La maturità e la riforma da sempre annunciata. di Giuseppe Guzzo La Tecnica della Scuola del 3/7/2006
Tra poco conosceremo gli esiti del lavoro dell’apposita commissione ministeriale incaricata di presentare una proposta di riforma degli esami di maturità, recentemente promosso ad Esame di Stato.
Una riforma da decenni annunciata alla fine di ogni anno scolastico, ma poi puntualmente disattesa per le difficoltà connesse a qualsiasi azione di riforma che voglia scardinare abitudini consolidate che non sia collocata in un più ampio quadro di reale innovazione. Non sarà facile, infatti, creare un nuovo modello di maturità atteso il consolidamento della fase sperimentale iniziata più di trenta anni addietro in conseguenza delle spinte dell’enfasi della contestazione studentesca del post-sessantotto, enfasi che ancora dura nonostante i vari tentativi di uscirne. Il ritardo nel superamento della fase di sperimentazione, nonostante le dichiarate buone intenzioni di riconversione, rende ancor più difficile ogni mutamento di rotta che si voglia avviare. Qualsiasi azione diretta ad uscire dalla fase di… più che trentennale sperimentazione è stata vista sempre come un tentativo di rendere più difficile ed ostico il superamento dell’esame di maturità, addirittura come una violazione dell’uguaglianza delle opportunità, ridotta di fatto ad egualitarismo ad ogni costo, che per come è stata esercitata ha prodotto più danni che vantaggi alla qualità dell’offerta formativa della scuola. Secondo un recente sondaggio Swg, la maggior parte degli studenti si è dichiarato favorevole all’abolizione dell’esame. Non v’è chi possa negare che , tutto sommato, potrebbe essere anche condivisa l’opinione degli studenti se solo si ricorda che annualmente è la quasi totalità a superare l’esame. Il ritorno alla prassi dei commissari esterni, per questo, sarà un passaggio difficilmente proponibile anche per le indisponibilità delle necessarie risorse economiche dell’attuale momento economico e per lo stallo in cui sono cadute le riforme della scuola secondaria superiore e dell’Università, riforme speculari rispetto a quella dell’esame di maturità. Sembra appunto questo il punto: non si può parlare di riforma dell’esame di maturità, oggi promosso ad Esame di Stato, senza parlare di riforma della scuola secondaria superiore e dell’Università. Che cosa chiederemo agli studenti al termine del loro corso di studio se non abbiamo chiaro in mente che cosa deve dare la scuola e che cosa ha dato nel corso del curricolo pluriennale, ma anche, d’altra parte, ignorando che cosa agli studenti… maturi, o passati sotto il giogo di un Esame di Stato, chiederà l’Università. È questa, a nostro modesto giudizio, la prospettiva entro cui si dovrà muovere il ministro Giuseppe Fioroni di fronte ai dati che gli verranno sottoposti dall’apposita commissione al termine dei lavori. Non servirà che l’esame, di maturità o di Stato, sia affidato ad una commissione diversamente composta o solo arricchito di qualche contenuto in più. Harward, Yale e Princeton, le tre più prestigiose università americane e forse del mondo, garantiscono i migliori quadri alla scienza, alla politica, all’economia degli Usa non perché accolgano gli studenti più preparati, ma sicuramente meglio preparati. La qualità, tutto sommato, conta più della quantità. |