A volo radente . . . per volare alto!

di Maurizio Tiriticco, da ScuolaOggi del 20/6/2006

 

Su “Azienda Scuola” di “Italia Oggi” di martedì 20 giugno a pagina 1 e a pagina 2 è possibile vedere sintetizzata la politica dell’Unione per la scuola. A pagina 1 Alessandra Ricciardi elenca succintamente, ma puntualmente, i provvedimenti normativi a cui il ministro Fioroni sta lavorando per aggiustare le nefaste conseguenze che i decreti legislativi della Moratti hanno provocato ed ancora potrebbero provocare nel nostro sistema di istruzione. A pagina 2 Luigi Berlinguer prospetta quali dovrebbero essere le linee che un sistema di istruzione e formazione di un Paese ad alto sviluppo dovrebbe seguire per rispondere degnamente alla domanda di cultura e di professionalità che, esplicitamente ed implicitamente, emerge dalla nostra società.

Le due pagine in effetti si completano vicendevolmente. Da un lato, occorre volare basso, dissodare il terreno di tutte le erbacce che una gestione improvvida vi ha fatto crescere; dall’altro occorre volare alto perché possano attecchire le nuove piante di cui il giardino del nostro sistema di istruzione e formazione ha assoluta necessità.

Prodi l’aveva detto: abbiamo bisogno di un ministro cacciavite e, qualcuno ha aggiunto: che sappia lavorare di bisturi e di cesello insieme, perché smontare una macchina così infernale ma così astutamente complicata come quella della cosiddetta riforma Moratti non è affatto cosa facile. E i primi passi della nuova politica scolastica fanno bene sperare.

Entriamo nel dettaglio. I primi provvedimenti “cacciavite” più importanti adottati dal nuovo ministro sono nell’ordine i seguenti: il Dm 31 maggio ’06, con cui si sospende il progetto di innovazione del secondo ciclo avviato dalla Moratti; la Cm 45 del 9 giugno, adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto: la Nota 690 del 9 giugno con cui si ribadisce che la valutazione della religione cattolica non va acclusa al documento di valutazione delle discipline di studio, ma indicata su un altro stampato; la Nota 5596 del 12 giugno con cui si liquida l’operazione portfolio (del resto già azzerata di fatto dalla Nota del 9 febbraio dello stesso ministro Moratti, accortasi, anche se in ritardo, della impraticabilità di un documento senza alcuna dignità scientifica e didattica); il Dm 46 del 13 giugno, con cui si afferma che la quota del 20% del curricolo obbligatorio riservata alle Regioni, di fatto, in attesa di un riscrittura di tutta la partita del secondo ciclo, è appannaggio delle istituzioni scolastiche autonome; il Dm 47 del 13 giugno con cui si liquidano le confluenze dei percorsi e corrispondenza dei titoli di studio delle scuole secondarie di secondo grado e, di fatto, si restituisce dignità agli istituti tecnici e professionali statali.

Ma i provvedimenti più importanti sono quelli che saranno adottati nei prossimi giorni con il decreto legge cosiddetto mille proroghe in discussione al senato. Con tali provvedimenti, la precedente scadenza dei dlgs 76/05, relativo al diritto-dovere, e 77/05, relativo all’alternanza scuola lavoro, fissata al 20 novembre 2006, slitta al 20 novembre 2008, e quella dei dlgs 226/05, relativo al secondo ciclo, e 227/05, relativo alla formazione iniziale e al reclutamento degli insegnanti, fissata al 19 novembre 2005, slitta al 19 maggio 2008. Vi è così tutto il tempo perché Stato e Regioni raggiungano un accordo serio e produttivo sul secondo ciclo e delle competenze che spettano all’uno e agli altri enti.

