Lettera aperta al Presidente della Repubblica
e al Ministro della Pubblica Istruzione.
dai
Comitati per una Buona Scuola per la Repubblica del 29/5/2006
Ci rivolgiamo a Lei,
Signor Presidente, in qualità di garante della nostra Carta
Costituzionale, e a Lei, Signor Ministro, come responsabile di quella
che speriamo possa essere una nuova stagione della Scuola Italiana,
per richiedere la Vostra attenzione particolare ed il Vostro
intervento immediato su quello che ci sembra essere un nodo centrale
per il futuro del nostro Paese: la Scuola.
Siamo i Comitati
Promotori sorti in tutta Italia a sostegno della proposta di Legge di
Iniziativa Popolare "Per una Buona Scuola per la Repubblica"
(depositata in Corte di Cassazione il 6/2 u.s. e denominata “Norme
Generali sul Sistema Educativo di Istruzione Statale nella Scuola di
Base e nella Scuola Superiore. Definizione dei livelli essenziali
delle prestazioni in materia di Nidi d’Infanzia”), e Vi scriviamo
anche a nome degli oltre 65.000 cittadini italiani che, a raccolta
delle firme ancora in corso, hanno finora sottoscritto la nostra
proposta.
Siamo normali cittadini e cittadine, genitori, insegnanti, studenti
che, indipendentemente da appartenenze ideologiche o politiche, in
questi anni si sono impegnati ed hanno lottato per difendere la Scuola
della Costituzione.
La Scuola
della Costituzione, Pubblica, Laica e Pluralista, è una scuola
inclusiva, una scuola che non ammette discriminazioni.
Oggi Vi chiediamo di aiutarci a difendere questa idea e questa pratica
di Scuola.
Crediamo che difendere la Scuola significhi difendere lo Stato
democratico, con l'obiettivo irrinunciabile di garantire la
salvaguardia dei fondamentali diritti costituzionali.
A nostro parere, la possibilità di esercitare tali diritti dipende
dall'opportunità, reale e concreta per tutti, indipendentemente dal
ceto e dal censo, di accedere ad un'istruzione attenta, che sappia
mettere in relazione il sapere ed il saper fare con lo sviluppo della
personalità in senso cooperativo e solidale, non competitivo. La
Scuola dovrà diventare sempre di più il luogo privilegiato per la
formazione del cittadino consapevole.
In questo particolare frangente,
è per noi necessario
ed urgente salvaguardare il diritto di accesso all'istruzione per
tutti e per tutte, in ogni ordine di scuola.
Sappiamo bene che quanto Vi illustreremo di seguito è già ampiamente
conosciuto ed è oggetto del Vostro lavoro istituzionale, ma abbiamo
deciso di rivolgerci a Voi per sottolineare ulteriormente che la
situazione in cui versa la Scuola Italiana è realmente problematica e
rende estremamente incerto il regolare avvio del prossimo anno
scolastico.
Pur ritenendo che l'abrogazione della legge 53/2003 sia una misura
obbligata per creare le condizioni per una reale risoluzione dei
problemi, Vi scriviamo tuttavia per richiedere
provvedimenti urgenti
e mirati, che
possano consentire almeno un normale avvio delle attività scolastiche
fin dal prossimo settembre, per garantire l'effettivo rispetto del
diritto allo studio, e quindi alla cittadinanza, di bambine e bambini,
ragazze e ragazzi. Tale diritto, sancito dalla nostra Costituzione, è
già divenuto precario negli ultimi anni e, se ulteriormente e
gravemente compromesso, potrebbe giungere ad un punto di non ritorno.
Perché ciò non avvenga, Vi chiediamo di
dotare le scuole
statali delle necessarie risorse economiche e del personale adeguato e
qualificato, fin dall'inizio del prossimo anno scolastico 2006/07, a
partire dal ripristino del vero tempo pieno e tempo prolungato laddove
le famiglie ne hanno fatto richiesta,
abolendo invece, in prospettiva, ogni norma inerente gli anticipi.
