I dati delle recenti indagini sulle
competenze possedute dagli studenti quindicenni hanno messo in
luce come i ragazzi italiani si collochino relativamente in basso
nella graduatoria internazionale. Nell’ultimo rapporto Oecd-Pisa
relativo all’indagine 2003, la media delle competenze matematiche
degli studenti italiani si colloca al trentaduesimo posto su
quarantuno paesi, dietro a Polonia, Ungheria, Spagna e Stati
Uniti, e davanti a Grecia, Turchia e Uruguay.
Tuttavia, il risultato medio copre
una realtà molto variegata a livello territoriale. Citando dal
primo rapporto Oecd-Pisa: "Il Nord Ovest e il Nord Est hanno
punteggi analoghi a quelli di Francia e Svezia, il Centro ha un
punteggio che coincide con quello medio dell’Italia, mentre le due
aree del Mezzogiorno hanno un punteggio analogo a quello della
Turchia, superiore solo, tra i paesi dell’Oecd, a quello del
Messico". (1)
Tabella 1 - Punteggi di matematica
per area geografica – scala complessiva – Italia 2003
|
Media |
Errore |
|
|
Standard |
Nord Ovest |
510 |
5,1 |
Nord Est |
511 |
7,7 |
Centro |
472 |
5,6 |
Sud |
428 |
8,2 |
Sud Isole |
423 |
6,1 |
ITALIA |
466 |
3,1 |
La distribuzione delle risorse
Il dato è particolarmente
sorprendente perché il sistema scolastico italiano è
fortemente centralizzato, e in linea di principio dovrebbe
assicurare lo stesso standard formativo a tutti gli studenti,
indipendentemente dalla collocazione territoriale. A questo
concorre anche la definizione di standard omogenei per la
composizione delle classi, l’uniformità dei programmi, la
distribuzione delle risorse didattiche in misura pro-studente.
Altri fattori contribuiscono, però, a differenziare le risorse
complessive di cui godono gli studenti: basta pensare all’ambiente
familiare, non solo in termini di risorse economiche, ma anche
culturali. Ma potremmo aggiungere la dotazione di risorse
culturali (biblioteche, musei) e il clima culturale di un
territorio, da taluni identificato nel capitale sociale dello
stesso. Questi aspetti sono scarsamente studiati in Italia, dove
ci si scalda molto sul contenuto dei programmi ministeriali, e si
perde magari d’occhio la distribuzione delle risorse materiali.
Un passo avanti nella conoscenza della distribuzione delle risorse
scolastiche è stato recentemente compiuto da una ricerca
commissionata da Invalsi a Mipa sulla ricostruzione della spesa
complessiva in istruzione dell’Italia. (2)
Per sapere quanto l’Italia spende per l’istruzione occorre fare
riferimento ai dati pubblicati annualmente dall’Oecd nel volume
Education at a glance: vengono stimati seguendo linee-guida
omogenee tra i paesi, ma non necessariamente individuano
l’ammontare complessivo di spesa per ogni livello formativo. Un
semplice confronto tra quanto pubblicato dall’Oecd e quanto
ricostruito dal gruppo di ricerca, indica come la comparazione
sia problematica, anche se occorre considerare che le due
valutazioni rispondono a finalità differenti. In tabella 2 si nota
come il divario, per quanto riferito a due anni contigui, risulti
consistente, comportando una stima più elevata per scuola
dell’infanzia, elementare e media superiore, e una stima inferiore
nel caso della scuola media inferiore. La ragione principale della
difficoltà di stima consiste nell’evitare la doppia imputazione
delle poste in bilancio: se lo Stato trasferisce fondi alle
Regioni per il diritto allo studio, e a loro volta le Regioni
rigirano parte di questi fondi agli enti locali in quanto
"terminali di spesa", semplicemente sommando le voci di spesa
relative all’istruzione dei tre comparti della pubblica
amministrazione si corre il rischio di triplicare la spesa. Questa
ricostruzione richiede la riclassificazione di tutti i bilanci
degli enti che vi sono coinvolti, ed è necessariamente esposta ad
assunzioni semplificatrici, che evidentemente differiscono nelle
metodologie adottate dai due approcci.
Tavola 2 – Spesa complessiva per
studente ai vari livelli scolastici – Italia
|
infanzia |
elementare |
media inferiore |
media superiore |
Gruppo Invalsi-Mipa euro – solo
spesa pubblica – anno 2003 |
4 870 |
6 546 |
6 551 |
6471 |
Oecd 2005, Education at a
glance – US$ convertiti usando PPP=0.82 €/1 $ - solo
spesa pubblica – anno 2002 |
4 465 |
5 929 |
6 620 |
5 921 |
Ma l’obiettivo del gruppo di ricerca
è stato più ambizioso. Sulla scia di due precedenti indagini
promosse dagli stessi enti lungo la medesima linea di ricerca,
questa volta ci si è prefisso il fine di stimare la spesa
complessiva con disaggregazione per ordine di scuola a
livello regionale. È stata esclusa l’università in quanto non
distribuita uniformemente sul territorio nazionale e anche perché
non è frequentata dalla maggioranza di ciascuna coorte di età. La
procedura di valutazione è stata messa a punto per un anno base di
riferimento, il 2003. I ricercatori hanno riclassificato i bilanci
dei ministeri interessati, delle Regioni, delle province a statuto
speciale e degli enti locali. Hanno inoltre stimato la spesa delle
famiglie a partire dall’indagine sui consumi dell’Istat.