Il nostro ministro “cacciavite” sa guardare anche lontano. Occorre leggere attentamente la Dichiarazione di Mosca dell’1 e 2 giugno u. s., esito dei Ministri del G8 sull’educazione, alla quale la delegazione italiana ha fornito un non indifferente contributo. Cito solo alcuni passaggi: “Nel mondo di oggi, la conoscenza delle scienze, delle scienze sociali e delle discipline umanistiche… sono elementi importanti per la realizzazione personale, la coesione sociale e lo sviluppo socio-economico… L’educazione è un fattore strategicamente importante per creare una società inclusiva… L’educazione è un bene pubblico. Il settore privato può giocare un ruolo importante, a condizione che vi siano quadri di riferimento politici e normativi affidabili e trasparenti… I docenti dovrebbero essere altamente qualificati e le loro competenze dovrebbero corrispondere alle aspettative di società innovative e inclusive… E’ necessario sviluppare sistemi completi di istruzione permanente, dalla scuola dell’infanzia fino all’educazione degli adulti…” Viene anche sottolineata la necessità di sviluppare le capacità intellettuali delle persone non solo perché padroneggino i contenuti, ma anche perché sappiano gestire le informazioni e produrre conoscenze sempre nuove. Occorre puntare su standard elevati nelle scienze e nelle lingue straniere. Si sottolineano anche l’importanza delle Tecnologie della Informazione della Comunicazione e il ruolo dell’istruzione nella integrazioni degli immigrati al fine di facilitare la comprensione reciproca tra le persone e i processi interculturali.

Coniugare l’immediatezza dell’intervento riparatore con la certezza di una visione ad ampio respiro costituisce la forza di un governo illuminato della scuola. Sul tema delle prospettive interviene Luigi Berlinguer. I concetti chiave del suo discorso sono i seguenti: la società sta cambiando rapidamente, le conoscenze implementano sempre più i processi lavorativi ma anche la conduzione della nostra vita civile e i saperi disinteressati perdono quota in favore di saperi, non meno dignitosi ma sempre più finalizzati; con altrettanta rapidità deve cambiare la mission della scuola per la quale occorre una didattica nuova che sappia anche avvalersi delle nuove tecnologie. La linea politica dell’istruzione deve perseguire i seguenti obiettivi:

1) l’istruzione deve essere rivolta a tutti ed a tutti occorre garantire il successo formativo;

2) se l’istruzione deve raggiungere tutti, è necessaria una pluralità di percorsi; a tal fine la risorsa delle autonomie delle istituzioni scolastiche formative è essenziale ed ineludibile, sostenuta dagli insegnanti ed affiancata dal ruolo e dall’iniziativa degli enti territoriali;

3) occorre una continuità di apprendimenti e di formazione in chiave di long life learning, non essendoci più una separazione tra l’età dello studio e l’età del lavoro;

4) vi è un’assoluta necessità di un monitoraggio continuo delle attività e di una valutazione altrettanto continua dei risultati e del trend dello sviluppo;

5) sulla scorta del Titolo V, occorre razionalizzare la gestione dell’istruzione e della formazione con una attenta distribuzione e valorizzazione delle competenze dello Stato, delle Regioni, degli Enti locali, delle Istituzioni scolastiche e formative;

6) occorre riprendere il discorso sui saperi e su di una loro nuova classificazione sulla base dello sviluppo della ricerca e degli stesi processi lavorativi. Occorre stimolare la creatività artistica e musicale; per l’insegnamento scientifico occorre attivare la pratica sperimentale come fondamento primario; lo stesso dicasi per l’insegnamento delle lingue straniere.

A tal fine, conclude Berlinguer, occorre che tutti usciamo dalle gabbie ideologiche e ci si confronti sul da farsi sul terreno di un confronto che sia il più disteso e il più proficuo possibile.

A mio avviso, nell’intreccio dialettico degli aggiustamenti necessari all’hic et nunc e della prospettiva del lungo periodo è essenziale che il Paese si misuri sulla questione istruzione, per il ruolo primario che assume in una società avanzata, complessa e difficile; e che si misurino in primo luogo gli operatori che nell’istruzione e nella formazione lavorano quotidianamente. Il dibattito è aperto: la disponibilità all’ascolto da parte del ministro Fioroni è stata pubblicamente dichiarata. E’ importante che ciascuno faccia la sua parte. I tempi migliori non vengono da soli, ma solo dal contributo di tutti.

E’ bene che la scuola non vada in vacanza! Questa riguarda solo i nostri studenti… ma fino a un certi punto!