Maturità/1. Si cambia.

da TuttoscuolaNews, N. 251, 26 giugno 2006

 

Con ogni probabilità la "maturità" (come tutti insistono a chiamarla) del 2006 sarà l'ultima della serie, inaugurata da Letizia Moratti nel 2002, che ha visto gli insegnanti delle ultime classi delle scuole statali e paritarie costituirsi in commissari d'esame di fronte ai loro stessi allievi.

Dopo cinque edizioni di questo modello di esami (o meglio di commissioni esaminatrici), non si trova praticamente più nessuno che ne difenda l'idea ispiratrice - a suo tempo suggerita da Giuseppe Bertagna, superconsulente della Moratti - che soltanto gli insegnanti che hanno seguito gli allievi in classe sono in grado di valutarli correttamente. Nella più benevola delle ipotesi, chi sostiene ancora questo modello d'esame ne riconosce la sostanziale inutilità, e caso mai propende per l'abolizione del valore legale del titolo di studio.

E neppure in viale Trastevere, tra gli addetti ai lavori, si trovano difensori della maturità "Moratti style".

Il colpo di grazia alla credibilità dell'esame è stato dato dalla crescita esponenziale, documentata da "Tuttoscuola", dei candidati privatisti che a partire dal 2002 si sono presentati agli esami chiedendo di sostenerli nelle scuole paritarie, e dall'altrettanto crescente numero di "ottisti" (candidati che saltano l'ultimo anno per merito, avendo conseguito la votazione di otto decimi in tutte le discipline del penultimo anno) registratosi nelle stesse scuole. Come in economia, anche qui la cattiva moneta scaccia quella buona. E le conseguenze, sia in economia che in educazione, sono le stesse: negative.