"Basta a criteri aziendalistici per definire l'organico degli
insegnanti di sostegno".
Audizione del ministro dell'Istruzione Fioroni
alla Camera dei deputati. Tra i temi trattati, il pieno inserimento
dei ragazzi disabili nelle strutture scolastiche, la specializzazione
degli insegnanti di sostegno, la stabilizzazione dei precari, il
ricambio generazionale. Scontro con Aprea, sottosegretario al Miur nel
governo Berlusconi.
di Giuseppe Tuozzo, da
Superabile dell'1/7/2006
ROMA - L'audizione del ministro dell'Istruzione
Giuseppe Fioroni alla Camera, nella quale il nuovo responsabile di
Viale Trastevere ha fatto una panoramica dei problemi e dei programmi
sui quali lavorare, non ha mancato di offrire un acceso confronto con
il sottosegretario al Miur del Governo Berlusconi, Valentina Aprea.
Tra i temi affrontati dal ministro dell'istruzione, il pieno
inserimento dei ragazzi disabili nelle strutture scolastiche è una
priorità e, in quest'ottica, "la specializzazione degli insegnanti di
sostegno deve essere pienamente valorizzata e sottratta al rischio che
vada dispersa per convenienze di vario tipo. Come primo intervento su
quest'insieme di problemi - ha detto il ministro - ritengo importante
rimuovere il bizzarro criterio di definizione dell'organico degli
insegnanti di sostegno che era stato introdotto recentemente che, con
logica tipicamente aziendalistica, calcolava il numero degli
insegnanti di sostegno necessari sul numero totale degli allievi
invece che sul numero degli allievi disabili".
Questo passaggio dell'intervento del ministro ha scatenato le ire
dell'ex sottosegretario all'Istruzione, Valentina Aprea di Forza
Italia, la quale ha interrotto l'intervento di Fioroni e ha
calorosamente invitato il ministro a "non parlare di criteri
aziendalistici, ma di un sistema ragionieristico e statalistico". Ma
questo non è stato l'unico botta e risposta fra Fioroni e Aprea. Al
termine dell'audizione del ministro, infatti, l'ex sottosegretario ha
tenuto una sorta di controrelazione durata circa un'ora, ovvero quasi
tutto il tempo dedicato al dibattito della seduta. Una controrelazione
nella quale Aprea ha difeso punto per punto l'operato del precedente
ministro, Letizia Moratti, che si è conclusa con l'ennesimo scambio di
battute con il ministro. "Voi - ha detto l'ex sottosegretario - non vi
rendete conto che state frenando una macchina in corsa e che così va a
sbattere". Pronta la replica del ministro: "Sarebbe la prima volta in
cui una macchina che viene frenata va
a sbattere, di solito si ferma".
"E' difficile fare tabula rasa quando si tratta di cose scritte e non
realizzate perché non applicate o non applicabili". Così il ministro
dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, commenta, a margine della sua
audizione in commissione Cultura di Montecitorio, le accuse che il
centrodestra gli rivolge di voler distruggere completamente la riforma
varata dal suo predecessore, Letizia Moratti. "Credo - aggiunge
Fioroni - che sia corretto modificare tutto ciò che occorre per dare
alla scuola certezza e per dare dignità alla professione dei docenti e
alla quotidianità di cui i ragazzi hanno bisogno per avere le
competenze che l'Europa richiede. Per fare questo - spiega - va
risistemata una riforma annunciata come epocale, ma la cui epocalità è
pari alla minimalità dei risultati che ha raggiunto".
Per il ministro Beppe Fioroni, c'è bisogno "di un ricambio
generazionale" fra gli insegnanti e "anche di una maggiore presenza
nell'insegnamento di docenti maschi". C'è la necessità di porre
rimedio "all'altissimo numero di insegnanti precari, che costituisce
una emergenza di primaria importanza. La mortificazione professionale
- ha detto infatti il ministro - non è mai una buona compagnia nel
lavoro e tanto meno lo è in una professione che richiede comportamenti
attivi. La stabilizzazione progressiva del precariato - ha aggiunto
quindi il ministro - non è solo un problema ma anche una risorsa e fa
parte di una strategia che comincia ad essere molto caldeggiata anche
in ambito europeo ed internazionale: quella cioè di rendere più
attraente la professione di insegnante".
Per farlo è necessario "procedere alla stabilizzazione progressiva
degli insegnanti precari sui posti disponibili e su quelli che via via
si libereranno per i pensionamenti e dar vita a un piano pluriennale
che consenta il contenimento della riproduzione del precariato agendo
sui criteri di assegnazione degli organici, sull'ampliamento delle
aree disciplinari di riferimento e su una gestione delle supplenze
brevi da parte delle autonomia scolastiche".
Nessuna ennesima riforma a cui legare il suo nome, niente "stati
generali" della scuola di tipo verticistico. Il piano di lavoro del
ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, illustrato ai membri della
commissione Cultura della Camera con un'ampia relazione di 24
cartelle, parte dalla scelta di vivificare l'autonomia scolastica che
ha definito "l'unica illuminata riforma degli ultimi anni", ma
"soffocata, mortificata e non implementata".
Per il ministro l'autonomia scolastica costituisce "il quadro di
riferimento principale dei processi di innovazione e riqualificazione
di cui l'intero sistema educativo ha bisogno; ma pretendere di imporla
dall'alto, con atti dirigistici legislativi o amministrativi sarebbe
un grave errore". Per Fioroni la via giusta in un sistema fondato
sulle autonomie è quella di "attivare processi di trasformazione
condivisi, da un lato smontando, con il metodo del 'cacciavite' ciò
che li frena o li ostacola, dall'altro mettendo in campo ciò che
occorre perché quei processi abbiano come traguardo una maggiore
efficienza e una maggiore equità".