Referendum:
la scuola contesa.

da Tuttoscuola del 26/6/2006

 

Il ministro Fioroni si è espresso con molta nettezza sul referendum, sostenendo che "rimettere in discussione la prima parte della Costituzione, quella che riguarda, tra l’altro, l’erogazione di diritti fondamentali come la salute e l’istruzione, significa ritornare a un meccanismo per cui potremo avere la scuola che possiamo permetterci e la salute che possiamo pagare, secondo i soldi che abbiamo in tasca".

Di parere totalmente opposto si è detta Valentina Aprea, già sottosegretaria al MIUR nel governo Berlusconi, secondo la quale "con la vittoria del sì si ritorna allo spirito autentico della Costituzione formale, restituendo la ‘governance’ del sistema allo Stato e trasferendo alle Regioni e alle scuole autonome la gestione e la responsabilità dei risultati". Serve una scuola "rispettosa dell’identità nazionale, ma che sappia valorizzare allo stesso modo le identità regionali, per corrispondere meglio ai bisogni e alle vocazioni dei territori".

La valorizzazione dell’autonomia delle scuole e del ruolo delle Regioni, per la verità, sembra essere un tratto comune ai sostenitori sia del "no" che del "sì", così come la salvaguardia del carattere nazionale del sistema di istruzione, perché in entrambe le versioni dell’art 117 della Costituzione (quella modificata nel 2001 dal centro-sinistra e quella varata nel 2005 dal centro-destra) compaiono le "norme generali" e i "livelli essenziali di prestazione", e in entrambi si prevede la competenza legislativa concorrente per il sistema di istruzione e quella esclusiva delle Regioni per il sistema di istruzione e formazione (con i relativi rischi di sovrapposizione e conflitto).
L’unica, radicale differenza riguarda i poteri di organizzazione del servizio, che nel testo della "devolution" vengono assegnati in esclusiva alle Regioni. Va peraltro ricordato che una sentenza della Corte Costituzionale (n. 13 del 2004) riconosce alle Regioni la competenza in materia di organici (elemento fondamentale dell’organizzazione del servizio), sia pure "a regime".

Così stando le cose è assai probabile che, a prescindere dall’esito del referendum, si dovrà comunque pervenire ad un’ulteriore sistemazione delle materie che riguardano le competenze e i rapporti istituzionali tra lo Stato e le Regioni per tutto il macrosettore dell’istruzione e della formazione.