Obiettivi minimi dell’istruzione:
il sogno europeo del 2010.

di Giuseppe Guzzo La Tecnica della Scuola del 21/7/2006

 

Sta fallendo l’obiettivo fissato dalla Conferenza del 2000 di Lisbona, quello di far raggiungere gli obiettivi minimi di istruzione ad almeno il 50/60% di tutta la popolazione europea entro l’anno 2010.

 

Tanto è dimostrato dai dati dell’ultimo Rapporto annuale della Commissione europea dai quali risulterebbe che mano a mano che gli studenti procedono nella loro carriera scolastica aumenta il tasso di abbandono degli studi che arriva a toccare la percentuale del 14,9%.
Quanto più ci avviciniamo alla data del 2010, insomma, l’obiettivo si sta rivelando piuttosto come un sogno, quasi una chimera forse perché è stato fissato in maniera troppo frettolosa, ottimistica e troppo fiduciosa delle possibilità offerte dall’esposizione all’istruzione.
Pochi, in verità, ma significativi, i dati del Rapporto su cui occorre riflettere attentamente: ad essere additati come gli Stati che più degli altri non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati non c’è solo l’Italia, come i critici di professione avevano previsto, ma tutti gli Stati economicamente e scolasticamente avanzati. Insieme all’Italia, infatti, troviamo la Francia e la Spagna.
Paradossalmente, invece, ai primi posti tra le nazioni che hanno già raggiunto gli obiettivi stabiliti a Lisbona, si sono collocati i Paesi dell’Europa Orientale tra cui la Polonia, la Repubblica Ceca e la Slovacchia.
È un viaggiare, come si vede, a due o più velocità. Il che in sé non sarebbe per niente grave. Il problema, purtroppo, è che il divario tra i due gruppi di Stati tende ad aumentare di anno in anno e così continuando a raggiungere gli obiettivi di Lisbona saranno solo taluni Paesi.