Risorse e personale in questi ultimi anni sono stati drasticamente
tagliati, inducendo un evidente ed insostenibile stato di sofferenza
nelle scuole, impossibilitate a garantire non solo il regolare
funzionamento quotidiano, ma anche la sicurezza e l'igiene dei locali
scolastici.
Vi chiediamo di
garantire, fin dall’inizio del prossimo anno scolastico,
l’effettiva ed immediata copertura di tutte le cattedre di sostegno
agli alunni ed alle alunne diversamente abili, in relazione alle
concrete e reali necessità.
In pochi anni la dotazione di sostegno si è più che dimezzata, con
ovvie ricadute deleterie che non riguardano esclusivamente il reale e
fattivo inserimento didattico e sociale di alunni ed alunne
svantaggiati; spesso l’intero gruppo classe interessato risente in
negativo di tale situazione di carenza, che comporta un rallentamento
generale dell’andamento didattico ed educativo e, di conseguenza, un
peggioramento della qualità. Chiediamo quindi reali pari opportunità
per tutti e per tutte; chiediamo, anche in questo caso, che venga
difeso il diritto allo studio per chi è svantaggiato e per chi non lo
è.
Riguardo a questo punto siamo convinti che ciò non sia solo giusto in
quanto rispettoso di un diritto costituzionalmente garantito, ma utile
e fecondo per tutti, perché riteniamo davvero che le cosiddette
“diversità” costituiscano motivo di arricchimento culturale, sociale,
personale.
Nello stesso spirito Vi chiediamo di
ripristinare, in
congruo numero, i facilitatori linguistico-culturali nelle situazioni
in cui erano presenti in passato, e di istituirne ex novo in tutti i
contesti territoriali in cui dovesse risultare necessario.
In un momento così difficile e delicato, non si tratta solo di
garantire a tutti e tutte l'effettivo diritto allo studio,
indipendentemente da appartenenze etniche, culturali e religiose, come
dettato dalla nostra Costituzione. Per noi si tratta anche di
risolvere positivamente situazioni di estrema sofferenza ed
emarginazione, sempre più diffuse, che contrastano con qualsiasi
principio di convivenza civile, di solidarietà, di accettazione
dell’altro. La conoscenza reciproca vera, reale, partecipata è l'unico
modo per abbattere i pericolosi ed irrazionali muri del pregiudizio,
dell'ignoranza, della paura, a livello sociale e individuale.
Vi chiediamo di
confermare la piena validità dei programmi e degli orari
d’insegnamento del ‘85 per la Scuola Elementare, del ‘79 per la Scuola
Media e gli Orientamenti del ’91 per la Scuola Materna,
ufficialmente tutt’ora in vigore, in quanto mai abrogati. Vi chiediamo
quindi di
sancire definitivamente la non validità delle “Indicazioni Nazionali”
allegate al D.Lgs. 59/2004.
Questo intervento, che è nei poteri del Ministero, consente di porre
riparo alla revisione unilaterale, discriminatoria, istituzionalmente
scorretta, effettuata sui programmi e sui libri di testo.
Infatti, le cosiddette "Indicazioni Nazionali" sono state adottate in
via provvisoria, senza aver mai seguito il regolare iter
istituzionale, e rese "vincolanti" attraverso una serie di semplici
circolari, cioè seguendo un percorso totalmente anomalo.
Le “Indicazioni Nazionali” sono divenute prescrittive e hanno
costretto tutte le case editrici a produrre libri di testo
“riformati”. Questo ha condizionato irrimediabilmente l'intera
attività didattica, limitando pesantemente tanto la libertà di
insegnamento, quanto il suo adattarsi alle differenti situazioni
socio-culturali del singolo, composito gruppo-classe, o delle
estremamente variegate realtà territoriali (urbane, periferiche,
rurali) che caratterizzano l’Italia.
