In arrivo il decreto di riforma.
Intanto gli 007 del ministero revocano la parità a 20 istituti
privati.
Maturità, tornano i prof esterni.
Niente più esami di stato con i docenti dello
stesso istituto.
di Alessandra Ricciardi
da ItaliaOggi del 18/7/2006
Commissari interni, adieu. Dal prossimo anno gli
esami di maturità si torneranno a fare con docenti esterni
all'istituto e alla classe dei maturandi. Magari non tutti gli
esaminatori, solo la metà forse, ma comunque le prove finali del corso
di studi superiori non saranno più solo un affare interno. È quanto
prevede un provvedimento a cui sta lavorando il ministero della
pubblica istruzione (approvato definitivamente la scorsa settimana il
decreto sullo spacchettamento dei dicasteri, è tornata la vecchia
dizione). Che deve trovare la quadra, soprattutto sul fronte
finanziario. Ritornare ai commissari esterni comporta infatti un
aumento inevitabile di quei 103 milioni di euro di finanziamento
stanziati quest'anno. Diventa allora decisiva la posizione del
dicastero dell'economia, poco propenso a un aumento della spesa
pubblica.
Si tratterà probabilmente di un disegno di legge, che potrebbe essere
presentato al consiglio dei ministri dell'8 agosto. Fioroni pare
infatti intenzionato a percorrere su questo fronte la via
parlamentare, a non chiudere quella porta aperta dal centro-destra (Udc
e An, in particolare) al dialogo. Dialogo (si veda ItaliaOggi di
martedì scorso) ovviamente circoscritto ad alcune riforme, come quella
degli esami di maturità, appunto. Non certo sul pacchetto complessivo
della legge Moratti, che il ministero sta smontando per via
amministrativa. Un dialogo che è stato già testimoniato la scorsa
settimana al senato, quando quasi all'unanimità l'aula ha approvato
definitivamente il decreto che stanzia i fondi necessari per pagare i
commissari d'esame.
A oggi, hanno lavorato un presidente per ogni sede scolastica (5.425),
con almeno due classi maturande, per 21.697 classi, sei i commissari
per ogni commissione. Si aggira sui 19 mila euro il costo per ogni
istituto, 393 euro il compenso per ciascun esaminatore. A cui si
aggiungono il forfait per le spese di trasferta (170 euro per i
presidenti, 168 per i semplici commissari). Tra l'altro, il servizio
bilancio di palazzo Madama ha evidenziato l'anomalia della trasferta,
giacché la cosiddetta diaria è stata soppressa dall'articolo 1, comma
213 della legge n. 266/2005 per tutti i dipendenti pubblici. E non si
capisce perché invece nella scuola sia ancora pagata.
In discussione anche la figura del presidente unico per tutta la
scuola (´presiede da notaio un gruppo non tollerabile di commissioni',
ha detto Fioroni).
Il faccia a faccia con l'Economia sarà dunque decisivo per decidere la
composizione e i compensi delle future commissioni. Ci sono poi altri
profili, che non hanno rilievi finanziari, su cui il ddl è deciso a
intervenire: è il caso dei crediti e debiti formativi con cui gli
studenti vanno a sostenere la prova finale. È sempre Fioroni a
spiegare, questa volta alla camera, la nuova strategia: ´Dovremo anche
prendere in considerazione la certezza dei debiti che devono essere
stati saldati dagli studenti prima dell'esame finale. Dovremo
prendere, inoltre, in considerazione quando, dove e chi ha diritto ad
anticipare la conclusione dei cinque anni di studio, così come la
possibilità di scambi tra docenti universitari e di scuola, per un
migliore orientamento'.
E intanto il ministero si appresta, per mezzo dei direttori scolastici
regionali, a revocare la concessione della parità scolastica a 20
istituti privati, al termine di una tornata di ispezioni che ha
riguardato anche le sedi degli esami di maturità: in 50 casi sono
stati riscontrati irregolarità insanabili negli esami dei cosiddetti
privatisti, tali da far annullare le prove. Nessuna fuga di notizia,
invece, delle tracce degli scritti. Controlli anche sulla residenze
dei privatisti: a circa 2 mila candidati è stato imposto lo
spostamento in istituti statali o la riassegnazione a istituti delle
località di effettiva provenienza.
Ma il fronte più caldo è stato quello della verifica del possesso dei
requisiti previsti dalla legge perché le scuole private possano
fregiarsi del riconoscimento della parità. Il riconoscimento che
consente di operare nel settore pubblico e di avere i relativi
finanziamenti. Le violazioni più gravi riscontrati dagli 007 del
ministero vanno dal rispetto del contratto di lavoro per i dipendenti
(in alcuni casi è stato riscontrato l'utilizzo di docenti privi
dell'abilitazione all'insegnamento) alla sicurezza degli edifici.