativi di riforma che hanno ridotto le risorse economiche e introdotto fattori evidenti di disuguaglianza e di discriminazione, contrari al dettato e allo spirito della costituzione repubblicana.

Per quel dettato e per quello spirito noi ci battiamo perché il figlio dell’operaio, del contadino, del povero abbia probabilità eguali a quelle del figlio del professionista o dell’imprenditore nel percorrere i gradi successivi del sapere e della cultura.

Lo Stato deve intervenire per assicurare ai meritevoli l’opportunità di andare avanti nel cammino scolastico e universitario fino ai traguardi più alti.

Una democrazia moderna deve assicurare borse di studio e facilitazioni a chi merita di studiare e prepararsi alla ricerca e alle professioni, a prescindere dalla sua condizione economica e sociale.

L’Italia ha bisogno di una scuola pubblica che riaffermi il suo carattere di fattore fondamentale dello sviluppo economico e sociale del paese ma anche della sua caratteristica di scuola laica che tratta allo stesso modo le diverse fedi religiose e le diverse tradizioni di pensiero.

La nostra società ha continuato ad essere troppo familista e troppo poco meritocratica in un’età come quella della globalizzazione e dell’unificazione europea che richiedono, viceversa, di proporre le energie migliori all’interno di tutta la popolazione.

E’ ora su questo piano di imporre una svolta netta e chiara. Noi sosterremo il suo governo con quella tenacia e quello spirito unitario che hanno caratterizzato, dall’inizio della sua storia, la forza politica che qui rappresento.

E’ necessario valorizzare assai di più le energie femminili che soffrono ancora ai gradi alti della politica, come della società, di una insopportabile discriminazione e ci auguriamo che anche su questo piano, come Lei ha detto nella replica al senato, ci siano misure significative ed eloquenti.

Chi, come chi parla, ha insegnato già per 35 anni nella università pubblica in Italia e in altri paesi sa come le donne rappresentino, per numero e per qualità, una risorsa primaria per il nostro futuro di paese moderno e avanzato.

E’ un dato da cui non possiamo prescindere per seguire, invece, una tradizione vecchia e ormai lontana dalla realtà.

L’Italia soffre da anni di una impressionante perdita della competitività nell’innovazione industriale come nella ricerca scientifica e tecnologica.

L’obbiettivo di destinare l’uno per cento del PIL alla ricerca è un obbiettivo difficile ma irrinunciabile nell’attuale situazione.

E ci auguriamo che governo e parlamento si impegnino in questi prossimi cinque anni per raggiungerlo, malgrado i gravi problemi economici e finanziari che incombono.

A chi insegna nella scuola come nell’università deve essere assicurata, con i dovuti controlli periodici, dignità economica e sociale e stabilità di lavoro e di carriera. Il criterio del merito e del lavoro compiuto deve essere al centro di ogni provvedimento in questo campo.

Come lei ha detto nel suo discorso, signor Presidente, è indispensabile che la nostra politica riveda alcuni capitoli generali di spesa pubblica e mostri concretamente l’investimento centrale per l’istruzione e la cultura in ogni sua forma e non si proceda, come è avvenuto nell’era del ministro Moratti, abolendo il tempo pieno nella scuola e procedendo alla precarizzazione dei giovani che lavorano nella scuole e nell’università.
Noi siamo in Europa il paese in cui si leggono meno libri e giornali e in cui si vede di più la televisione.

Non è un primato invidiabile soprattutto perché la pubblicità che sostiene le imprese giornalistiche va per oltre il cinquanta per cento al mezzo televisivo, dominato peraltro, da due oligopoli in una misura che non ha eguali in tutta Europa.

La legge detta Gasparri deve essere riscritta al più presto per garantire la sconfitta degli oligopoli e il riaprirsi di una concorrenza libera in questo settore, salvaguardando peraltro il ruolo essenziale del servizio pubblico.

E’ necessario, quindi, perché gli italiani possano diventare sempre più partecipi della cosa pubblica e abbiano gli strumenti per scegliere in maniera più consapevole che la scuola e l’università si rinnovino con un livello di qualità sempre maggiore, che la ricerca produca risultati sempre più grandi, che la politica dei beni culturali sia più rigorosa e attenta agli interessi pubblici di quanto è stata negli ultimi anni.

Il mondo della cultura e dell’istruzione si attende da Lei segni chiari e costanti di un’inversione della politica compiuta in questi cinque anni che punti alla valorizzazione dei giovani talenti di cui l’Italia è ricca, che investa nelle nuove tecnologie, che favorisca lo sviluppo della nostra industria cinematografica.

Ma anche che riporti il mondo dei musei e delle biblioteche ai suoi giorni migliori apprezzando gli sforzi che tanti fanno al suo interno per porre l’Italia all’attenzione dell’Europa e del mondo per la straordinaria ricchezza costituita dal nostro immenso patrimonio culturale.

Ed è anche sulla base di queste indicazioni che si accompagnano a quelle date nel campo della politica economica e del lavoro, come della politica estera di pace tesa all’unificazione politica dell’Europa e di attenzione verso il Sud dell’Italia e del mondo,della risoluzione dei conflitti di interessi, che noi ci prepariamo a promettere il nostro impegno costante e a sostenere, convinti, il governo che Lei presiede.