La voce dell’Anp
fuori dal coro dei peana al tutor disapplicato.
da
Tuttoscuola del 18/7/2006
Inneggiano alla vittoria i sindacati
della scuola firmatari della sequenza contrattuale relativa all’art.
43 del CCNL con la quale sono state disapplicate le norme relative al
docente tutor, agli esperti esterni e alla mobilità degli insegnanti.
Non si unisce al coro l’Anp, Associazione nazionale presidi che, oltre
a criticare nel merito i contenuti dell’accordo, esprime un pesante
giudizio sul principio generale messo in atto con tale disapplicazione
di una norma legislativa (www.anp.it).
Dopo aver dichiarato che "sulla questione, il giudizio dell'Anp
differisce da quello delle OOSS che hanno sottoscritto l'accordo", l’Anp
si domanda:
- ma il tutor tanto aborrito era qualcosa che riguardava solo gli
insegnanti o, in primo luogo, gli alunni? ed è normale che il diritto
all’istruzione dei cittadini venga regolato in una dialettica di parti
contrattuali e di interessi privati?
- l’intervento sulla mobilità degli insegnanti – riportata a cadenza
annuale – non incide anche sul diritto degli alunni alla continuità
didattica? o questa è un valore solo quando giova al personale?
- i contratti d’opera sono stati cancellati: eppure il loro scopo era
quello di consentire una risposta flessibile alla domanda degli
utenti. Adesso, in pratica, si potrà solo fare un’estensione delle
materie curriculari obbligatorie.
L’Anp evidentemente non condivide il potere di disapplicare norme
legislative mediante i contratti di lavoro, così come previsto dal
decreto legislativo n. 165/2001 e, soprattutto, non condivide l’idea
che "le questioni relative all'istruzione, che riguardano tutti i
cittadini ed il futuro del Paese, vengono sottratte alle decisioni del
Parlamento per essere decise in una dialettica fra parti private.
Qualunque modifica agli ordinamenti della scuola incide
inevitabilmente sulle condizioni di lavoro del personale. Se il
principio oggi affermato si generalizzasse, - osserva l’Anp - nessuna
riforma sarebbe possibile, né ora né in futuro, se non decisa dalle
parti contrattuali.
Ma la scuola non è solo di chi ci lavora: essa è in primo luogo un
bene dell'intera comunità civile, che ha il diritto di decidere su di
essa alla luce del sole e nel libero confronto delle opinioni di
tutti. Questo confronto ha una sede voluta dalla Costituzione: e
quella sede si chiama Parlamento."