I risultati sono riportati in tabella 3: si evince che il costo
medio di uno studente che passasse attraverso tutti gli ordini
di scuola, da quella dell’infanzia fino alla scuola superiore,
rispettando la durata regolare del corso degli studi, sarebbe pari
a 110.797 euro, imputabili per un terzo a scuola
elementare, un terzo a scuola media superiore e un quinto a scuola
media inferiore.
Ma la cosa che sorprende maggiormente è la variabilità
territoriale di questa spesa.
Pur tralasciando le province a statuto speciale, su uno studente
veneto o molisano che completasse la scuola secondaria rimanendo
nella sua Regione, verrebbero investiti più di 120mila euro,
mentre per uno studente ligure o uno pugliese si spenderebbero
poco più di 90mila euro.
È una differenza dell’ordine del 25 per cento, e sorge spontanea
la domanda su quale ne sia la fonte. Calcolando la variabilità al
livello nazionale, le maggiori differenze si osservano ai due
estremi della carriera scolastica: nella scuola dell’infanzia e
nella scuola secondaria. Se nel primo caso se ne può attribuire la
responsabilità agli enti locali, che hanno capacità di spesa molto
differenziata, più difficile è spiegare le disparità a livello di
scuola secondaria. In parte, si può far riferimento alla presenza
differenziata delle diverse tipologie di scuola secondaria, le
quali comportano oneri assai differenti: basti pensare ai costi di
gestione di un liceo artistico in confronto con quelli di un
istituto tecnico o di un liceo classico.
Tavola 3 – Spesa complessiva
(pubblica e privata) per studente per livello scolastico e per
regione
– Italia 2003 - euro
Regioni |
infanzia |
elementare |
media inferiore |
media superiore |
totale |
Piemonte e Valle d’Aosta |
6 481 |
8 194 |
8 290 |
9 193 |
131 245 |
Liguria |
1 699 |
7 013 |
6 511 |
7 013 |
94 761 |
Lombardia |
5 109 |
8 150 |
7 782 |
8 095 |
119 901 |
Veneto |
7 651 |
7 628 |
7 370 |
8 184 |
124 124 |
Trentino |
7 096 |
15 095 |
9 795 |
10 154 |
176 922 |
Friuli-V.G. |
5 169 |
7 323 |
7 560 |
8 347 |
116 537 |
Emilia-Romagna |
5 107 |
7 802 |
7 551 |
8 427 |
119 120 |
Toscana |
6 059 |
7 438 |
7 304 |
8 173 |
118 141 |
Umbria |
6 332 |
7 294 |
7 636 |
8 205 |
119 402 |
Marche |
6 317 |
7 075 |
7 150 |
7 986 |
115 703 |
Lazio |
5 116 |
6 703 |
6 804 |
7 739 |
107 972 |
Abruzzo |
6 566 |
6 755 |
7 021 |
7 805 |
113 557 |
Molise |
6 250 |
7 648 |
8 118 |
8 186 |
122 270 |
Campania |
4 777 |
5 769 |
6 781 |
6 378 |
95 410 |
Puglia |
4 701 |
5 460 |
6 150 |
6 814 |
93 924 |
Basilicata |
6 125 |
7 290 |
7 791 |
7 441 |
115 402 |
Calabria |
5 536 |
7 135 |
7 611 |
7 551 |
112 870 |
Sicilia |
4 856 |
5 989 |
6 743 |
7 137 |
100 424 |
Sardegna |
6 404 |
7 283 |
7 877 |
7 493 |
116 727 |
Italia |
5 183 |
7 041 |
7 238 |
7 666 |
110 797 |
coefficiente di variazione
(componenti pesate con il numero di studenti) |
0.195 |
0.149 |
0.114 |
0.171 |
0.147 |
Questa impressione è confermata dai
dati della tabella 4, che riportano una misura di dispersione fra
Regioni per combinazioni di ente finanziatore e livello di
istruzione. Da essa si nota come la variabilità della spesa in
istruzione secondaria sia principalmente imputabile alla
formazione professionale, gestita essenzialmente dalle
province. La maggior variabilità della spesa per la scuola
dell’infanzia è invece attribuibile ai contributi regionali. La
spesa dell’amministrazione centrale presenta minori disparità,
registrando la più bassa variabilità a tutti i livelli di scuola.