In aggiunta, questa forzatura normativa ha creato e crea gravi
difficoltà ai tantissimi insegnanti che, durante questi anni di
resistenza alla riforma, si sono attenuti all’impostazione dei
programmi dell’85 per la Scuola Elementare, del ’79 per la Scuola
Media e gli Orientamenti del ’91 per la Scuola Materna, frutto di
grande ricerca ed elaborazione da parte del mondo della scuola.
Le "Indicazioni Nazionali" appaiono invece prive di fondamenti
pedagogici ed epistemologici, per i contenuti che privilegiano e per
la loro distribuzione nel percorso educativo.
Per questo già alla loro uscita esse hanno suscitato forti reazioni da
parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e della
comunità scientifica in generale, a partire dall'Accademia dei Lincei.
Nel lungo e dettagliato documento del 15 luglio 2004, il CNPI espresse
un deciso parere negativo sulle Indicazioni Nazionali in riferimento
sia al metodo sia al merito: irregolare ed anomalo venne considerato
il metodo utilizzato da parte del Ministero nei confronti delle
pertinenze proprie dello stesso CNPI, e vennero rifiutati interventi
emendativi sulle stesse per ribadire la grande distanza tra
l’impostazione di basso profilo in esse contenuta e lo spessore dei
programmi e orientamenti che le stesse pretendevano di sostituire.
Tali critiche furono poi riproposte anche nel documento finale
originale redatto dalla commissione presieduta da Rita Levi Montalcini
e composta da Carlo Rubbia, Don Roberto Colombo dell’Università
Cattolica di Milano e Vittorio Sgaramella dell’Università della
Calabria.
Tale commissione era stata istituita dallo stesso Ministero
dell’Istruzione Università e Ricerca in seguito alle pesanti critiche
relative all'eliminazione della teoria evoluzionistica dai programmi
in questione. Al di là dell'aspetto specifico legato alla teoria
evoluzionistica, nel documento conclusivo originale viene apertamente
criticata l'impostazione generale dei programmi e delle discipline.
In egual modo, l'intero impianto è stato criticato non solo dalla
cittadinanza attiva, da insegnanti e genitori, ma anche da
associazioni laiche e religiose, a partire dal fatto che esso denota
un’impostazione unilaterale, culturalmente limitata e settoriale, ed
in più punti fortemente confessionale: quindi un’impostazione
assolutamente superficiale e né laica nè pluralista, in palese
contrasto con i dettami costituzionali.
Vi chiediamo che vengano
radicalmente
ripensati i provvedimenti adottati negli ultimi due anni in materia di
valutazione del sistema,
che si sono immediatamente rivelati da una parte affrettati, parziali
e superficiali e dall’altra assai condizionanti sia per i docenti, sia
per gli allievi e le allieve, sia per i genitori.
Tale valutazione su scala nazionale ha suscitato innumerevoli e
motivate critiche da parte di insegnanti, genitori, studenti,
sindacati, associazioni e studiosi qualificati di differente
provenienza politica. Essa, per come è stata proposta, impone una
visione del sapere ridotta a puro nozionismo da quiz, nell’ottica di
una certificazione di competenze di bassissimo profilo, con cui
compilare i cervellotici “portfolii” degli studenti e delle
studentesse, in vista dell’annunciata scomparsa dei diplomi nazionali.
Le prove in questione sono state proposte ex abrupto su scala
unificata nazionale, senza tener conto in alcun modo della scansione
graduata dei curricoli delle singole scuole, calibrati sui reali
retroterra socioculturali propri dei diversi territori e dei singoli
alunni ed alunne.
Per questo motivo, come è stato più volte denunciato, un tale tipo di
valutazione non serve in alcun modo a migliorare le situazioni e il
disavanzo linguistico e culturale; al contrario acuisce le distanze,
generando ulteriore frustrazione ed abbassamento dell’autostima,
proprio in quanti necessitano invece di rinforzo. Anche in questo
caso, si osserva nei fatti la negazione delle pari opportunità, non la
loro promozione.
