Appello della scuola:

«Ritirare subito il decreto Moratti

per le superiori».

di Checchino Antonini da Liberazione del 20/5/2006

 

Ritirare subito quel pezzo di “riforma” Moratti che stravolgerebbe le scuole superiori. E’ ancora il mondo della scuola, dopo il pronunciamento della Flc-Cgil contro la precarietà, a sollecitare il governo entrante. Il fisico Marcello Cini, lo scrittore Edoardo Sanguineti, il pedagogista Benedetto Verteccchi e lo storico Sandro Portelli sono i primi firmatari di un appello del Tavolo “Fermiamo la Moratti” che reclama il ritiro immediato del decreto legislativo sul secondo ciclo, il numero 226 del 2005. Una norma così ingestibile, quella che separa i licei statali dalla formazione professionale, che perfino il passato esecutivo dovette far slittare fissandone la decorrenza per l’autunno del 2007. L’eredità pesante della ministra più contestata della Repubblica, prevede però, che le scuole superiori del paese di trovino a riprendere le attività, già il prossimo settembre, con la programmazione della propria offerta formativa sulla base a quella normativa. «Ci sono casi in cui il semplice trasscorrere del tempo - inizia così l’appello del Tavolo - determina il compimento di fatti che non si condividono e che anzi si vogliono fermare».

Se non fosse stracciato quel decreto, a novembre e dicembre, i ragazzini delle terze medie vedrebbero offrirsi, nelle attività di orientamento, quel sistema scolastico, con la separazione precoce tra istruzione e formazione, che ha trascinato in piazza ripetutamente centinaia di migliaia di cittadini inorriditi. «Il mancato ritiro produrrebbe un’inaccettabile e precoce separazione tra giovani adolescenti ai quali vanno invece garantiti una formazione culturale più duratura, livelli più alti d’istruzione e accesso duraturo alla formazione per essere cittadini più consapevoli nella complessa società della conoscenza», recita ancora l’appello firmato anche dai docenti universitari Anna Maria Ajello, Paolo Batoli, Giancarlo Baronti, Andrea Canevaro, Elisabetta Falchetti, Paola Falteri, Paolo Guidoni, Nicoletta Lanciano, Pietro Lucisano, Giunio Luzzatto, Cristina Papa, Clotilde Pontecorvo, Marianella Sclavi e Silvia Caravita del Cnr.

Tra i soggetti che hanno animato la battaglia contro le cosiddette riforme della ex ministra Moratti - associazioni, sindacati, partiti, collettivi studenteschi - è radicata la consapevolezza che la sospensione immediata del decreto sia la condizione indispensabile per raggiungere molti degli obiettivi fissati dal programma dell’Unione, condiviso in gran parte dal Tavolo medesimo, e per avviare un processo di ricostruzione e rilancio della scuola pubblica di qualità e inclusiva. Resta l’obiettivo, e la cancellazione del 226/05 ne è condizione, di realizzare un processo di cambiamento veramente condiviso «senza il ricatto di una situazione caratterizzata da misure ispirate a un’idea d’istruzione di segno opposto». A partire dall’innalzamento dell’obbligo di istruzione, senza trucchi, secondo Costituzione.

Anche il primo ciclo - elementari e medie - e la scuola primaria domandano la «restituzione di serenità» con un appello analogo del Tavolo che reclama che «nessuno sia costretto, per il prossimo anno scolastico, a doversi misurare ancora con anticipi, tutor, portfolio, tempo-scuola e prove di valutazione standardizzate». Tutte disposizioni morattiane bocciate dalla “scuola reale” attraverso le forme previste dall’autonomia e dagli organi collegiali che la ministra non ha fatto in tempo a stravolgere grazie alla capacità di resistenza dimostrata dal comparto. Più chiaro di così non poteva essere il primo messaggio della scuola della Repubblica al nuovo ministro.