Va infine ricordato che la riclassificazione dei bilanci ha
permesso di aggregare le poste per tipologia di spesa (personale
docente, funzionamento, investimento, trasferimenti alle
famiglie), che a loro volta possono contribuire a differenziare la
spesa in istruzione.
Tavola 4 – Dispersione nei livelli di
istruzione per ente finanziatore
|
stato |
regioni |
province |
comuni |
famiglie |
totale |
infanzia |
0.295 |
1.549 |
- |
0.446 |
0.310 |
0.230 |
elementare |
0.075 |
0.609 |
- |
0.462 |
0.280 |
0.117 |
media inferiore |
0.075 |
0.476 |
- |
0.435 |
0.144 |
0.067 |
media superiore |
0.062 |
0.623 |
0.476 |
0.497 |
0.151 |
0.093 |
formazione professionale |
0.391 |
- |
0.993 |
- |
- |
0.909 |
totale |
0.090 |
0.738 |
0.672 |
0.428 |
0.178 |
0.111 |
Nota: I numeri riportati nella
tabella sono coefficienti di variazione (rapporti tra scarto
quadratico medio e media dei valori regionali dei livelli di spesa
unitaria dei vari enti, ponderati per il numero degli studenti del
livello di istruzione pertinente nelle diverse Regioni).
Spesa e competenze
Fin qui ci sarebbe poco da
preoccuparsi se non sorgesse il sospetto che il livello di spesa
possa essere correlato con i risultati scolastici. Dal momento che
i test internazionali sulle competenze degli studenti svolti in
Italia (Pirls, Pisa) presentano uno svantaggio sistematico
per quelli delle Regioni centro-meridionali, che sono anche le
situazioni in cui in media si spendono minori risorse complessive
per la formazione, varrebbe quindi la pena di approfondire se, e
in quale misura, esista una relazione causale tra spesa e
risultato. A titolo esplorativo abbiamo messo in relazione i
risultati dell’indagine Pisa con le diverse tipologie di spesa con
cui sono stati riaggregati i dati (vedi tabella 5). Da essa si
nota come le spese per funzionamento didattico siano fortemente
associate alle competenze raggiunte dagli studenti.
Tabella 5 – Correlazione tra
competenze e voci di spesa – Italia 2003
|
competenze matematiche |
competenze linguistiche |
problem solving |
conoscenze scientifiche |
Funz.to istituzionale |
0.312 |
0.167 |
0.249 |
0.291 |
Personale docente |
0.663 |
0.715 |
0.679 |
0.656 |
Personale non docente |
-0.493 |
-0.576 |
-0.498 |
-0.513 |
Funz.to didattico |
0.797 |
0.857 |
0.809 |
0.835 |
Gestione beni mobili |
-0.196 |
-0.022 |
-0.124 |
-0.131 |
Gestione beni immobili |
-0.652 |
-0.554 |
-0.598 |
-0.662 |
Investimento beni mobili |
0.383 |
0.290 |
0.346 |
0.310 |
Investimento beni immobili |
0.552 |
0.558 |
0.524 |
0.555 |
Diritto allo studio |
0.559 |
0.521 |
0.562 |
0.525 |
Spesa famiglie |
0.748 |
0.636 |
0.682 |
0.750 |
Spesa totale |
0.801 |
0.785 |
0.788 |
0.794 |
Si tratta ovviamente di una analisi
descrittiva, che richiederebbe ricerche più approfondite, che
tengano conto della molteplicità dei fattori che
contribuiscono a determinare le competenze possedute dagli
studenti. Se tuttavia si confermasse una associazione tra
competenze e risorse, occorrerebbe allora domandarsi se i
meccanismi di finanziamento pubblico dell’istruzione, basati sul
crescente decentramento, non possano provocare effetti
indesiderati.
* Hanno fatto parte del gruppo di
ricerca del Mipa, sotto la direzione di Alberto Zuliani: Daniele
Checchi (responsabile per il coordinamento scientifico),
Margherita Burgarella (responsabile per il coordinamento tecnico),
Pierluigi Bongiovanni (analista della spesa statale), Alessandro
Pace (analista della spesa regionale), Pierpaolo Ferrante
(analista della spesa locale), Luciano Cecconi (INValSI), Costanza
Bettoni ed Emanuela Giusy Gaeta (esperti esterni).
(1) Pag. 7 di Oecd-Pisa 2005, Il
livello di competenza dei quindicenni italiani in matematica,
lettura, scienze e problem solving - Prima sintesi dei risultati
di Pisa 2003, reperibile nel sito
www.invalsi.it
(2) Invalsi è l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema
educativo di istruzione e di formazione, ente pubblico di ricerca
vigilato dal ministero dell'Istruzione, dell'università e della
ricerca. Il Mipa è il Consorzio per lo sviluppo delle metodologie
e delle innovazioni nelle pubbliche amministrazioni. Il testo
finale della ricerca Invalsi–Mipa 2005, Aspis III – Linee di
ricerca sull’analisi della spesa per l’istruzione – rapporto
finale, può essere scaricato dal sito dell’Invalsi. |