I “quadri” di fine d’anno

e la violazione della privacy.

di Giuseppe Guzzo, La Tecnica della Scuola del 20/6/2006

 

Su tutto e su tutti esiste la privacy, ossia quella tutela della vita personale di ognuno, vita privata e vita professionale. Tutela regolamentata da norme giuridiche tante volte intricate e che, perciò, si prestano a più di un’interpretazione.

 


La vita scolastica dell’alunno, soprattutto il momento finale, quello in cui si rende pubblico l’esito del suo rendimento scolastico, insomma, è tutelato dalle tanto enfatizzate norme sulla privacy?
Più specificatamente: viene violata la privacy quando si trascrivono i risultati scolastici finali nelle bacheche delle scuole e si offrono alla pubblica attenzione, per non dire alla pubblica condanna, quando si tratta di ‘bocciatura’?
La domanda non è retorica, né peregrina, se solo si pensa al fatto che dietro ai risultati scolastici ci sono aspirazioni e delusioni, i cui effetti, come dimostra la cronaca recente, possono essere perversi, per non dire drammatici attesa pure la giovane, e tante volte immatura psicologicamente, età degli studenti.
A saper leggere con occhio di esperti e di educatori, una bocciatura non è mai una condanna per la vita.
Ciò non toglie, tuttavia, che leggere accanto al proprio nome il risultato scritto, o solo sottolineato in rosso, possa rappresentare un vero e proprio trauma anche per il più vagabondo degli studenti.
Senza negare che il discorso è di un’ampiezza e di una profondità tali da poter qui essere solo accennato, coinvolgendo motivi di natura psicologica, pedagogica, sociologica ecc., occorre non sottovalutare la funzione della scuola di oggi al cui interno hanno subìto trasformazioni epocali i concetti di istruzione, di formazione, di acquisizione di capacità, di processi di apprendimento e di insegnamento ecc.
Occorre guardare con attenzione chi suggerisce soluzioni alternative alla prassi dei…quadri come chi propone un colloquio personale con l'alunno, per informarlo dei risultati ottenuti, o meglio per confermare quanto lo stesso alunno dovrebbe già aver capito nel corso dell’intero anno scolastico.
C’è, poi, chi suggerisce forme più moderne di comunicazione, dalle tradizionali lettere raccomandate recapitate all'indirizzo di casa fino alle più moderne e-mail.
Fa molto discutere, poi, la proposta di chi suggerisce addirittura l'abolizione degli scrutini di fine d’anno grazie a promozioni automatiche per tutti alla sola condizione di aver frequentato l’anno di scuola.
Le proposte, come si vede, si sprecano secondo il costume abituale di chi è pronto a condannare una prassi consolidata, ma incapace a proporre alternative sensate.
Dobbiamo riconoscere che non è facile imboccare una nuova via anche in questa circostanza. Tutte le proposte sono buone, ma tutte contrastano certamente con un’idea di scuola nuova e diversa, molto diversa, da quella che frequentiamo al momento.
Se cambieremo l’idea di scuola, se finalmente avremo il coraggio di trasformare la scuola non secondo le ideologie del momento o le idee dei ministri pro tempore, ma ne faremo un’occasione di vera formazione, qualsiasi modello di comunicazione del risultato sarà accettabile dall’alunno e la discussione sulla privacy inutile.