Scuole inglesi sganciate dallo stato.
ItaliaOggi del
30/5/2006
La Camera dei comuni inglese ha approvato a
larga maggioranza, lo scorso 24 maggio, la discussa riforma della
scuola caldeggiata dal premier Tony Blair e giunta ormai alla terza
lettura. Quattrocentoventidue i voti a favore e 98 i contrari per un
progetto di legge appoggiato dall'opposizione tory, che ne ha peraltro
consentito il via libera e osteggiato, sino all'ultimo, da numerosi
parlamentari laburisti.
Sono stati ben 46 i voti di dissenso espressi dagli stessi compagni di
partito del premier inglese (ma anche alcune decine di deputati
conservatori hanno votato contro la legge che prevede che i trust
entrino in concorrenza con le scuole private, independent schools, che
non ricevono alcun tipo di finanziamento pubblico). Il più alto
livello di ribellione interna che un governo laburista abbia mai
dovuto affrontare. Va rilevato, infatti, che senza il voto dei
conservatori il progetto di riforma avrebbe ottenuto soltanto 259
consensi e il suo stesso relatore sarebbe stato costretto a votare per
spostare l'ago della bilancia.
Se il provvedimento, proseguendo il suo iter parlamentare, dovesse ora
superare anche l'esame della Camera dei Lord, il volto della scuola
pubblica inglese ne risulterebbe completamente stravolto. Riunite in
trust, le scuole potrebbero di fatto decidere di trasformarsi in
soggetti amministrativi indipendenti e autonomi rispetto alle autorità
pubbliche (Autorità educative locali) mentre della loro gestione
avrebbero la facoltà di occuparsi anche imprese, gruppi religiosi e
fondazioni private.
Parlare però di privatizzazione tout court sarebbe una forzatura
poiché le scuole pubbliche continuerebbero comunque a ricevere
finanziamenti statali.
La riforma blairiana si pone piuttosto in continuità con una delle più
importanti leggi introdotte dai conservatori durante il premierato di
Margaret Thatcher e anch'essa finalizzata a concedere maggiore
autonomia alle scuole. Un motivo ulteriore da parte della sinistra
laburista, che paventa il rischio di un sempre crescente divario tra
l'istruzione destinata ai ricchi e quella riservata ai poveri nonché
differenti modalità d'accesso, per contestarla.