Prodi non parla di azzeramento della riforma.

da Tuttoscuola del 23/5/2006

 

Nel suo discorso programmatico presentato al Senato giovedì 18 maggio, l’on. Romano Prodi non ha direttamente attaccato la riforma Moratti, limitandosi ad affermare che "dopo dieci anni di riforme e controriforme, è giunto il momento di mettere ordine, fare il punto, cambiare ciò che palesemente non funziona o ciò che appare sbagliato, e dare stabilità". Quel riferimento ai "dieci anni" sembra rappresentare una presa di distanza anche dalla precedente riforma Berlinguer, quasi a voler cercare soluzioni al di sopra dei tradizionali schieramenti.

Un segnale distensivo, il suo, che sottolinea la necessità di riportare serenità e certezze nel mondo della scuola, da troppo tempo disorientato da progetti e controprogetti riformatori. Non provvisorietà di quadro, dunque, ma stabilità delle linee di innovazione che si vogliono portare.

Per questa nuova linea di intervento Prodi ha indicato anche il metodo da seguire, affermando che "Siamo consapevoli che la scuola è una macchina complessa che ha bisogno di un progetto condiviso e di lungo periodo per dispiegare l’efficacia della sua azione educativa."

Condivisione e tempi distesi di attuazione. Condivisione certamente da parte del mondo della scuola, ma, sembra di capire, anche da parte delle altre forze politiche e sociali.

È presto per dirlo, ma, se la strada di riforme è quella bipartisan di concertazione, di accordi, di tempi lunghi e tranquilli per provare, scegliere e gradualmente innovare, saremmo di fronte ad una svolta metodologica che potrebbe salvare anche il merito delle scelte.

La conferma (o la smentita) di questa interpretazione la darà presto il nuovo ministro dell’Istruzione.