DPEF: il 'libro dei sogni' che fa paura.

da Tuttoscuola dell'11/7/2006

 

Il DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria), varato dal Consiglio dei Ministri il 7 luglio, è un documento annuale di previsione, un quadro di riferimento macroeconomico, insomma uno scenario ipotetico per il triennio successivo, che non produce di per sé (a differenza, per esempio, della "manovrina" o della legge finanziaria) effetti immediati e concreti.

Eppure questa specie di dichiarazione di intenti, che è stata autorevolmente definita "libro dei sogni" per il suo carattere meramente previsionale, è stata fin dalla sua nascita al centro di polemiche, ha suscitato forti contrasti, alimentato speranze e soprattutto paure in coloro che a torto o a ragione si sono sentiti colpiti in un loro interesse.

Anche questa volta è stato così, e anche questa volta la scuola (insieme a pubblico impiego, sanità e pensioni) è oggetto di alcuni degli scenari evolutivi ipotizzati dal DPEF, che non poteva non occuparsi di una delle voci di spesa più rilevanti per il Paese. Il documento si limita, per la verità, a segnalare alcune ben note anomalie della spesa per l’istruzione che si verificano in Italia rispetto alle medie europee (per es. l’elevato numero di docenti a parità di allievi, il basso numero di allievi per classe, le scadenti performances dei nostri studenti nelle comparazioni internazionali).

I sindacati della scuola hanno subito alzato un fuoco di sbarramento, temendo soprattutto l’arrivo di "tagli" negli organici. La Flc-Cgil, per esempio, parla di "valutazioni sommarie sulla scuola che sentiamo ormai da 15 anni (...), sempre a prescindere dalle condizioni del nostro Paese, dalla storia della sua alfabetizzazione e scolarizzazione e dalle scelte fatte sul versante degli ordinamenti scolastici, dal tempo pieno all’inserimento degli alunni disabili."

Non diverse le reazioni degli altri sindacati. Per un po’ ci saranno polemiche e precisazioni da parte del governo, come sempre in passato, poi si passerà ai confronti veri: sui contratti, sulla legge finanziaria. C’è davvero da chiedersi se non abbiano ragione coloro che sostengono che di questo "libro dei sogni" (o degli incubi?) se ne potrebbe anche fare a meno.