DIMENTICANZE.

Psicopatologia della vita quotidiana dei governanti.

Stefano Borgarelli, da DocentINclasse, 28/5/2006

 

Annotava Freud, nel saggio Dimenticanza di impressioni e di propositi:

«[…] mi piace la carta assorbente di buona qualità e mi propongo di comperarne […]. Per quattro giorni consecutivi me ne dimentico finché mi chiedo il motivo di tale omissione. Lo trovo, ricordandomi che ho l’abitudine di scrivere “Loschpapier” ma di dire “Fliesspapier”. “Fliess” è un amico di Berlino al cui nome proprio in questi giorni si sono associate nella mia mente angoscia e preoccupazione. Non posso liberarmi da questi pensieri, ma l’istinto di difesa […] si manifesta trasferendosi, grazie alla somiglianza fonetica, sul proposito indifferente e perciò poco resistente.» (Psicopatologia della vita quotidiana, Milano, 1975, p. 152).

 

Nelle dimenticanze della vita quotidiana, Freud leggeva gli stessi meccanismi sottostanti alla formazione dei sintomi. Ci difendiamo da un conflitto emotivo spostandone l’importo d’affetto lungo tutte le vie associative possibili. Dal centro alla periferia. Da ciò ch’è più importante, a ciò che lo è di meno.
Una notizia di questi giorni è che

“circa 140 mila insegnanti della scuola superiore italiana e 10 mila presidenti di commissione impegnati nei prossimi esami di Stato rischiano di dovere ricorrere al giudice per ottenere gli 'spiccioli' previsti come compenso per l'esame di giugno”

 

perché il governo Berlusconi

“ha dimenticato di mettere in bilancio i soldi per la maturità.”  Clicca

 

Non avevamo dubbi che tra le voci di spesa, quella che ha a che fare con i compensi per i docenti fosse (sia?) la meno rilevante (né ci sorprende ovviamente l’assenza di quei 150.000 dalla memoria, oltre che dei ministri, anche dei computer di Berlusconi, scrupolosamente aggiornata con le liste dei doni periodici da fare a mogli, figli, nipoti dei dipendenti Mediaset, come si sa dalle puntigliose, orgogliose precisazioni dello stesso ex-Presidente del Consiglio). Da freudiani dilettanti invece, siamo intrigati dallo spostamento (dal più al meno importante) che ha prodotto la dimenticanza.

Gli ex-ministri avranno scritto (immaginiamo) nei loro promemoria “Esami di Stato”, ma poi, come li avranno chiamati tra sé e sé, o chiacchierando tra loro? Verosimile che permanga nell’uso più familiare (anche tra gli ex-ministri), a dispetto della riforma, il termine “Maturità”. Osserviamo (sempre da freudiani dilettanti) che la parola s’associa ad “anzianità”, a “vecchiaia”… Ecco, dev’essersi prodotto così, lo spostamento. Non potendosi liberare dai pensieri (angosciati, preoccupati) legati al pagamento delle pensioni (di “anzianità”), quei poveretti hanno ceduto al loro istinto di difesa, trasferendolo sul proposito indifferente e perciò poco resistente: pagare lo stipendio ai docenti.

Un’ipotesi psicanalitica avvincente, che ci ripaga intellettualmente. Di non essere pagati c’importa molto meno.


Stefano Borgarelli