La Moratti passa e il morattismo resta . di Cosimo De Nitto da Fuoriregistro del 16/6/2006
La Moratti non è stata un'escrescenza dannosa e
fastidiosa, un incidente della storia che niente aveva a che fare con
la nostra scuola che l'ha dovuta sopportare. La Moratti ha
interpretato un insieme di elementi (stili di pensiero e di
comportamento, ideologie, appetiti, orientamenti ecc.) che erano e
sono presenti nella mente, ma più ancora nel ventre, di tanti docenti
e capi di istituto che operano nella nostra scuola. Il peggio del peggio di ciò che va sotto il nome di aziendalismo. Nel mercato vince chi compete. Nella scuola vince chi compete. Nella conoscenza e nell'apprendimento vince chi compete, questo è il principio. Vince la scuola che si fa il più bello e grande manifesto, più propaganda sui quotidiani, radio e tv locali. Il dirigente non deve occuparsi dei contenuti e dell'efficacia didattica, ma procurasi soldi, accaparrandosi progetti, fare anticamera dai politici, enti, aziende, banche. Andare a caccia di sponsor! Non che tutto ciò non ci fosse già o che non ci sarà ancora dopo la Moratti. Questo è il morattismo che sopravvive alla Moratti e non sarà facile sconfiggerlo nella cultura, perché tutte le vestali del Moratti-pensiero (anche del livello di Bertagna e soci, ma penso a quei dirigenti di alto livello che spesso sono dietro ad importanti documenti ministeriali pur non comparendo mai in prima persona e pubblicamente) hanno già mitigato il loro morattismo ruspante e forse sono già pronte a sposare il Fioroni-pensiero. Citeranno e reciteranno a memoria il nuovo credo pedagogico e solleciteranno i docenti ad aggiornarsi. Cambieranno le parole della pedagogia di Stato, ma loro resteranno imperterriti lì, buoni per tutte le stagioni. In fondo, imperterriti, spesso dicono ai docenti, ciò che prima chiamavate così ora dovete chiamarlo colà. Ciò che prima chiamavate, ad esempio, UD, ora dovete chiamarla UDA. Quegli ispettori, quei dirigenti quegli aggiornatori di Stato che hanno girato l'Italia in lungo e largo (dignitosamente retribuiti) per portare tutor, portfoli, laboratori, personalizzazione, OF, UDA (o UA), IUA, PSP, LEP, OSA, PECUP, IN, VI, VE, LARSA e Dio solo sa quanti altri acronimi ancora, con grande gioia dei docenti che già hanno difficoltà a digerire le "parole" del moratti-bertagna pensiero, non parliamo poi degli orribili acronimi.
Cosa fare, ci si chiederà, per salvare la scuola
italiana dal morattismo oltre la Moratti? Non ci sono risposte
organiche che si avvalgano di architetture di sistemi da disegnare con
altre riforme di riforma. Non farebbe male alla scuola, io credo, se
si tornasse ad occuparsi di didattica, di saperi vecchi e nuovi, di
ricerca e sperimentazioni serie, di aggiornamento sui contenuti
dell'insegnamento-apprendimento. E si lasciassero da parte progetti e
progettini che spesso non servono agli allievi, ma agli insegnanti per
procacciarsi, per questa via, quel po' di retribuzione accessoria che
non viene concessa per via contrattuale come aumento degli stipendi.
Spero che la Storia (il tempo è galantuomo) presto si dimentichi di loro. Se noi le daremo una mano.
OF = Obiettivi Formativi
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