Fioroni, un sottosegretario per il sud e riforma costituzionale. di Giuseppe Guzzo La Tecnica della Scuola del 29/5/2006
Un Sottosegretario alla Pubblica Istruzione che segua e coordini in maniera diretta ed esclusiva i problemi della scuola del Sud è stato annunciato in più di un’occasione dal Ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, recentemente in Calabria in occasione della campagna elettorale per le consultazioni amministrative del 28 e 29 maggio.
Nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Catanzaro ha detto: “Necessita accentuare una forte attenzione nei confronti del Sud con una delega specifica della Pubblica Istruzione per le regioni meridionali”. A Crotone, inoltre, dove ha chiuso la campagna elettorale della coalizione di centrosinistra, ha parlato di cultura della legalità che deve essere acquisita dagli studenti nella scuola che deve essere pubblica come pubblica deve essere la sanità. La scuola, ha sottolineato Fioroni - che, intanto, ha preannunciato una serie di provvedimenti per l’ammodernamento degli edifici scolastici e della messa a norma - è un diritto sociale che è stato sacrificato dalla precedente legislatura e che deve essere garantito dello Stato. La notizia del Ministro Fioroni della delega ad un Sottosegretario per la scuola del Sud ha colto di sorpresa il mondo della scuola oltre che quello dell’informazione. A quanti condividono l’idea di una particolare attenzione verso la scuola del Sud per ciò che ne deriverebbe in ordine ad eventuali risorse aggiuntive rispetto a quelle destinate ad altre aree, fanno da contraltare quanti paventano il ritorno delle politiche assistenziali nel nome di un assistenzialismo che tutto sommato si è dimostrato sempre deleterio. La storia dimostra che le politiche delle misure straordinarie, che tante volte ci sono state e che pure hanno consentito di colmare taluni divari infrastrutturali, non sono servite granché per superare il divario tra Nord e Sud. Oggi, infatti, si è cominciato a capire che il gap tra il Nord e il Sud, tra la scuola del Meridione, rispetto a quella delle altre aree dell’Italia, per essere eliminato reclama l’assunzione di altre direzioni, tra le quali prioritaria sembra essere quella culturale. Non è facile, come si vede, affrontare, e risolvere, il divario tra la scuola Meridionale e quella di altre zone italiane, se non si ha il coraggio di farne un fatto culturale. La scuola meridionale deve trovare dal suo interno la forza di non essere vittima di complessi di inferiorità e di avere il coraggio di rimboccarsi le maniche facendo fruttificare al massimo le sue stesse potenzialità, evitando, pure di consentire di essere un terreno di quotidiana colonizzazione. È fin troppo noto, come riscontriamo attraverso la stampa quotidiana locale, che tutte le volte che nelle migliaia di istituti scolastici meridionali si assumono iniziative di natura pedagogica, didattica ecc. si attinge al patrimonio, ricco e variegato, di risorse professionali delle regioni del Centro-Nord, superficialmente, e semplicisticamente, ritenute più evolute scolasticamente. Ne è conseguito, e ne consegue ancora, che mai nel Meridione le energie culturali, che pure ci sono, hanno avuto il modo e le occasioni per potenziarsi e migliorare. Gli stessi atenei meridionali sono snobbati da tanta parte della scuola meridionale che si avvale di accademici e cattedratici di università non meridionali. Fin qui per dire, insomma, che ben venga un’attenzione dell’attuale maggioranza governativa alla scuola meridionale con la creazione di un apposito Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, ma a condizione, che non ci si limiti a qualche finanziamento straordinario, aggiuntivo o perequativo, come si dice oggi, e a patto che le maggiori risorse siano investite per fare fruttificare le risorse culturali del meridione e non si finisca con il foraggiare iniziative prodotte altrove e trasferite poi nel Sud. A parte la creazione di nuove strutture come quelle annunciate dal Ministro Fioroni, il Meridione può contribuire a salvare la sua scuola attraverso il referendum del 25 e 26 giugno abrogando la legge costituzionale che con la sola maggioranza dei parlamentari ha fatto a pezzi la Carta Costituzionale. Con la Legge Costituzionale che viene sottoposta a referendum popolare, di fatto non vengono garantiti i diritti fondamentali costituzionalmente assicurati fino ad oggi come il diritto alla salute e all’istruzione. Se gli Italiani in generale, e i meridionali in particolare, non voteranno per l’abrogazione, il Nord sarà sempre più Nord ed il Sud sempre più Sud. La Legge Costituzionale, se diverrà realtà, spaccherà ancor più l’Italia e i meridionali diverranno la zavorra di cui lo Stato dovrà liberarsi, anziché essere la risorsa per il rilancio di tutta la realtà sociale italiana. Solo così calabresi, siciliani, campani ecc. potranno non essere la palla al piede della nazione. Occorre, infatti, pensare ad un federalismo solidale che riunisca gli Italiani anziché li divida. Ben venga, in definitiva, un Sottosegretario per la scuola meridionale, ma che serva a far crescere la scuola del Sud dal punto di vista culturale anziché essere il sito per l’allocazione di risorse che, come al solito, arriccherebbero il resto dell’Italia. |