Inarrivo emendamento del governo
al dl milleproroghe di riapertura dei termini di intervento.

Decreto legge per rifare la Moratti.

C'è tempo fino al 2008. Non ci sarà una nuova legge quadro  

ItaliaOggi del 20/6/2006

 

Un decreto legge per riformare la riforma Moratti. Il ministero dell'istruzione presenterà, entro il prossimo giovedì, un emendamento al decreto legge di proroga termini (n. 325), in discussione al senato. La proposta ministeriale allunga in sostanza di 18 mesi, fino ad arrivare al 2008, i termini previsti dalla stessa Moratti per apportare eventuali modifiche ai decreti attuativi della legge n. 53/2003. La proroga riguarda, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, quattro provvedimenti chiave della riforma: il diritto/dovere (decreto n. 76/2005), l'alternanza tra scuola e lavoro (decreto n. 77/2005), il secondo ciclo d'istruzione (n. 226/2005), la formazione e il reclutamento dei docenti (n. 227/2005). Per questi decreti erano infatti ancora aperti i varchi di intervento previsti da Letizia Moratti. Solo che a utilizzare questi varchi ora sarà il nuovo ministero. E ci sarà più tempo, fino ad arrivare al 2008. Restano invece fuori dalla riapertura delle deleghe il primo ciclo (decreto n. 59/2004) e l'Invalsi (decreto n. 286/2004). In questi casi, infatti, i 18 mesi di intervento sono già scaduti: il 2 settembre scorso, per il primo; il 16 giugno di quest'anno, per il secondo. E il ministero non è voluto intervenire a delega già scaduta.
Avranno forse avuto un peso in questa decisione le indicazioni fatte trapelare dal Quirinale, con le quali ha dovuto già fare i conti il guardasigilli, Clemente Mastella. Nessuna forzatura normativa, ha preteso il Colle presieduto da Giorgio Napolitano, nel rivedere riforme varate dal precedente esecutivo.


E così per questi due filoni, scuola primaria e Invalsi, non ci saranno interventi legislativi. Correzioni, però, sì, utilizzando le armi della regolamentazione amministrativa (a cui Beppe Fioroni ha già fatto ampio ricorso in queste settimane) e contrattuale. È il caso degli anticipi e del tutor: amministrativo il primo intervento allo studio; accordo con i sindacati per il secondo. Il tutto all'insegna della linea soft della microchirurgia normativa, decisa dal nuovo dicastero.

Grazie all'emendamento al dl, invece, ci saranno più tempo e maggiori spazi di intervento per modificare, per esempio, il diritto-dovere all'istruzione, e introdurre quel biennio obbligatorio per tutti, ma non unitario, come più volte chiarito dal viceministro all'istruzione, Mariangela Bastico; oppure, per ridisegnare il sistema delle superiori con tutto quello che ne consegue: nuovi licei, istituti tecnici, formazione professionale. Ma anche per stabilire standard minimi di qualità per l'alternanza scuola-lavoro, che il ministero pare intenzionato a confermare. E comunque la parola d'ordine, in tutti i casi, è sempre quella di non fare interventi a gamba tesa.

I vertici del ministero stanno lavorando a una lunga lista di tavoli di confronto e centri di ascolto, anche via internet, da aprire a tutte le componenti della scuola. Obiettivo: evitare nuove barricate, nessuno vuole lo scontento in piazza, come avvenuto con Letizia Moratti o con Luigi Berlinguer.