Il rischio che si prospetta, anche sulla base di quanto oggi avviene
in altri paesi dove sistemi analoghi sono già stati adottati da tempo,
prima fra tutti la Gran Bretagna, è quello di un'azione pedagogica
finalizzata non più all'acquisizione di saperi, abilità, competenze
interrelati dinamicamente fra loro, quanto ad un mero nozionismo
acritico, non-riflessivo, di singoli dati contenutistici slegati dal
vissuto reale e da una loro stessa potenziale applicazione nella vita,
lavorativa e non. L’attuale situazione in Gran Bretagna è alquanto
esemplificativa delle disastrose conseguenze di questo impianto
scolastico.
Proseguendo su questa strada, si prefigura a nostro avviso un modello
di scuola dove, come già sperimentato, va avanti solo chi proviene da
classi più favorite sotto il profilo socio-culturale di partenza, il
che corrisponde in genere a situazioni di reddito più favorevoli. La
negazione, quindi, delle pari opportunità sancite dalla nostra
Costituzione.
Sempre in materia di valutazione e certificazione, l’inadeguatezza
di strumenti quali il "portfolio" delle competenze, che tenta di
fissare ciò che per sua natura è mutevole ed in continua evoluzione,
è dimostrata dall’intervento a più riprese del Garante per la privacy
e dall'emissione di due sentenze del TAR del Lazio: il “portfolio”
lede la riservatezza dei dati personali, anche in relazione alla
libertà religiosa, contrastando pesantemente con il dettato
costituzionale.
Vi chiediamo inoltre di provvedere affinché
venga ridotto il
numero di alunni per classe,
premessa indispensabile perché si faccia buona scuola e si comincino a
combattere disagio e dispersione scolastica.
Le classi sono sempre più affollate, a volte anche in deroga alle
normative vigenti sia in materia di sicurezza sia per quanto attiene
il numero di alunni e di alunne diversamente abili. Tale situazione si
è progressivamente aggravata, rendendo impossibile non solo pensare ad
una scuola "di qualità", ma anche, in molti casi, al mantenimento
degli standard precedenti.
Signor Presidente, Signor Ministro, è evidente che la scuola così
configurata non è la scuola che la Costituzione ha inteso consegnare
agli italiani, né quella che può garantire il futuro dei giovani e lo
sviluppo dell'intero Paese.
Vi chiediamo pertanto di intervenire urgentemente affinché la Scuola
Pubblica Statale possa davvero essere e restare un’istituzione
democratica, laica e pluralista, e perché venga avviato immediatamente
il percorso parlamentare che porti al ritiro di tutti i decreti
attuativi della legge 53/2003 riguardanti la scuola dell’infanzia,
elementare, media e superiore, nell’ottica dell’integrale
abrogazione della legge 53/2003 stessa.
Inoltre, Vi invitiamo a riflettere con attenzione sulle
ricadute
che avrebbe l'attuazione completa
della "riforma" nella
Scuola Media,
anche in relazione all'eventuale
applicazione del
decreto relativo alla Scuola Superiore.
Se venisse infatti completato il triennio “riformato” della Scuola
Media e partisse la riforma nella Scuola Superiore,
vedremmo di fatto
sancita la canalizzazione precoce e negate le pari opportunità di
accesso all’istruzione garantite dalla Costituzione, oltre che
distrutta l’Istruzione Tecnica e Professionale Statale.
D’altra parte, il ritiro del solo decreto relativo alla Scuola
Superiore lascerebbe dequalificato un pezzo di percorso scolastico,
come la Scuola Media, compromettendo ugualmente l’applicazione
effettiva dei diritti costituzionali.
Come genitori, insegnanti, studenti riteniamo sia impellente
ricostruire un’idea del fare e dell'essere Scuola, che si attenga
idealmente e concretamente al dettato costituzionale.
