Fioroni.

di Fabio Brotto, 9/7/2006

 

Nomen numen: la scuola fiorirà. Dopo i cinque anni di carestia brichettiana, torneranno per i docenti gli anni delle vacche grasse, tornerà la fecondità. Non solo fioretti o fiori, ma fioroni. E infatti il volto del pingue Ministro reca in sé una lustra letizia. Stabilito che in Italia non esistono conservatori, che da noi è impossibile e impudico definirsi tali (reazionario, poi, è una bestemmia, ed anzi chi affermasse di esserlo sarebbe ritenuto benevolmente persona incline al motto arguto o scemo patentato), e che nel nostro Paese è solo questione dell’essere più o meno convintamente e intelligentemente dediti all’attività riformatrice, è necessario ora chiedersi dove si indirizzerà, e come, la inevitabile azione riformante del nuovo Ministro Fioroni.

Schola sempre reformanda, certo, ma anche reformae semper reformandae. A partire dall’erronea convinzione che le logiche profonde di Brichetto e Berlinguer fossero profondamente distinte, molti nel mondo scolastico auspicano grandi (di nuovo) cambiamenti. La sete di novità è immensa, sembra che tutti siano cupidi rerum novarum. Fioroni, che è stato messo lì donde regna sulla scuola non per particolare competenza ma per esser amico dei vescovi, ha le idee chiarissime, quasi quanto erano chiare quello del glorioso suo predecessore D’Onofrio, il cui straordinario possesso dei congiuntivi gli valse l’incarico di stilare in smagliante forma italiana i nuovi articoli della Costituzione (reformanda). Ebbe a dire il 21 giugno u.s. il nostro reggitore:

L'autonomia è la vera risorsa della nostra comunità scolastica, quella sulla quale costruire il futuro della nostra scuola in un progetto condiviso. Per questo ho emanato il decreto che prevede la possibilità da parte delle singole scuole di modificare fino al 20 per cento i curricoli scolastici. Ciò consentirà per il prossimo anno di individuare percorsi di studio funzionali alle esigenze dei ragazzi e di raccogliere le opportunità comunque espresse nei diversi territori. In questo modo sono garantiti il carattere unitario del sistema formativo nazionale e la valorizzazione del pluralismo culturale.

In questo brano, di straordinaria limpidezza intellettuale, c’è tutta la visione del Ministro. Anzi, poiché bisogna farcire il discorso di anglo, la vision. La visione di un politicante dell’istruzione. Una visione in cui si coglie quel carattere ossimorico che è forse il proprium dell’essere italiano. Infatti, ecco una comunità scolastica che ha come vera risorsa l’autonomia. Credo che qui il Ministro intenda per comunità l’insieme della scuola.

Ma ci si sbaglierebbe a pensare che si tratti di un’autonomia paragonabile a quella della magistratura. No, non è l’autonomia della scuola nel suo insieme, ma quella del singolo istituto. Dunque l’autonomia non è il carattere dell’intera comunità, ma delle sue componenti, dei suoi membri.

E il progetto condiviso quale sarebbe? In realtà in una sola frase emergono due termini, comunità e condiviso, che hanno un forte sapore ecclesiastico, ma che nel contesto appaiono astratti e fuori luogo. E, appunto, un progetto condiviso di comunità autonome mi sembra un ossimoro. Per quanto, non essendo io particolarmente laico, tenderei a preferire una scuola-comunità con un Preside-Priore ad una scuola-azienda con un Dirigente-Manager.

La tendenza alla frammentazione della scuola, allo sfilacciamento del tessuto del sistema dell’istruzione, mi sembra pienamente confermata. In questo senso, appare follemente illusorio l’auspicio di chi tra gli insegnanti sogna il ritorno agli esami di settembre dopo il patente clamoroso fallimento del sistema dei debiti e crediti, mal riposta la fiducia nel ripristino delle commissioni esterne alla maturità (presente nel programma dell’Unione, ma percepito come troppo costoso).

Ora incombono i provvedimenti di Padoa-Schioppa. Essendo un cacciatore, simpatizzerei per il secondo cognome dell’augusto economista (tanto più che in veneto la doppietta è detta al femminile la sciòpa), tuttavia come insegnante prevedo che non vi saranno molti soldi per il miglioramento del sistema dell’istruzione, e me ne dolgo. E siccome lo Schioppa cercherà di sparare anche su Sanità e Previdenza, temo molto per il sostegno all’handicap e per l’inserimento dei non-italiani. Vedremo. Se il debole governo Prodi andrà avanti nel suo faticoso e litigioso cammino, fioriranno forse mille Fioroni, ma saranno ambigui Fioroni del male.