Ecco perché Vi chiediamo di intervenire abrogando da subito quei
provvedimenti che hanno coinvolto direttamente i docenti e il tempo
scuola, come, tra gli altri, l’istituzione del tutor, che rompe
collegialità e corresponsabilità del team docente, e la distinzione
tra ore obbligatorie ed ore opzionali. Attraverso tale distinzione,
infatti, si sancisce un modello di scuola non unitario su tutto il
territorio nazionale che, come già sperimentato in questi due anni,
ripropone una gerarchia tra le diverse discipline, annullandone la
pari dignità, in un’ottica pericolosamente indirizzata verso un sapere
ed un processo di apprendimento settoriale e disarmonico.
Nell’intervenire sulla scuola, auspichiamo che
si ricominci a
parlare con il linguaggio della pedagogia,
invece che con quello del mondo economico e aziendale, restituendo
alla scuola stessa la sua piena, autonoma, funzione educativa.
Per noi non è certo un semplice problema linguistico, quanto di
contenuti e di senso ideale e reale di ciò che la scuola dovrebbe
essere, ed è a questo che miriamo con la nostra proposta di Legge di
Iniziativa Popolare, alla quale Vi rimandiamo per ogni ulteriore
specificazione.
Signor Presidente, Signor Ministro, noi siamo dei cittadini, e tali
restiamo, con i nostri diritti e i nostri doveri.
Crediamo che uno dei nostri doveri sia difendere la Scuola Pubblica e
che uno dei nostri diritti sia quello di avere pari opportunità di
accesso all’istruzione.
Non siamo un partito, né un sindacato. Molto modestamente, siamo
cittadini che lavorano insieme per costruire una Buona Scuola per la
Repubblica.
Sappiamo bene che anche Voi lavorate per raggiungere questo obiettivo,
certo in modo diverso e conseguente ai ruoli, alle funzioni ed alle
responsabilità istituzionali, che a Voi la Costituzione affida.
Riteniamo che per quanto riguarda la Scuola occorra il massimo della
condivisione tra Cittadini e Istituzioni, ed è per questo che ci
rivolgiamo direttamente a Voi.
Vi ringraziamo per l'attenzione e Vi auguriamo buon lavoro
I 120 Comitati Promotori della Legge di Iniziativa Popolare “Per una
Buona Scuola per la Repubblica”, 29 maggio 2006
Albano Laziale
(RM)
Anzio (RM)
Aosta
Arezzo
Ariccia (RM)
Bari (2 comitati)
Bollate (MI)
Bologna (8 comitati)
Cagliari (2 comitati)
Campolongo Maggiore (VE)
Carpi (MO)
Casalecchio (BO)
Caserta
Castel Madama (RM)
Castel San Pietro Terme (BO)
Castelvetrano (TP)
Cattolica (RN)
Cernusco sul Naviglio (MI)
Cinisello Balsamo (MI)
Cologno Monzese (MI)
Concorezzo (MI)
Cosenza (2 comitati)
Crespellano (BO)
Ferrara
Foggia
Forlì
Frosinone
Gaggiano (MI)
Genova
Gorgonzola (MI)
Inzago (MI)
La Spezia
Lucca
Macerata
Marano Vicentino (VI)
Matera
Mestre (VE)
Milano (11 comitati)
Modica (RG)
Mogliano Veneto (TV)
Monza (MI)
Napoli (3 comitati)
Nettuno (RM)
Opera (MI)
Paderno Dugnano (MI)
Padova
Palermo
Parma (2 comitati)
Pavia
Pescara
Peschiera Borromeo (MI)
Pino Torinese (TO)
Pioltello (MI)
Pistoia
Prato
Ravenna
Reggio Emilia
Rieti
Roma (16 comitati)
Rovereto (TN)
Segrate (MI)
Senago (MI)
Settimo Torinese (TO)
Siracusa
Sondrio
Taranto
Terni
Torino (2 comitati)
Trento
Treviso
Trinitapoli (FG)
Venezia
Verona
Viareggio (LU)
Vicenza
Viterbo
Zola Predosa (BO)
AID - Associazione Nazionale Insegnanti Diplomati
Associazione Nazionale CIP (Comitati Insegnanti precari)
Comitato di Milano CGD (Coordinamento Genitori Democratici)